Monti più pesante l’attacco a Pd e Cgil

ROMA – Ogni giorno che passa Monti rafforza il suo impegno diretto nella campagna elettorale, con critiche sempre più pesanti ai partiti che lo hanno sostenuto. Particolarmente pesante e grave è l’attacco al Pd a cui viene chiesta la testa (politica) di Fassina, di tagliare i ponti con Vendola e di mettere in un angolo la Cgil.

A conclusione di questi atti (se qualcuno dovesse essere tanto suicida da compierli) anche la candidatura di Bersani sarebbe inevitabilmente compromessa.
La risposta del Pd a Monti è tuttora difensiva, sorpresa, riluttante. Eppure appare chiaro che Monti ha aperto uno scontro senza precedenti, ricorrendo perfino ad argomenti della destra. Più tarderà una risposta all’altezza della sfida, peggio sarà per il prossimo risultato elettorale. La difesa del ruolo leale svolto dal Pd nel sostenere il Governo Monti non è un merito neppure per il Presidente del Consiglio.
Del resto l’accordo separato senza la Cgil firmato a pochi giorni dalle dimissioni del Governo, pur sapendo che non avrebbe avuto effetti pratici immediati, aveva il compito di rendere chiaro al mondo che un futuro Governo Monti sarebbe stato perfettamente in grado di non fare rimpiangere il ruolo di Berlusconi e Sacconi negli accordi separati senza la Cgil. L
Anche la presenza di Monti a Pomigliano al fianco di Marchionne è stata un’altra iniziativa emblematica, di schieramento. Chi pensava all’errore di un politico inesperto si è sbagliato. Monti ha scelto con precisione il messaggio che voleva inviare. Infatti a Davos ha chiaramente detto che la stagione dei contratti nazionali è finita e che la futura contrattazione si svolgerà a livello aziendale, come chiede tutto il mondo conservatore (politico, economico, finanziario) che vuole scaricare sui lavoratori il peso della crisi.
Agli alleati, Udc e Fli, che amano definirsi moderati (in verità lo fa anche Berlusconi) Monti ha spiegato che ha in testa una rivoluzione, naturalmente conservatrice, in grado di regolare definitivamente i conti con il sindacato e la sinistra.
Per di più a Davos Monti ha rivenduto la storiella che se potrà fare le sue “riforme strutturali” il Pil aumenterà. Un film già visto, anche se va sottolineato che l’aumento del Pil promesso è stato prudentemente ridimensionato dal 10 al 4 %.
In altre parole Monti ha accentuato la sua linea di destra. Destra presentabile ma sempre destra.
Purtroppo la cura che ha proposto dopo i disastri della destra ha peggiorato la situazione e il nostro paese sta andando male. Il Pil dopo la recessione del 2012 si ridurrà ancora nel 2013, più di quanto ancora non si vuole ammettere e la chimera della ripresa rinviata al 2014 è tutta da dimostrare. Il 2013 sarà un altro anno orribile, nel quale i 520.000 lavoratori oggi in Cassa integrazione rischiano di perdere il lavoro e potrebbero no avere neppure i soldi della Cig. I disoccupati aumenteranno al 12 % ufficialmente, in realtà saranno molti di più. I Giovani che avrebbero dovuto essere il fiore all’occhiello del governo Monti invece saranno ancora più disoccupati.
I redditi sono tornati al 1986 e la povertà è aumentata, i consumi sono diminuiti ulteriormente, l’economia così non si riprenderà visto che il Pil industriale è calato del 25 %.
Berlusconi ha creato un disastro, ma Monti non l’ha risolto e ora propone per il futuro una ricetta che aggraverebbe ulteriormente la situazione. Prima il Pd deciderà di prendere definitivamente le distanze dalla linea conservatice di Monti, meglio renderà chiara una prospettiva credibile per il futuro del nostro paese.
Altrimenti gli elettori avranno ragione di ritenere che un futuro Governo Bersani sarà condizionato da Monti.
Del resto anche il quadro europeo non è allegro ed è in contrasto con le iniziative che  Giappone e Usa stanno prendendo per aumentare ad ogni costo l’occupazione e aiutare la ripresa. L’Europa è ferma, immobile, a difesa di criteri che la stanno portando a pagare prezzi pesantissimi in termini di occupazione, di condizioni di vita, di peggioramento economico, ecc. Particolarmente disastrose in paesi come la Grecia.
Un Governo diverso non potrà fare miracoli, ma qualcosa di importante può provare a farlo.
Anzitutto dovrà garantire che i cosiddettti esodati potranno andare in pensione e che la legge che ha alzato all’improvviso l’età di pensionamento verrà rivista, prevedendo almeno una gradualità ragionevole, questo consentirebbe di riaprire anche le assunzioni nella pubblica amministrazione. Dovrà garantire che gli ammortizzatori sociali verranno finanziati almeno fino a quando la crisi sarà passata e l’occupazione tornerà a crescere.
Dovrà garantire che l’Iva non aumenterà a luglio perché purtroppo l’inflzione è già in crescita e i redditi sono fermi, pur gravati da aumenti fiscali. Dare fiato all’inflazione vorrebbe dire aggravare le condizioni di chi già sta peggio e estendere la povertà.

Dovrà garantire interventi per l’occupazione. Questa è la priorità e finora è stata ai margini della campagna elettorale. Eppure è il primo obiettivo, streattamente legato alla ripresa economica e alla sua qualità.
Per creare occupazione occorre ridare fiato alla domanda e rilanciare gli investimenti, anche per spingere il Pil a risalire, altrimenti il rapporto tra debito e Pil non migliorerà. Con l’Unione europea va ricontrattata la discesa del debito pubblico, altrimenti dal 2015 sul nostro paese graverà pesantemente il fiscal compact. L’Unione europea deve finalmente varare l’iniziativa a sostegno della ripresa di cui si è persa notizia. Con i paesi disponibili occorre concordare non solo una buona Tobin tax europea ma anche i provvedimenti in grado di affrontare la questione del controllo dei mercati finanziari.
Nella crisi del Monte dei Paschi di Siena un dato è emerso con certezza: i prodotti finanziari tossici hanno ripreso vigore e la loro diffusione è oggi maggiore dell’inizio della crisi. Occorrono norme severe e chiare per selezionarli e vietarli se necessario. Qualcosa si può fare anche a livello nazionale, non tutto richiede iniziative più ampie. La verità è che non si è fatto nulla, né in Italia né altrove. La situazione dei movimenti finanziari è oggi peggiore di quella dell’inizio crisi, a fine 2007.
Per affrontare compiti come questi occorre un Governo che in piena autonomia sia in grado di adottare iniziative forti come una seria lotta all’evasione fiscale, l’introduzione di una patrimoniale e di una progressività forte su tutti i redditi, qualsiasi sia la loro origine, indirizzando le poche risorse verso un sostegno forte alla ripresa e all’occupazione, puntando su qualità e ambiente. Monti con scelte come queste ha poco a che spartire, prima sarà chiaro meglio sarà.

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