Annuario Istat. L’Italia al tracollo. Siamo tutti a rischio

L’Italia: un paese di indigenti, anziani, disoccupati, schiacciati dalla pressione fiscale. Un paese un po’ triste insomma e con tanti disagi sociali. Questa è più o meno la fotografia che emerge dall’Annuario che l’Istat redige prima della fine di ogni anno. I dati contenuti nel rapporto, apparentemente sono solo dei numeri freddi, delle percentuali, ma purtroppo interpretano fedelmente la realtà italiana.

Sono deprimenti, ma sono lo specchio di un paese dove la situazione economica appare pesantemente peggiorata, se non  addirittura completamente ‘deteriorata’  per la metà dei cittadini italiani. Un paese dove ci si sposa meno, ci si separa di più, si divorzia meno, si fanno un pò più figli, non si cambia più l’auto, ma si consuma anche meno cultura, fatta eccezione per il cinema. 

Ma ciò che si rileva e che balza immediatamente agli occhi è innanzi tutto un drastico aumento della disoccupazione giovanile e si sa, la rassegnazione a trovare un posto di lavoro comporta anche l’inevitabile rinucia all’iscrizione a scuole superiori ed università.  La disoccupazione è cresciuta vertiginosamente rispetto agli ultimi due anni, raggiungendo 2,6 milioni di persone e la platea dei giovani tra i 15 e 34 anni in cerca di occupazione si attesta a 1,4 milioni. Per quanto riguarda poi le donne, la situazione è addirittura peggiore, il tasso d’inattività è in continua crescita, soprattutto nel Mezzogiorno dove sei donne su dieci risultano escluse dal mercato del lavoro.

Cresce intanto anche il ricorso alla cassa integrazione nelle aziende. La crisi acuta del sistema produttivo ha fatto si, che ad un mese dalla fine del 2012, sia stato raggiunto oltre 1 miliardo di ore richieste da parte delle aziende (superando i valori dello scorso anno). 

E’ aumentata invece l’aspettativa di vita della popolazione italiana, questo sia per gli uomini che per le donne, con un guadagno rispettivamente di circa sette e nove anni in confronto a trent’anni prima. Ma a fronte dell’aumento dell’aspettativa di sopravvivenza,  il tasso di natalità, pur innalzandosi leggermente rispetto alle statistiche del passato, non cambia la prospettiva dell’Italia, che rimane pur  sempre uno dei paesi più vecchi al mondo. Al  1° gennaio 2011 si registrano 144,5 anziani ogni 100 giovani, a metà degli anni novanta erano 112.  E questo è un un trend destinato a crescere: secondo le previsioni, nel 2050 ci saranno 263 anziani ogni 100 giovani. Molti anziani dunque in Italia, ma purtroppo anche molto indigenti: 16,6 milioni di pensionati, di cui la maggior parte sono ultraottantenni e la metà percepisce un assegno al di sotto di mille euro. Siamo davvero alle soglie della povertà. Solo il 37,7% percepisce un assegno fra mille e duemila euro, mentre per il 14,5% dei pensionati il reddito pensionistico è superiore a duemila euro. Ma come ha commentato il Segretario generale dello Spi-Cgil Carla Cantone: “L’Italia continuerà ad essere il paese più longevo d’Europa solo se si interverrà in favore della condizione degli anziani e se si contrasterà con decisione il progressivo aumento della povertà”. “Anziani e pensionati – ha continuato la Cantone – stanno ormai nella fascia sociale a rischio e sono diventati a pieno titolo i nuovi poveri di questo paese perché nulla è stato fatto negli ultimi tre anni per sostenere il loro reddito, perché non si è investito sul welfare e perché si sono tolte risorse alla sanità e all’assistenza”. “Bisogna intervenire e bisogna farlo presto – ha concluso il Segretario generale dello Spi-Cgil – per porre rimedio a quella che è a tutti gli effetti una vera e propria emergenza sociale. E la soluzione non può di certo essere quella di costringere gli anziani a lavorare fino a 70 anni, perché sono tanti quelli che hanno svolto per una vita un’attività usurante e faticosa e perché così i giovani non troveranno mai un lavoro”.

Una situazione allarmante quella italiana dunque, che sottolinea  la necessità di costruire una politica finalmente più attenta e vicina ai bisogni reali, ai problemi concreti dei cittadini. Anche perché se la situazione risulta essere deprimente per la maggior parte dei pensionati c’è da sottolineare che per molte famiglie è addirittura devastante e del tutto insostenibile. In un solo anno è praticamente raddoppiata la quota di famiglie italiane che dichiarano di non potersi permettere un pasto adeguato (cioè con proteine della carne, del pesce o equivalente vegetariano) almeno ogni due giorni, se lo volessero. Questo è quanto emerge da una elaborazione della Coldiretti sulla base dei dati del Rapporto Istat sulla Coesione sociale. Gli italiani indigenti che hanno ricevuto pacchi alimentari o pasti gratuiti attraverso i canali no profit che distribuiscono le eccedenze alimentari hanno raggiunto quasi quota 3,7 milioni, il massimo dell’ultimo triennio.  Ovviamente nell’ottica di questa spirale negativa è impossibile pensare a una ripresa dei consumi. Infatti la spesa non da alcun segnale di ripresa e i consumi restano stazionari.

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