Inps. Oltre 7 milioni di pensionati sotto ai mille euro al mese

ROMA – Diminuisce ancora il numero delle nuove pensioni, aumenta in maniera infinitesimale il numero complessivo dei trattamenti erogati e arriva un nuovo mega avanzo nonostante i morsi della crisi che continua a far calare il numero dei contribuenti.

L’Ente  previdenziale per eccellenza ha presentato oggi al Cnel il suo bilancio sociale relativo al 2011, prima  che si facciano sentire gli effetti della  “ riforoma” Fornero e della fusione fredda con l’Inpdap, un bilancio feroce ed impietoso da cui si apprende , ora anche ufficialmente,che le pensioni sono troppo basse e che i pensionati sono in estrema difficoltà dopo una vita di lavoro e di contributi. A fronte di dati che segnalano una situazione intollerabile per milioni di anziani il minisitro Fornero, autore di una “riforma” di cui, i dati stessi lo dimostrano, non c’era bisogno tace, o meglio parla solo di un ruolo educativo dell’Inps. Dura la critica di Vera Lamonica segretario confederale della Cgil che non tiene per niente  conto della “ sostenibilità sociale del sistema”.

Oltre 7 milioni di pensionati sono sotto ai mille euro al mese

I titolari di almeno un trattamento pensionistico a carico dell’Inps nel corso del 2011 sono 13.941.802. Di questi quasi 14 milioni la maggioranza sono donne, il 54%. Il reddito pensionistico medio lordo,  è di 1.131 euro mensili. Va peggio per le donne che incassano mediamente 930 euro mensili a fronte dei 1.366 euro degli uomini.
Semplicemente impressionante la distribuzione per fasce di reddito, con il 52% dei pensionati Inps, pari a 7,2 milioni di individui, che presenta redditi pensionistici inferiori a 1.000 euro mensili ed il 24%, circa 3,3 milioni, che si colloca nella fascia tra 1.000 e 1.500 euro mensili.
Il 12,7% riscuote poi pensioni comprese tra 1.500 e 2.000 euro mensili e il restante 11,2% gode di un reddito pensionistico mensile superiore a 2.000 euro.

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Per quanto riguarda l’età oltre il 75% dei titolari di pensione ha 65 anni e oltre ed oltre il 25% del totale è ultra80enne. All’altro capo del filo c’è il 22% circa che ha un’età compresa tra i 40 e i 64 anni. Per quanto riguarda infine la distribuzione geografica quasi la metà dei titolari, 6,91 milioni di persone è residente nelle regioni settentrionali, mentre nel Sud e al Centro risiedono, rispettivamente, il 31%  dei pensionati, circa 4,29 milioni, ed il 19%, circa 2,73 milioni.
La latitudine di residenza influenza anche il trattamento medio che va dai 920 euro mensili dei pensionati meridionali ai 1.238 euro mensili al Nord.

Rallenta ancora l’accesso a pensione. Sempre in attivo  l’Istituto

Pur essendo in salita la spesa pensionistica complessiva che dai 191,2 miliardi di euro del 2010 arriva a quota 194,4 miliardi, pari ad un incremento di +1,7%, nel 2011 con un aumento di circa 3,2 miliardi rallenta la dinamica di accesso a pensione.
Sono infatti crollate del 14,5% le pensioni liquidate nel 2011, 964.487 trattamenti contro 1,127.501 che si era registrato nel 2010, il decremento è stato del 12,8% nell`ambito previdenziale e del 16,5% in quello assistenziale. Notevolissimo il -24,5% delle prestazioni di invalidità civile. 
Le pensioni previdenziali liquidate nel 2011, come detto in calo del 12,8% rispetto all’anno precedente, ed hanno fatto registrare quota 540.334, quasi 80 mila trattamenti in meno rispetto a quelli liquidati nel 2010. L’età media è di 63,6 anni per la pensione di vecchiaia e di 58,8 anni per quella di anzianità con importi medi che oscillano dai 598 euro mensili per le pensioni di vecchiaia ai 1.767 euro per quelle di anzianità.
Ancora in avanzo monstre la gestione finanziaria di competenza dell’Inps che si è chiusa con un saldo positivo di 1,297 miliardi di euro, saldo in riduzione di 367 milioni rispetto a quello avuto nel 2010. Per il 2012 è quindi facilmente prevedibile una ulteriore riduzione degli accessi a pensione che potrebbe addirittura portare ad una riduzione del numero complessivo di trattamenti, ed una dinamica ancora più ridotta dell’incremento dell’onere complessivo.

Altro che choosy, le italiane fanno le colf
Le italiane tornano, dopo anni nei quali i lavori domestici erano stati sempre più riservati agli immigrati, a fare le colf.
Secondo i dati Inps, nel 2008 le domestiche e badanti di nazionalità italiana erano 119.936, ma con la crisi il loro numero è cresciuto a fino a 134.037 nel 2009, 137.806 nel 2010 e 143.207 nel 2011. Un incremento di circa 23.000 unità, circa il 20%.

Giovani senza speranza.
Tra il 2009 e il 2011 i dipendenti privati in Italia sono diminuiti dello 0,6% scendendo da 12,5 milioni a 12,42 milioni, ma per i giovani è stato un crollo.
Per gli under 30 la perdita è dell’11,3%,  280.000 sono gli occupati in meno in questa fascia di età, passati da 2.468.000 a 2.188.000. Per i giovani fino a 19 anni in questi due anni il calo è stato senza alcun freno, meno 45,5%, da 110.713 a 60.292 unità.

Crolla il potere d’acquisto delle famiglie
Il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito tra il 2008 e il 2011 del 3,8%. Secondo l’Inps nel 2011 si è registrato un aumento del reddito lordo disponibile in termini monetari dell’1,9% da cui consegue una riduzione in termini reali dello 0,9%.
Rispetto al 2007 la perdita di potere d’acquisto delle famiglie è stata del 5,2%.

Lamonica ( Cgil) Ancora infelici battute del ministro Fornero

A preoccupare la Cgil soprattutto la centralità data alla sostenibilità finanziaria senza tener conto della sostenibilità sociale del sistema “Oltre la meta’ dei pensionati sotto i 1.000 euro al mese, crolla l’occupazione dei giovani, i redditi sono in calo e la Cig vola oltre il miliardo di ore. Ed e’ singolare che su tutto questo il ministro del Lavoro non abbia speso una parola, limitandosi a ribadire il suo concetto di sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale”
Sulla infelice battuta della Ministra in merito alla educazione da parte dell’Inps la dirigente sindacale è stata laconica “La principale funzione dell’Inps non deve essere quella di educare, tanto meno di fare propaganda alla bontà delle riforme. L’Inps e’ l’Ente che gestisce tutte le prestazioni di welfare del Paese e deve garantire oltre che efficienza anche efficacia dei servizi e delle prestazioni. Deve aprire, e non chiudere, le porte ai cittadini che sempre più riempiono le file ai patronati, che stanno svolgendo una meritoria e non riconosciuta azione di supplenza, e per fare questo tutto serve tranne nuovi tagli, che colpirebbero pesantemente anche l’attuale livello di servizi”

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