Ilva. E’ scontro sul decreto. Niente corteo, solo presidio a palazzo Chigi

Domani attesi i lavoratori a Roma per il vertice a Palazzo Chigi

ROMA – Continuano le proteste degli operai dell’Ilva. Dopo lo sciopero di ieri conclusosi alle 23,  la situazione  a Taranto  è abbastanza tranquilla, mentre a Genova centinaia di lavoratori, dopo aver trascorso la notte in fabbrica,  sono scesi di nuovo in piazza  dando vita ad un corteo che ha attraversato le strade del ponente cittadino, creando gravi disagi al traffico.

E’ la continua incertezza a spingere gli operai dell’Ilva in una strada senza uscita che esaspera le loro vite. Con la chiusura degli impianti a freddo disposta dal Tribunale del Riesame molti degli addetti saranno costretti alle ferie forzate  mentre sono regolarmente al lavoro quelli impiegati agli altiforni. Nel complesso su un totale di circa 1600 addetti alle manutenzioni e alle officine generali, sono in attività solo 7-800 persone.  
Intanto c’è attesa per il vertice di domani pomeriggio  a Palazzo Chigi. Per l’occasione i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil di Taranto saranno presenti a Roma. Sono attesi nella capitale almeno una quindicina  pullman. Da Piazza Venezia partirà un corteo che arriverà alla sede dell’incontro. All’iniziativa sono attesi anche i lavoratori dell’Ilva della Liguria che oggi stanno continuando a manifestare e a presidiare lo stabilimento di Genova.
 I metalmeccanici, che per adesso hanno bloccato l’ingresso alla piazza della stazione di Genova Cornigliano con le pale meccaniche, ieri hanno bloccato il casello autostradale di Genova Ovest per due ore e mandato in tilt il traffico nel ponente cittadino.

Un decreto a hoc riaccende lo scontro politico

Nel frattempo interviene sulla questione il ministro dell’Ambiente Corrado Clini che accende nuovamente lo scontro politico. Il ministro, infatti,  ribadisce l’impegno del Governo a cercare  una soluzione perchè siano attuati gli interventi previsti dall’Aia: «Stiamo studiando quale sia la forma giuridica – ha precisato – sarà comunque uno strumento efficace e operativo». E poi aggiunge: “La chiusura dell’Ilva di Taranto ha effetti sociali enormi: è da irresponsabili, in questo momento, lasciare senza reddito 20.000 famiglie, per la maggior parte nel sud d’Italia”.

Angelo Bonelli dei Verdi parla di un golpe: “Da quello che si legge dalle anticipazioni di stampa e se le indiscrezioni saranno confermate il decreto del governo rispetto alla vicenda Ilva sembra un vero e proprio golpe nei confronti della legislazione ambientale e a tutela della salute nel nostro ordinamento”.
“Con questo decreto – aggiunge Bonelli –  stanno provando a cancellare i  reati, a bypassare le leggi dello stato a difesa dell’ambiente e della salute e a modificare il Codice di procedura penale esautorando i custodi giudiziari nominati dall’Autorità giudiziaria, riuscendo nell’incredibile quanto grottesco capolavoro che il soggetto che dovrà controllare le emissioni del Polo siderurgico è l’azienda stessa”.

“Quello che però ci lascia di stucco è che nel decreto del governo non c’è nemmeno un rigo per affrontare l’emergenza sanitaria della città. Non c’è nemmeno un rigo sulle bonifiche da fare a Taranto – spiega Bonelli -. Non c’è nemmeno un rigo sul sequestro dei beni dell’Ilva e della famiglia Riva per garantire che il principio chi inquina paga venga rispettato garantendo che i soldi per le bonifiche ci siano davvero e senza sorprese; nemmeno un rigo sulla conversione industriale di Taranto”.

“Il governo si sta dimostrando insensibile rispetto all’emergenza sanitaria della città e al dramma di tanti cittadini – conclude Bonelli -. Per chi si ammala e muore, per i bambini che nascono già con i tumori o per la diossina nel latte materno che si trasforma in veleno non ci sono stati Consigli dei ministri straordinari o decreti. Ma non basta perché rispetto al primo decreto del governo, dove erano stati stanziati pochi spiccioli per Taranto, non è stato nominato nemmeno il commissario straordinario: questo la dice lunga su quale sia la percezione dell’emergenza”.

Fiom, Fim, Uilm: “Niente manifestazione, domani presidio. Confermato lo sciopero di 8 ore”

Intanto le Segreterie nazionali dei sindacati dei metalmeccanici Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil hanno diffuso oggi il seguente comunicato. “Nella mattinata di oggi si è abbattuta sullo stabilimento Ilva di Taranto una grossa tromba d’aria di forte intensità che ha avuto come conseguenza decine di feriti e un disperso, oltre a ingenti danni nello stabilimento stesso e sul territorio tarantino.” “Per questa ragione, Fim, Fiom, Uilm decidono per la giornata di domani, 29 novembre, di confermare lo sciopero di 8 ore in tutto il Gruppo e di annullare la manifestazione programmata a Roma, mantenendo un presidio sotto la Presidenza del Consiglio in concomitanza con l’incontro previsto per il pomeriggio.”

Gli operai dell’Usb scioperano per 48 ore. Non c’è sicurezza nell’impianto

Nel frattempo  l’USB Lavoro Privato Puglia ha proclamato lo sciopero di tutti i dipendenti dello Stabilimento ILVA di Taranto non interessati dal provvedimento aziendale di “messa in libertà” a partire dalle ore 7:00 di mercoledì 28 novembre fino alle ore 7:00 di venerdì 30 novembre.
Lo sciopero è indetto contro l’ILVA, che non sta rispettando le decisioni della magistratura e non intende finanziare il risanamento della fabbrica e del territorio; contro le decisioni dell’azienda che intende in questo modo intimidire i lavoratori; per un intervento immediato del Governo, che deve convocare tutti i sindacati compresa l’USB; per la nazionalizzazione dell’azienda senza alcun indennizzo, che permetterà il risanamento della fabbrica e del territorio. L’USB sottolinea che dopo il nubifragio di questa mattina gli impianti di Taranto non sono in sicurezza e che pertanto i lavoratori non devono comunque entrare nello stabilimento.

 

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