Istat. Crolla la fiducia e le retribuzioni perdono potere d’acquisto

ROMA – La fiducia dei consumatori fa registrare, a dicembre, un livello che non si era mai registrato da quando esiste questa rilevazione, a renderlo noto è l’Istat che rende noto inoltre come a novembre l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è aumentato molto meno dell’inflazione, con una perdita secca di potere d’acquisto per i lavoratori.

Dure le reazioni delle associazioni dei consumatori.

Fiducia dei consumatori mai così in basso.
L’indice che segnala il livello di fiducia dei consumatori in merito alla propria situazione personale, il dato è stato diffuso oggi dall’Istat, questo mese e’ sceso da 90,9 a 90,7 punti. Questo è il livello più basso da quando, nell’ormai lontano 1996, sono iniziate le rilevazioni di questo dato.
Un po’ meno nero è invece il dato relativo all’indice riferito al clima economico, che invece sale da 69,7 a 72,9 punti.
Dall’analisi complessiva dei dati Istat sembrerebbe emergere un atteggiamento comunque in via di rasserenamento sul futuro economico del Paese, non tanto derivante da un vero ottimismo sul futuro ma dalla sensazione di non poter andare peggio di così, con indici che restando negativi divengono unpò meno neri al riguardo anche delle attese di disoccupazione e sulla situazione economica delle famiglie.
In peggioramento i giudizi sulle opportunità attuali di risparmio, mentre le possibilità future registrano un miglioramento (da 143 a 136 e da -94 a -92 i rispettivi saldi).

Retribuzioni avanti molto adagio (in media)
L’Istat ha reso noto oggi come alla fine di novembre i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica corrispondono al 71,5% degli occupati dipendenti e al 68,0% del monte retributivo osservato. L’incremento dell’indice delle retribuzioni contrattuali orarie a novembre ha fatto registrare una variazione di appena lo 0,1% rispetto al mese precedente e dell’1,6% rispetto a novembre 2011. Nella media del periodo gennaio-novembre 2012 l’indice è cresciuto, nel confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente, dell’1,4%.

Retribuzioni. L’andamento ricorda i due polli di Trilussa
Scendendo nel dettaglio delle variazioni retributive si vede però come l’incremento medio sia attribuibile in via esclusiva ai lavoratori del settore privato. In particolare l’Inps, con riferimento ai principali macrosettori, segnala come a novembre le retribuzioni orarie contrattuali registrano un incremento tendenziale del 2,2% per i dipendenti del settore privato e una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione.
Per il settore privato la quota di lavoratori in attesa di rinnovo è pari 6,9%. L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è, in media, di 35,6 mesi per l’insieme degli occupati e di 38,0 mesi per quelli del settore privato.

Rinnovi contrattuali
Per il settore pubblico invece la musica è diversa ed è già stata tutta suonata dai Governi di centro destra. Come doverosamente ricorda l’Istat, infatti, riepilogando i Contratti Nazionali in vigore ed in attesa di rinnovo: “Per ciò che concerne i rinnovi dei contratti del pubblico impiego, si ricorda che la legge 122/2010 all’art. 9 comma 7 stabilisce il blocco delle procedure contrattuali e negoziali relative al triennio 2010-2012. “.. Sospendendo di fatto ogni possibilità di rappresentanza ai lavoratori.

Le reazioni dei consumatori
Durissime le reazioni dei consumatori che hanno diffuso, per il tramite della Federconsumatori, una nota infuocata.
In un contesto socioeconomico sempre più critico, con il potere di acquisto delle famiglie e l’andamento dei consumi che continuano a diminuire, non sorprende che la fiducia dei consumatori rilevata dall’Istat stia precipitando. Livelli ancora peggiori, poi, sono stati raggiunti dalla fiducia dei cittadini sulla situazione economica familiare e le possibilità di risparmio, che fa registrare il record negativo storico.”
L’Associazione ricorda come più volte abbia esortato “il Governo ad intervenire per spezzare questa spirale pericolosa che sta strozzando la nostra economia, proponendo di detassare le tredicesime e di avviare saldi anticipati. La mancata adozione di misure che avrebbero contribuito a risollevare i consumi ha portato al crollo degli acquisti per le festività natalizie, in calo del -12% rispetto al 2011. Le famiglie sono stremate da una pressione fiscale che non da’ tregua (soprattutto in seguito al pagamento dell’Imu) e da bollette sempre più salate: secondo le nostre rilevazioni, il costo complessivo delle bollette di acqua, energia elettrica, gas e rifiuti per il 2012 e’ di 2.390 euro a famiglia, con un incremento del +11% rispetto allo scorso anno.”
La nota si conclude poi con un fermo invito, per evitare che la situazione peggiori ulteriormente nel corso del 2013, ad “adottare provvedimenti efficaci per lo sviluppo e la crescita, cancellando prima di tutto qualsiasi ipotesi di aumento dell’Iva. Un nuovo incremento di questa tassa andrebbe ad abbattere ulteriormente i consumi e risulterebbe insostenibile per la nostra economia”.

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