Ddl Salva – Sallusti. Il Senato dimezza la sanzione in caso di diffamazione

ROMA – Mentre i giornalisti hanno continuato a presidiare stabilmente nei pressi di Palazzo Madama, oggi pomeriggio il Senato della Repubblica ha ripreso l’esame del disegno di legge (DDL n. 3491) avviato il 24 di ottobre, discutendo delle modifiche alla legge 8 febbraio 1948 n. 47 (legge sulla stampa) e al codice penale in materia di diffamazione. Discussione nata per evitare il carcere al direttore de “Il Giornale”, Alessandro Sallusti, condannato a 14 mesi di reclusione per diffamazione a mezzo stampa.

La settimana scorsa la seduta si era chiusa bruscamente a causa di una serie di voti e di prese di posizione che di fatto avevano inficiato l’accordo tra Pd e Pdl sulla materia in esame, tanto da portare il capogruppo del Pdl, Maurizio Gasparri, d’accordo con la presidente Pd Anna Finocchiaro a dare uno ‘stop’ alla discussione, rinviando tutto ad oggi.
Nel corso della seduta odierna l’aula del Senato non ha approvato il rinvio in commissione Giustizia del ddl sulla riforma del reato di diffamazione, così come richiesto dalla senatrice del Pd Finocchiaro, contraria ad una legge messa in piedi in fretta in furia solo per salvare Sallusti dal carcere. A votare contro il ritorno in commissione sono stati il Pdl e la Lega. La votazione è perciò andata avanti sui singoli emendamenti.
Con 177 voti a favore, 46 contrari e 7 astenuti è passata la modifica che, in caso di diffamazione, dimezza nel massimo la multa, passando così da una sanzione con una forbice che va da 5mila a 100mila euro a una pena pecuniaria che va da 5mila a 50mila euro. Esattamente il “nodo” sul quale la settimana scorsa si era arenato l’esame del provvedimento.
Approvati anche gli emendamenti Udc-Idv che sopprimono il raddoppio della pena in caso di recidiva nel giro di due anni ed anche l’emendamento che prevede la rettifica per le testate on line  “non oltre 4 giorni” dalla richiesta e con le stesse caratteristiche grafiche e la stessa visibilità della notizia, “nonché con gli accorgimenti tecnici idonei al collegamento con l’articolo oggetto della rettifica”.
Bocciato, invece, con 161 “no”, un emendamento dell’Api, a firma Franco Bruno, che chiedeva di introdurre, oltre alle multe per i giornalisti in caso di diffamazione a mezzo stampa, anche la destinazione ai lavori di pubblica utilità.

Respinto, anche, un emendamento del Pd, a firma Vincenzo Vita, che chiedeva di sopprimere il comma che prevede la sanzione accessoria dell’interdizione dalla professione. L’interdizione quindi resta.
Scompare, invece, la fattispecie della “macchina del fango”, ovvero l’aggravante della diffamazione organizzata. L’assemblea del Senato ha infatti approvato un emendamento (a firma del Pd, Luigi Zanda) che sopprime il raddoppio delle pene in caso di concorso tra giornalista, direttore (o vicedirettore) ed editore o proprietario della testata, e in ogni caso ad almeno tre di loro, nella confezione di un articolo riconosciuto come diffamatorio. La norma emendata aveva come obiettivo la dissuasione dal dossieraggio.
Via libera alla diminuzione fino ai due terzi della pena prevista a carico del giornalista per il reato di diffamazione a mezzo stampa in caso di pubblicazione della rettifica. L’assemblea del Senato ha approvato l’emendamento in tal senso presentato dal senatore Pdl, Alberto Balboni. La riduzione della pena e’ riferita esclusivamente all’autore dell’articolo ritenuto diffamatorio e alla pubblicazione della rettifica nei termini e con le modalità previste dalla legge.
La seduta in Senato si è conclusa solo dopo le 20.00 con una nota polemica da parte del presidente di turno Vannino Chiti in merito alla discussione sui singoli emendamenti portata avanti dall’aula: ‘”Chiedo ai gruppi parlamentari una riflessione, e cioè se si possa continuare così, lavorando in assemblea come se si fosse in commissione”. La seduta riprenderà domani alle 9,30.
  

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