Produttività. La Cgil non firma. Ci sono problemi ancora aperti

ROMA – La trattativa sulla produttività, voluta dal governo che aveva addirittura tentato di imporre una data a ridosso di una delle tante riunioni dell’unione europea cui portare  un risultato che, nella realtà delle cose penalizza la contrattazione nazionale rispetto a quella aziendale, vede una nuova rottura fra i sindacati.

La Cgil infatti esprime una valutazione critica sul documento presentate dalle associazioni delle imprese  cui ha inviato una lettera  spiegando i motivi del dissenso. La Cisl e l’Ugl hanno annunciato la firma del testo mentre la Uil ha annunciato una riunione della segreteria per lunedì nella quale verrà presa una decisione. Nella lettera inviata  dalla Cgil, anche a Cisl e Uil, vengono “ formalizzati” i problemi ancora aperti, non “risolti” dalle risposte che sono state date dalle imprese. La Cgil non parla di rottura, anzi punta a scongiurarla, ma dipende , a questo punto dalle imprese, dal modo in cui intendono cofrontarsi senza pregiudizi.  “Dopo il 2009, che introdusse una rottura nel momento in cui la crisi iniziava a dispiegare i suoi effetti- afferma la Cgil- ci parrebbe grave che una nuova rottura si producesse mentre ci apprestiamo ad affrontare un 2013 ancor più pesante nei suoi effetti sul lavoro e sulle imprese, di quanto già visto nei quattro anni di crisi alle nostre spalle.Per questo vi riproponiamo le nostre valutazioni e le nostre proposte, nell’ esercizio di responsabilità che la stagione richiede e che la CGIL ha sempre praticato.”, Non pare al momento che da parte delle  associazioni delle imprese, Confindustria, Associazione bancari italiani, Rete Imprese Italia,Alleanza delle Cooperative.

Camusso: Un confronto nato male  non tiene conto delle relazioni sindacali
La lettera firmata da Susanna Camusso parla di un “ confronto che è nato male, non tiene conto delle relazioni sindacali e di svolgimento della stagione contrattuale, proposto dal Governo che continua per contro a non attivare politiche per la crescita.” Questo è il vero nodo. Parlare di produttività in una situazione in cui aumenta la disoccupazione, esplode la cassa integrazione e il governo taglia i fondi per gli ammortizzatori sociali tanto da rischiare di mandare in tilt il sistema e non  prevede alcun provvedimento per lo sviluppo, diventa davvero impresa difficile. La Cgil, malgrado ciò ci ha provato. Nelle lettera si fa presente che “ il sistema di relazioni attuale è ancora caratterizzato da un modello contrattuale agito sulla base di accordi separati e dalla faticosa ricomposizione di una parte dei tavoli contrattuali di categoria.
Per questo l’accordo interconfederale del 28 giugno 2011 con Confindustria ha rappresentato e rappresenta una positiva evoluzione del quadro; un accordo che pone al centro la democrazia e la rappresentanza, la contrattazione di secondo livello e la sua esigibilità.Non casualmente quell’accordo ripropone il tema della strutturalità degli interventi fiscali a sostegno dei premi di produttività.” La Cgil sottolinea che fin dall’inizio del confronto “abbiamo proposto il tema della democrazia e rappresentanza, come necessità per un ordinato sistema di relazioni, ancor più indispensabile nella difficile e prolungata situazione di crisi.

Grave l’esclusione della  Fiom dalla trattativa per il contratto
Un avanzamento, quindi, dell’accordo del 28 giugno, senza rinvii, almeno sui criteri della convenzione per la certificazione degli iscritti nonché del voto dei rappresentanti in forma proporzionale delle RSU, recuperando così l’anno già trascorso dalla sottoscrizione dell’accordo. Tutto ciò permetterebbe la riparazione di un vulnus all’accordo stesso, determinato dall’esistenza di un tavolo contrattuale,quello di Federmeccanica- dove non partecipa la nostra organizzazione di categoria. Ciò sarebbe facilmente affrontabile con la convocazione della FIOM CGIL ai prossimi incontri programmati. “ Per quanto riguarda la politica salariale più orientata alla produttività, la Cgil sottolinea che “deve trovare una sua composizione con la tutela del potere di acquisto, funzione essenziale del contratto nazionale di lavoro che trova espressione nei minimi contrattuali. Tema ancor più rilevante in presenza della crisi, della diminuzione dei consumi e di un’assenza di politica dei redditi.”

Per le risorse nessun riscontro nella discussione parlamentare

Si sottolinea che per quanto riguarda le risorse, la loro quantità non si è trovato “riscontro  nella discussione parlamentare in atto. Questo continua a rendere sconcertante, oltre che a nostro avviso sbagliato, che si propongano nel testo ulteriori forme di defiscalizzazione degli istituti quali quelli della bilateralità, senza neanche l’attenzione ad individuare l’unico istituto universale quale quello della previdenza complementare.” Analogo ragionamento vale per la “partecipazione” che vede le parti sociali escluse dal confronto sulla delega del Governo. In una stagione di ristrettezze di risorse, l’individuazione delle priorità dovrebbe essere attenzione di tutti.” Grande preoccupazione viene espressa “ non sull’idea che la contrattazione si riappropri di materie oggi soggette alla legislazione, ma che si indirizzi tutto ciò a determinare condizioni differenti e a nostro avviso peggiorative, per ovviare a guasti legislativi (demansionamento) o a riduzione di diritti (controllo a distanza). Si tratta di temi, conclude la lettera “ non marginali o non lessicali, ma di sostanza delle relazioni sindacali.

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