Elezioni. Mi batterò per i giovani e per le donne. Intervista a Valeria Fedeli

ROMA – “Le presenza delle donne è una rivoluzione nel Pd”. Così Pier Luigi Bersani ha commentato il risultato delle recenti primarie, considerando la cospicua presenza del genere femminile.

Un risultato che va ben oltre le più rosse aspettative, come quello registrato in Toscana, unica regione ad avere due donne in cima alla lista di Camera e Senato. E che donne, verrebbe da dire, visto il curriculum che non ha proprio nulla da invidiare a chi pensa, come Monti, di essere l’unico ad esprimere una squadra capace di dare credibilità e garanzie all’Italia.
Valeria Fedeli è capolista al Senato per la Toscana. Nata a Bergamo 64 anni fa ha lavorato per molti anni al sindacato dei lavoratori del settore tessile e della moda. E’ stata recentemente eletta vicepresidente della Federconsumatori ed è anche una delle fondatrici del noto movimento “Se non ora quando?“. Insomma, una donna impegnatissima, considerata da molti “capace, forte e autorevole”, specie per i ruoli che ha finora svolto.

Lei arriverà a Palazza Madama in un momento di profonda crisi economica e di incertezza per gli italiani.  Qual’è secondo Lei il cambiamento di cui ha bisogno il Paese per superare questo periodo buio, intendo cosa deve fare la politica oggi...

Di sicuro un primo cambiamento riguarda la moralità pubblica, la trasparenza, la legalità e la lotta alla corruzione.
Il prossimo Governo e il prossimo Parlamento dovranno rendere più incisive le norme anticorruzione (dal falso in bilancio a misure contro il voto di scambio mafioso), dovrà agire con incisività sulla riduzione di costi e privilegi della politica, dovrà scegliere la trasparenza, sia dei singoli eletti e membri del governo, sia di tutti gli atti istituzionali. Voglio segnalare in questo senso l’appello riparteilfuturo.it, che chiede agli eletti 5 impegni che ho sottoscritto.
Certo la moralità pubblica non restituisce da sola equità al paese, ma rappresenta la precondizione per affrontare le vere priorità: lavoro, soprattutto per donne e giovani, e rilancio della crescita per le imprese e per l’intero Paese.
In questo quadro credo che sia determinante, per la competitività e per la credibilità del paese, puntare sul made in Italy – ricerca, qualità, internazionalizzazione, artigianato, manifattura, imprese innovative, occupazione femminile, creatività – che è già una fenomenale direzione di crescita e di identità futura per l’Italia, ma aspetta da anni politiche adeguate di tutela e valorizzazione.

Ha una lunga attività sindacale alle spalle ed è una delle fondatrici del noto movimento “se non ora quando?”. Ragion per cui ha senz’altro un contatto diretto con la realtà di questo Paese. Quali sono le priorità  che il governo di centro sinistra in caso di vittoria dovrebbe attuare nei suoi primi 100 giorni. 
La prima cosa per cui mi batterò è un piano straordinario per il lavoro di giovani e donne. Significa adottare un insieme di misure che vanno dalla detassazione dei costi del lavoro al rafforzamento dei servizi per infanzia e anziani, dal completamento, con le necessarie correzioni, della riforma del mercato del lavoro all’estensione universale dei diritti, a partire dalla maternità per tutte le donne, e degli ammortizzatori, cui devono accedere anche i lavoratori più giovani e i precari.
Il secondo punto è quello che Bersani ha definito moralità: diritti, da quelli di cittadinanza per chi nasce e cresce in Italia alle coppie di fatto; e poi lotta all’evasione fiscale e alla contraffazione, lotta alla criminalità organizzata, legalità.

Bersani ha parlato delle primarie come una grande prova di democrazia, ora sarà necessario mantenere unite le tante anime che orbitano nel Pd.  Crede si possano scongiurare problematiche dovute alle diversità, a volte fin troppo evidenti? Insomma la paura che si ripresenti un 2008, anno in cui cadde il governo Prodi,  è ancora una presenza costante per molti elettori di sinistra…
Sono cambiati i tempi rispetto al 2006, abbiamo una diversa fase di emergenza che ha visto tutta la coalizione interagire in modo responsabile e condiviso rispetto alle priorità, che abbiamo indicato già durante le primarie di novembre.
E poi, rispetto al 2006, c’è la presenza del PD, catalizzatore di alleanze e costruttore del programma di governo, primo partito d’Italia e promotore di innovazione e riforme. L’alleanza intorno al PD è molto più coesa e ridotta in termini di sigle che in passato, il che garantisce unità di pensiero e di intenti. E poi la stessa carta di intenti sottoscritta da tutti i soggetti della coalizione dice espressamente che in caso di divergenze su singoli aspetti saranno i gruppi parlamentari riuniti congiuntamente a decidere a maggioranza. Sono certa quindi che eviteremo di ripetere gli errori del passato e governeremo bene ed in modo incisivo.

Stando ai sondaggi sarà il Pd a vincere le prossime politiche. Tuttavia il nodo cruciale rimane il premio di maggioranza al Senato. Lei è d’accordo sul fatto che Monti stia cercando di mettere il bastone tra le ruote al Pd?
Monti ha avuto la grande responsabilità di salvare l’Italia dal fallimento e restituire al paese la credibilità che avevamo perduto per colpa di Berlusconi.
Le sue scelte recenti vanno in una direzione che mi pare diversa, di cui non colgo le motivazioni di fondo e che mi pare un ritorno al passato, in particolar modo se guardiamo all’alleanza con forze moderate e di desta che negli ultimi vent’anni non si sono certo distinte per spirito e capacità riformatrice.
Legittima la scelta di Monti, sia chiaro, ma l’equidistanza con cui si colloca tra destra e sinistra trovo sia sbagliata e dannosa per il paese: da un lato c’è chi ha distrutto l’Italia e continua con politiche populiste e irresponsabili, dall’altro una forza invece responsabile che ha idee ed energie per cambiare e migliorare il paese. Non mi sembra il momento di stare in mezzo.

Bersani non esclude di allargare la maggioranza di centro sinistra. Quindi osservando il panorama aprirsi non solo ai moderati, ma anche a quelle che il premier uscente chiama le ali estreme, come la Fiom. Molti dei giovani che hanno vinto alle primarie del Pd affermano che c’è bisgno di più “sinistra”. Lei è d’accordo con questa affermazione?
Il PD nasce con l’ambizione di proporsi quale grande partito riformista di centrosinistra, perno di un’alleanza capace di governare e cambiare l’Italia. Al suo interno convivono culture diverse, fra cui certamente quelle di sinistra. Io faccio storicamente riferimento alle idee e alle pratiche di una sinistra riformista, ma quello che conta è che il PD nel concreto della sfida del governo saprà portare a sintesi posizioni, proposte e idee che vivono nell’insieme del centro sinistra.
Per rispondere poi sulla FIOM dico con chiarezza che non lasceremo mai più che un sindacato forte e rappresentativo sia tenuto fuori dalle aziende per il solo fatto di non condividere e sottoscrivere il contratto collettivo . Faremo una legge sulla rappresentanza, che recepirà i contenuti dell’intesa unitaria sindacale e con la Confindustria sottoscritto il 28 giugno 2011, per poter finalmente verificare concretamente il grado di rappresentanza e rappresentatività dei singoli sindacati. Ripristineremo altresì l’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori per garantire – come nel caso della FIOM – a chi ha una rappresentanza importante e non intende firmare un contratto, di esistere e svolgere in azienda la sua funzione.

Sempre dai sondaggi risulta che gli indecisi rappresentino il 41%.  Una percentuale davvero considerevole che si potrebbe tradurre come una vera e propria disaffezione alla politica e sfiducia nei confronti delle istituzioni. Sarà possibile recuperare questi cittadini? E se sì come?
Recuperare moralità ed etica, come dicevo all’inizio, per rispondere alla sfiducia rabbiosa di oggi. E poi agire con efficacia e incisività sui mali del paese, per cambiare tutto quello che non funziona e permettere ai cittadini  di ritrovare una fiducia nelle istituzioni fondata su maggiore giustizia ed equità sociale.
Dobbiamo poi rivolgerci al grande mondo delle donne, dirimente per il cambiamento, così come parlare in modo nuovo e concreto ai giovani: senza di loro non ci sarà futuro e nessuna fiducia potrà essere ritrovata.

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