Cgil. Così si può dare lavoro ai giovani. La crisi fa scomparire un’università

ROMA – Proprio mentre la Cgil presenta un “pacchetto “ di proposte specifiche per dare lavoro ai giovani arriva una notizia clamorosa.

E’ “scomparsa” una intera università. Non che non ci sia più, ma se mettiamo insieme i dati relativi a dieci anni di immatricolazioni si scopre che per immatricolazioni caliamo sempre più in basso fra  paesi europei. L’università non è più il primo obiettivo di tanti giovani sia perché il costo per una famiglia normale è ormai insopportabile sia perché i nostro ragazzi non ne vedono la necessità visto che non fornisce occasioni di lavoro e la disoccupazione intellettuale, con le fughe all’estero, è in forte \crescita.  

In 10 anni nelle università iscritti diminuiti di 58 mila

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Si scopre così che Il numero dei giovani iscritti alle università italiane  è diminuito in dieci anni di 58 mila studenti, un calo del 17% pari E’ il Cun (consiglio nazionale universitario) ad annunciare la “scomparsa” di un ateneo come la statale di Milano. Ma tutti i numeri sono negativi. Oltre agli iscritti segno meno anche per i laureati, i dottorati, i docenti, i fondi, a partire da quelli per le borse di studio. Altro dato interessante  riguarda i 19 enni cui la laurea interessa sempre meno. In tre anni le iscrizioni sono calate del 4%. In Italia il numero dei laureati nella fascia dei 30-40 enni è pari al 19%, in Europa la media è del 30%. Dove finiscono tutti questi giovani E cosa fare, quale intervento è necessari per dare ai giovani una prospettiva  a coloro che interrompono e cercano, senza trovarlo un lavoro? La Cgil ha messo a punto e presentato con una iniziativa nella sede di Corso di’Italia,  una proposta per affrontare il nodo della disoccupazione dei Neet, sigla che definisce coloro che non sono iscritti a scuola né all’università, che non lavorano e che non seguono alcun corso di aggiornamento professionale. Si tratta di 2,1 milioni di giovani tra i 15 e i 29 anni cui è rivolta la proposta della Cgil per garantire loro,entro quattro mesi dal termine degli studi eo dalla perdita di un un posto di lavoro,una buona offerta di lavoro, un corso di perfezionamento, un tirocinio di qualità, un contratto di apprendistato,L’iniziativa della Cgil porta un nome:

 ‘Garantiamo Noi! Un Paese all’altezza delle nostre capacità. La Youth Guarantee anche in Italia’, che ricalca quanto annunciato lo scorso 5 dicembre dalla Commissione Europea, vagliato poi dal Parlamento di Strasburgo, con l’adozione del ‘Pacchetto Giovani’.

Camusso: un tema mai affrontato da Monti

“Usare l’ intervento pubblico- afferma Susanna Camusso- per difendere e creare lavoro a partire dai giovani è il centro della nostra proposta. Pensiamo ad un cambiamento strutturale , a un disegno che punti sul patrimonio di competenze e conoscenze a partire dall’istruzione e quindi anche allungando l’obbligo scolastico”.. Un tema-prosegue ìl segretario generale della Cgil al “ centro delle politiche europee molto <èiù di quanto vediamo in Italia”. Al premier \uscente-conclude- questo dettaglio non sfugge, eppure è un tema che lui non ha mai affrontato, né sulla disoccupazione giovanile, né per l’istruzione, nè con strumenti di sostegno al reddito”

Le proposte presentate per il “pacchetto giovani”
 

Le misure del sindacato di Corso d’Italia prevedono che: ogni giovane che abbia terminato gli studi, o perso il lavoro, sia preso in carico dai servizi all’impiego che con lui formulano un percorso di orientamento e inserimento lavorativo oppure un progetto mirato di autoimpiego; i servizi all’impiego si impegnino a fornire una concreta proposta di lavoro (a tempo indeterminato o con contratto di apprendistato) oppure una esperienza qualificante di formazione/tirocinio entro un margine di 4 mesi dall’inizio del periodo di disoccupazione o dal termine degli studi; l’interessato stipuli con i servizi all’impiego un vero e proprio contratto di ricerca di occupazione, che certifica lo stato di disoccupazione e ne stabilisce diritti e doveri”.

Necessario istituire e sovvenzionare  un Fondo nazionaIe

Tutto andrebbe sovvenzionato attraverso la creazione di uno specifico ‘Fondo nazionale per l’attuazione della Garanzia Giovani’, che sia moltiplicatore di risorse collegato all’utilizzo dei fondi strutturali.
“Pensiamo- dice Ilaria Lani, responsabile Cgil 
delle Politiche giovanili- ched potrebbe essere finanziato con la tassazione dei grandi patrimoni. E’ un elemento di solidarietà per npi fondamentale”.

Le misure nel  complesso dovrebbero per la CGIL essere adottate con una legge quadro dello Stato, “che ne delinei le risorse, gli obiettivi, gli standard qualitativi, gli strumenti di valutazione”,Se i destinatari individuati sono tutti i giovani under 29 che hanno appena terminato gli studi o hanno perso un lavoro (la Commissione Europea indica il limite dell’età di 25 anni ma in Italia andrebbero considerati i tempi più lunghi dei percorsi formativi e i limiti previsti dall’apprendistato), la proposta prevede l’adozione di una serie di azioni di sistema.

Potenziare i servizi per l’impiego oggi poco efficaci


Si parte dal potenziare i servizi all’impiego. In Italia, infatti, “a causa della miopia di scelte operate da tempo”, la rete dei servizi all’impiego è  piuttosto fragile e scarsamente efficace: solo il 2,7% dei giovani trova lavoro attraverso i centri per l’impiego. Il 38,1 % trova lavoro grazie ad amici, parenti e conoscenti. E’ quindi prioritario “rafforzare la rete dei servizi pubblici all’impiego”. Fornire poi una offerta di formazione professionale efficace e coerente. 

Garantire poi una offerta di tirocinio e apprendistato realmente di qualità. Le occasioni per i giovani di inserimento nel mondo del lavoro “devono essere esperienze in grado di arricchire il bagaglio professionale, con standard di qualità certificati e monitorati, in particolare in relazione ai tirocini troppo spesso diventati occasioni di sfruttamento del lavoro giovanile”.  Alcuni limiti: la durata massima non deve superare i 6 mesi e non devono poter essere attivati oltre 12 mesi dalla fine di un percorso di studio”. Si ribadisce invece il giudizio negativo sull’attivazione precoce del contratto di apprendistato attualmente prevista a partire dai 15 anni.


Incentivi per le assunzioni e per l’autoimpiego


Il sindacato chiede poi incentivi alle assunzioni: “Riorganizzare il sistema di agevolazioni – spiega nella proposta -, superando eventuali disparità e allo stesso tempo utilizzando criteri di selettività, per favorire aree e gruppi maggiormente svantaggiati, e per sostenere processi di innovazione nei settori di interesse strategico. Le agevolazioni devono inoltre essere finalizzate a favorire le assunzioni a tempo indeterminato e/o i processi di stabilizzazione di coloro che sono impiegati con contratti precari”. Previste poi misure di sostegno alla progettualità e all’autoimpiego: “E’ necessario prevedere un sostegno economico ai progetti di inserimento e auto-impiego, siano essi periodi all’estero, esperienze formative, progetti di imprenditorialità giovanile, creazione di start up o attività professionali”. Infine, accesso alla professione: “Deve essere sancito il diritto ad un equo compenso per tutto il periodo di praticantato (diversamente da quanto contenuto nella recentissima riforma dell’ordinamento forense). Stessa cosa vale per i professionisti che lavorano con altre forme presso committenti siano essi imprese o studi professionali”.

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