Monti, i centristi appoggiano l’agenda. Lista unica al Senato

ROMA – E’ terminato il misterioso vertice tra il premier Mario Monti e i centristi per mettere a punto le strategie politiche per il prossimo 24 e 25 febbraio, giorni in cui gli italiani torneranno alle urne per eleggere il nuovo Parlamento.

Una trattativa avvenuta in un luogo tuttora segretissimo – anche se si vocifera sia avvenuto a casa di un noto prelato –  tra il professore della Bocconi, Pierferdinando Casini, il ministro Andrea Riccardi e Corrado passera,  Benedetto Della Vedova, che rappresenta la corrente finiana, Linda Lanzillotta depiutata del Gruppo Misto, Guido Rossi, Pietro Ichino e Mario Mauro, capo della delegazione del pdl al parlamento europeo, durante il quale  sono stati discussi lo schieramento alle prossime politiche. E’ com’era probabile i centristi presenteranno più liste alla Camera dei deputati, ovvero quella dell’Udc, una lista civica e forse altre ancora  e una lista unica per il Senato provvisoriamente denominata “Agenda Monti per l’Italia”, considerando lo sbarramento fissato all’8%.
Ed è proprio sulle liste che sorge qualche dubbio, anche perchè si intravede un massimo controllo da parte del premier e dei futuri candidati, considerando che sarà Enrico Bondi, il noto il liquidatore di Parmalat,  a verificare e valutare eventuali conflitti d’interessi.  

Monti, infatti, tiene a precisare che le liste che saranno presentate da forze politiche e movimenti, a partire dall’Udc esprimo consenso alle idee espresse nella agenda. Non si  tratta perciò di  liste personali che non condivide come ho più volte detto. Ma questa affermazione è smentita dal fatto che lui sarà il “controllore”  di tutte le liste che formeranno la coalizione. Addirittura ha affidato ad Enrico Bondi il ruolo di verificare le candidature non solo quelle della lista civica  che farà capo direttamente a lui, ma anche quelle degli alleati.  Quel Bondi noto come uno dei più bravi liquidatori di aziende in difficoltà cui lui stesso ha affidato la messa a punto della spending review. Un segno inequivocabile che il professore ha  scarsa fiducia nei suoi alleati. Neppure una parola sul modo in cui verranno formate le liste. Non si parla di partecipazione, di trasparenza. Sarà tutta una operazione verticistica nel segno della vecchia politica , altro che rinnovamento della politica che è alla base. A dire del premier dimissionario, della sua scelta di “salire” in politica,  resta il fatto stesso che si sia tenuta segreta la sede della riunione.  Secondo indiscrezioni la sede sarebbe stata l’abitazione di un monsignore. Non si è voluto che vi fosse possibilità di contatto con i giornalisti, che vi fossero dichiarazioni  dei partecipanti. 

Solo Monti però si è presentato alla conferenza stampa: “Ho riscontrato nella riunione di oggi un consenso ampio, convinto e credibile che mi induce a dare il mio incoraggiamento a queste forze in occasione delle imminenti elezioni politiche. L’iniziativa non è contro questo o contro quello ma per prolungare nel tempo, intensificare nel passo ed estendere negli obiettivi quella modalità di governo che ha consentito nell’ultimo anno di affrontare l’emergenza finanziaria. Non è finita l’emergenza: dopo quella finanziaria abbiamo davanti emergenza dell’occupazione, soprattutto giovanile”.
“Non abbiamo pensato di creare un partito, – aggiunge il premier – non ho mai pensato di creare un partito: esiste il mio desiderio di favorire il dibattito politico italiano facendo in modo che le forze politiche si schierino sulle idee e non che io mi schieri a favore o contro qualcuno. Oggi ho avuto una prima importante risposta di schieramento sulle idee”.

Inoltre Monti si dice pronto ad accettare e incoraggiare  questo sforzo congiunto di partiti e società civile  “nelle forme che saranno definite, accettando immagino di essere designato come capo della coalizione”.
E per finire Monti parla di un’ Italia che “deve avere un’evoluzione della politica”. In pratica, secondo il premier , “l’asse tradizionale destra e sinistra ha un valore storico e simbolico ma non mette in evidenza il vero asse che serve al paese, quello che punta all’Europa e alle riforme. L’asse di centro non è per inserirsi tra i due poli, i cui limiti sono stati evidenti in questi anni, è un modo per individuare chi è disposto a impegnarsi per le riforme vincendo le resistenze delle corporazioni per favorire un cambiamento del paese”.

Bersani, Monti non è ancora uscito allo scoperto
Con Mario Monti Pier Luigi Bersani ha «un rapporto amichevole, di stima, di rispetto reciproco»: il segretario democratico ha spiegato così al Tg5 l’atteggiamento del suo partito rispetto al nuovo centro che il premier sta
aggregando attorno a sé.

Tuttavia precisano fonti vicine a Bersani, ad oggi Monti non è uscito allo scoperto. «Non si è ancora capito che tipo di relazione vogliono avere con il Pd, sono divisii. Alcuni dicono sono favorevoli a una collaborazione in nome della ricostruzione, altri si pongono come alternativi, altri dicono ‘mai con il Pd’ come i montiani del Pdl. Questo frena un giudizio sui rapporti con il Pd». Di certo non è un eventuale segnale da Monti a condizionare Bersani. Il Pd va avanti nella sua battaglia elettorale e ora, di fatto, ha ufficialmente davanti due contendenti. E continua a essere certo che sia quella del cenrosinistra la proposta vincente, e non solo nel merito ma anche nel metodo. L’incognita ora è sul peso elettorale di Monti e in particolare il risultato del Senato. Al Pd non sono sfuggite alcune analisi secondo cui la coalizione centrista potrebbe rubare seggi al Pdl, soprattutto se nelle regioni chiave come Lombardia e Veneto si presentasse diviso dalla Lega.

Nel frattempo dopo l’endorsment del Vaticano, oggi è arrivato l’appoggio anche da parte della Conferenza Episcopale italiana. Il presidente,  cardinale Angelo Bagnasco, proprio in riferimento a quanto pubblicato ieri dall’Osservatore Romano ha ribadito il concetto: “Penso che sull’onestà e capacità di Monti ci sia un riconoscimento comune. Ognuno può avere opinioni diverse, ma penso che su questo piano, sia in Italia sia all’estero, ci siano stati riconoscimenti. Penso che tutti siamo più che d’accordo e noi la auspichiamo. Per quanto  riguarda i casi particolari, ognuno fa le proprie considerazioni, valutazioni. Auspichiamo veramente che chiunque è nella politica, soprattutto nelle prossime elezioni, faccia una politica alta per il bene del paese. Di questo – ha concluso il cardinale Bagnasco – c’è bisogno per la gente”.

Una lettera dagli ex Pdl per sostenere Monti
L’appoggio a Monti arriva anche dalle fila del centro destra in una lettera apparsa sull’Huffington Post firmata dai deputati di Italia Libera Isabella Bertolini, Giorgio Stracquadanio, Gaetano Pecorella, Franco Stradella, Roberto Tortoli, Fabio Gava, Giustina Destro, Roberto Antonione, Angelo Santori e Luciano Sardelli. Nella missiva indirizzata al premier gli esponenti politici non solo dimostrano apprezzamento per il lavoro svolto, ma aderiscono all’agenda Monti con convinzione. Tra le ragioni che hanno spinto gli ex Pdl ad appoggiare il professore ce n’è una che vale la pena riiportare integralmente: “Urge smascherare la campagna di falsificazioni che Berlusconi, Brunetta, Alfano, Tremonti e Maroni stanno conducendo sui risultati del Suo governo. Urge spiegare agli italiani che la responsabilità di aver portato l’Italia in recessione spetta al governo In cui tutti quei signori rivestivano responsabilità di primissimo piano. E che, con i provvedimenti dell’estate 2011, ha introdotto maggiori tasse per oltre 100 miliardi di euro in un triennio, quasi il doppio del gettito Imu nello stesso periodo. Una stangata fiscale frutto dell’incapacità di realizzare riforme”.

Nasce il centro democratico
Intanto l’ex capogruppo dell’Idv Massimo Donadi annuncia la nasciata del Centro democratico. “Domani – si legge nel suo blog –  un sogno prende vita: Centro Democratico vedrà finalmente la luce e con il nuovo simbolo, insieme a Tabacci, ci presenteremo alle elezioni nell’alleanza di centrosinistra con Pd e Sel. 
”L’alleanza sinistra-centro può vincere e governare con Pier Luigi Bersani – ha spiegato lo stesso Tabacci – nei prossimi giorni contribuiremo al programma di governo che il segretario Pd presenterà l’11 gennaio e il giorno dopo terremo una grande assemblea nazionale». Nessun timore o perplessità, poi, rispetto all’altro alleato del centrosinistra, Sel. «Per fortuna c’è Vendola» ha osservato Tabacci, «Vendola è l’amministratore di una grande Regione, anche di Pisapia dicevano che era un pericoloso estremista e invece è un uomo di grande rigore».

Condividi sui social

Articoli correlati