Marchionne perde colpi. Un comunicato contro gli operai. Una bozza non corretta

ROMA – Marchionne perde colpi. Ha fatto arrivare alle agenzie ndi stampa un comunicato in cui sparava ad alzo zero contro gli operai che ingrati, osavano fare causa alla Fiat.

Poi ci ha ripensato ed ha fatto circolare, dopo appena quindici minuti un nuovo comunicato  che smentisce il primo.L’ad del Lingotto sprofonda nel ridicolo affermando che il primo comunicato era solo “ una bozza partita per sbaglio dai nostri computer”  In questo secondo comunicato scomparivano le accuse contro i lavoratori. Quasi che la tecnologia scriva da sola le bozze e poii le faccia partire. Un’altra giornata nera per il grande manager che non sbaglia mai e che ora vuole rilanciare la Maserati, dopo aver fatto fuori la Lancia, con un Suv, che dovrebbe fargli vincere la concorrenza nel settore “ lusso” con le grandi marche tedesche e francesi.

Ha atteso tutta la mattina per dare una risposta alle critiche che da ogni parte gli sono piovute addosso. Sperava che perlomeno da Cisl e Uil venisse un sostegno alla decisione di licenziare 19 operai per assumerne 19, iscritti alla Fiom, così come gli ha ordinato la Corte d ‘Appello di Roma. Ma anche se i sindacati di cate non se la sono sentita di accettare i licenziamenti e chiedono all’ad del Lingotto di fare marcia indietro. Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, dopo una prima reazione a caldo in cui aveva accusato la Fiom di praticare una politica del “ massacro” ora chiede l’intervento del Presidente della Repubblica e sostiene che il sindacato deve ritrovare “ armonia”.

 Il vescovo di Nola:l’uomo non è  merce, non è un sacco di patate

Durissima la presa di posizione del vescovi di Nola, Monsignor Beniamino De Palma che definisce una “ assurdità”  il provvedimento annunciato da Fiat. “ L’uomo- afferma a radio vaticana- non è una merce che si può cambiare a proprio piacimento, L’uomo ogni uomo, ha dei diritti inalienabili, Non sono sacchi di patate: chi entra e chi esce! Tutti, assolutamente tutti, devono avere il diritto al lavoro, senza pericolose distinzioni”. Ieri , anche se con un linguaggio sibillino, i ministri Passere e  ancor più Fornero avevano fatto sapere che Marchionne si doveva fermare, che i licenziamenti dovevano essere sospesi. E Il silenzio di Monti era eloquente, anche perché cominciava circolare la voce di un possibile “ lodo” da parte del premier. Insomma Marchionne che si aspettava un sacco di consensi per la sua scelta, ha avuto il plauso  solo da parte dell’ ex ministro, berlusconiano di ferro, Brunetta che critica i giudici che hanno emesso la sentenza di condanna della Fiat e del sindaco di Pomigliano, un fedelissimo del cavaliere. Dicono negli ambienti torinesi, bene informati, che si sia molto stizzito e nasce così il comunicato. Non potendosela prendere né con i ministri, né con Monti, ne con i sindacati che gli avevano tenuto bordone, attaccava gli operai e , di nuovo, si vantava per gli investimenti messi in atto, quasi che il piano “ Fabbrica Italia” non fosse mai esistito , un imbroglio nei confronti dei lavoratori, che vedono solo cassa integrazione, non hanno speranze per il futuro. I nuovi piani, illustrati da Marchionne sono solo fumo cui credono, o meglio fanno finta di credere Bonanni e Angeletti per mascherare il loro fallimento.  Il tono e le parole contenute nel comunicato erano tipici del linguaggio di Marchionne, si potrebbe dire che questa parte era scritta proprio di suo pugno.  “ Stupisce e induce qualche dubbio- si afferma- che questi storici oppositori pretendono oggi il passaggio in Fip ( la sigla della fabbrica di Pomigliano ndr) utilizzando una sentenza che non tiene nella minima considerazione le conseguenze della iniziativa industriale per la quale sono stati investiti 800 milioni di euro e che oggi sta dando lavoro, ( dove? Ndr) complessivamente a  circa 3.000 persone”

L’Ad del Lingotto  non tollera la libertà di pensiero

 Ancora, il comunicato parla di “ dure prese di posizione e pesanti dichiarazioni con le quali i 19 ricorrenti hanno manifestato fin dall’inizio il loro giudizio negativo sull’operazione Panda” Addirittura il manager dal girocollo  mette in discussione la libertà di opinione, di pensiero. Tutti ai suoi piedi, in ginocchio possibilmente. Poi arriva il dietro front e la parte relativa agli attacchi contro i lavoratori scompare. Chi è intervenuto a calmare i bollenti spiriti di Marchionne? Ovviamente in sede aziendale bocche cucite. Come sempre avviene in questi casi si dà la colpa della prima stesura a qualche dirigente di secondo piano, forse al responsabile della comunicazione. Resta in piedi del  comunicato la parte relativa alla procedura  che durerà perlomeno 45 giorni. “ Non vi è alcuna urgenza”, afferma il comunicato. In realtà si attende il lodo Monti, se ci sarà. Marchionne spera che in cambio del rientro in fabbrica la Fiom firmi l’accordo.  Sarebbe grave se Monti  si orestasse ad una scambio che metterebbe ancor più a rischio, di quanto non lo sia già, il diritto dei lavoratori di iscriversi al sindacato che vogliono e al sindacato di esercitare la sua funzione a tutela delle libertà sindacali.

Condividi sui social

Articoli correlati