Obama. Per l’America il meglio deve ancora venire e stacca Romney di due milioni

ROMA – “Per l’America il meglio deve ancora venire e grazie a voi la storia va avanti”. E’ un Obama commosso, accompagnato da Michelle e dalle figlie Sacha e Malia, abiti colorati, dal rosso cupo al verde al blu. 

Una festa di colori quella che si svolge  al Mc Cormick Palace di Chicago, colori degli abiti e colori della pelle. Ci sono tutti  neri, bianchi, gialli, abbronzati, una grande folla che ha atteso per ore prima della grande gioia e della grande festa. Così a New York, a Washington davanti alla Casa Bianca, in tante altre città. Obama ha vinto, si assicura   dovrebbe assicurarsi 332 grandi elettori mentre  Mitt Romney si ferma a  206. Il  presidente  stacca il  suo avversario di ben due milioni toccando  quasi  58 milioni di voti.  Obama vince in Pensylvania, Ohio, Wisconsin, Nevada, Colorado, Connecticut, New York, Vermont, New Jersey ,Rhode Island, Haway, Connecticut, Delaware, Maryland, il  District di Columbia, la capitale e la California, con la sua  dote di grandi elettori.

Il voto dei lavoratori e della classe media

Su Obama sono confluiti i voti dei lavoratori, della classe media, degli operai dell’azienda dell’auto salvata dall’intervento  pubblico. Aveva detto il leader del sindacato dei metalmeccanici invitando al voto per il presidente che “Obama si è schierato con i lavoratori quando ne avevamo bisogno”. Ancora  da terminare lo scrutinio in Florida dove gli scrutatori sono andati a dormire con i due candidati in parità. Mezz’ora prima  dell’intervento di Obama, a Boston, dal suo quartier generale aveva parlato Romney. Prima di riconoscere la sconfitta ha atteso i risultati dell’Ohio anche se ormai la vittoria di Obama era fuori discussione e tutti i media, di fatto, la rendevano ufficiale. Lo sconfitto si presenta ai suoi sostenitori. Lo accompagnano la mogli, i figli. Il ritardo veniva motivato col fatto che  doveva scrivere il discorso perché aveva preparato solo un testo  per la vittoria. Ma ha parlato solo cinque minuti. Ha ringraziato i suoi elettori, la sua famiglia, il candidato vicepresidente, lo staff che ha coordinato la campagne elettorale. Rivolto a Obama ha detto che è “tempo di sfide che attendono l’America, spero che le vinca”.

Lo  sconfitto: “ Lavoriamo insieme repubblicani e democratici”

“Questi sono tempi molto difficili per la nostra grande nazione. Repubblicani e democratici  lavorino insieme”. Poi un chiaro messaggio rivolto ad Obama. “La gente ha il diritto di chiedere”, dice e lascia intendere che il presidente non ha avrà vita facile, con il Congresso che vede i suoi avversari in maggioranza mentre al Senato resta ai democratici. Obama risponde subito, invita la grande folla ad un applauso nei confronti di Romney che ha combattuto una battaglia una battaglia a viso aperto, “fieramente, molto fieramente”. Ricorda lo “stile americano” ed è in nome di questo stile, forse sarebbe utile anche per l’Italia, che risponde allo sconfitto: “Io e Romney abbiamo a cuore l’America. Mi auguro che possiamo lavorare insieme. Cercherò di  incontrarlo nelle prossime settimane”.  Ha parlato poco meno di mezzora, ha usato  pochissimo la parola “io”, quasi sempre ha detto  “voi”, rivolgendosi agli elettori,  ai cittadini. Il valore della politica, la democrazia, la partecipazione,  sono richiami costanti nel discorso di Obama. Avete lavorato bene, vi  siete impegnati a fondo  ma – ha detto – con il voto la vostra partecipazione non finisce, dovete dirci cosa dobbiamo fare per voi, per il Paese.

Il vincitore: “Problemi, confronto, passione, il nocciolo della libertà”

Problemi e confronto alimentano le passioni, sono il nocciolo della libertà”.  E si leva un sassolino dalla scarpe quando afferma che si può vincere anche contro i poteri forti. Poi indica i problemi da affrontare, le speranze cui dare corpo, il diritto dei cittadini a partire “dall’accesso alla migliore scuola ai migliori insegnanti per i nostri figli, alla promozione dell’occupazione, all’uguaglianza,al la necessità di sfoltire il debito, di difendere l’ambiente  danneggiato, di dare una difesa che garantisca la sicurezza del Paese”.  “ E sempre in tema di uguaglianza, un tasto su cui batte molto, sottolinea che “il mobiliere della Carolina, il diplomatico, il presidente devono avere pari opportunità”. Parla di “dignità di tutte le perso ne“  di una America “generosa e tollerante, aperta ai sogni dei figli degli emigrati”.  E ripete spesso le parole libertà e tolleranza. Ancora si rivolge ai cittadini, agli elettori e li ringrazia perché dice: “Noi siamo gli Stati Uniti d’America grazie a voi ora torno alla Casa bianca più forte e ispirato di prima”.  Volano una cascata di coriandoli, il grande palco si illumina, arriva anche Joe Biden, il vicepresidente “ più bravo di sempre”.  

“Michelle non ti ho mai amato così  tanto. L’America ti ama”

Queste elezioni resteranno nella storia degli Stati Uniti non solo per il successo di un presidente come Obama ma anche per alcuni referendum  destinati a segnare vita e costumi di questo paese. Sono stati approvati due referendum,  che riguardano la  legalizzazione dell’uso della marijuana approvati in Colorado e nello stato di Washington, le nozze gay nel Maine e nel Maryland. La California invece ha respinto quello sulla abolizione della pena di morta, dividendosi a metà. Una notizia. Torna nel parlamento americano un Kennedy. Joe III, nipote di  Robert.  E mentre ancora non si conoscono i risultati  già si parla di chi potrebbe essere il prossimo candidato a presidente degli Usa. Ai commentatori americano più attenti non sfugge un passo del discorso di Obama: “ Non sarei l’uomo che sono oggi senza la donna che 20 anni fa ha deciso di sposarmi. “Michelle non ti ho mai amato così tanto. L’America ti ama”.

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