Pomigliano. Fiat, anche oggi mandati a casa i 19 Fiom

 POMIGLIANO – Continua il braccio di ferro tra i 19 lavoratori Fiom e la Fiat. Stamattina è andata in scena la replica di ciò che è accaduto ieri. I 19 operai della Fiom, assunti in Fabbrica Italia Pomigliano lo scorso 28 novembre su disposizione della Corte d’Appello di Roma e rispediti a casa dall’azienda, si sono presentati nuovamente ai cancelli dello stabilimento accompagnati dai responsabili nazionale e territoriale del settore auto, Michele de Palma e Franco Percuoco. Quest’ultimi hanno chiesto che alle tute blu  fossero assegnate le mansioni al lavoro. Stamattina c’era anche il diciannovesimo operaio della Fiom, Antonio Di Luca, in aspettativa per impegni elettorali, e ieri assente. Ancora una volta, però, gli operai sono usciti dallo stabilimenti senza che fosse assegnata loro alcuna mansione. “Anche oggi ci hanno comunicato che al momento non c’è possibilità di ricollocazione – ha detto Sebastiano D’Onofrio – ma come ieri non c’è stata alcuna comunicazione scritta”. La decisione di trasferire il ramo d’azienda della newco nel gruppo Fiat se da un lato ha scongiurato la mobilità, dall’altro, non è servita, allo stato delle cose, a far lavorare i 19 operai della Fiom.

La cronaca di ieri

Arrivati in fabbrica, ieri mattina, per conoscere le proprie mansioni, le tute blu della Fiom venivano invitati a far rientro a casa perché al momento non è possibile una loro ricollocazione. “Ci hanno consegnato la busta paga – spiegavano le stesse maestranze – e informati che ci faranno sapere. Noi pretendiamo una comunicazione scritta, ed abbiamo contestato all’azienda le modalità di mancata comunicazione preventiva”. I 18 operai Fiom successivamente accettavano di lasciare lo stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco solo per il timore di essere licenziati. Nel frattempo, la Fiom diffidava l’azienda per il “perdurare della discriminazione nei confronti dei propri iscritti”, come ha spiegato il segretario generale del sindacato a Napoli, Andrea Amendola.

Landini a Fornero: Governo faccia qualcosina in più

Sul caso Pomigliano sono intervenuti stamattina Fornero e Landini. “E’ ovvio che non è dignitoso per nessuno ricevere un salario essendo al tempo stesso richiesti di rimanere a casa” – ha detto Fornero, ospite a “L’Economia Prima di Tutto” su Radio1 Rai -. L’ex ministro del lavoro ha poi lancianto un “accorato appello al dialogo”. Dalla stessa sede, secca la replica  del segretario generale della Fiom, Maurizio Landini. “Credo che siano importanti le parole del ministro Fornero quando si rivolge a tutti perché si esca da questa situazione, ma la Fiom continua a credere che anche un Governo in uscita dovrebbe comunque intervenire, dovrebbe fare qualcosina in più. Credo che sarebbe importante che il Governo, come ha fatto in altre occasioni, convochi Fiat, convochi le parti”. Dopo che anche oggi i lavoratori Fiom sono usciti mestamente dallo stabilimento senza ricevere mansioni, non si esclude che Landini si rivolga ora direttamente al presidente della Repubblica. “Nel caso in cui dopo la nostra diffida scritta di ieri l’azienda respinga anche oggi i lavoratori – spiegava Landini – dovremo valutare assieme agli operai cosa fare: non escludiamo nulla, da nuove azioni legali alla possibilità di rivolgerci direttamente al presidente della Repubblica, Napolitano, che per la sua sensibilità e per ciò che rappresenta ha sempre a cuore la situazione dei lavoratori”.

La nota della Cgil

“Questa nuova e ulteriore azione di discriminazione da parte di Fiat nei confronti dei lavoratori, successiva la ricorso alla procedura di mobilità delle scorse settimane, avviene in un contesto di mercato sicuramente difficile. Ciò non toglie che sarebbe possibile redistribuire il lavoro attraverso un contratto di solidarietà, anziché prevedere ulteriori periodi di cassa integrazione, magari discriminatoria nei confronti di alcuni. La segreteria della Cgil nazionale, della Campania e di Napoli sostengono e sosterranno i lavoratori e le lavoratrici nelle azioni di tutela per il diritto al lavoro”, conclude la nota.  

Le reazioni degli esponenti del centrosinistra

Dura la reazione anche da parte degli esponenti di tutto il centrosinistra, mentre, al momento, non si registrano commenti sull’altro fronte. Il responsabile Economia del Pd Stefano Fassina, parla di un “colpo alla dignità della persona che lavora” e di “un’umiliazione di uomini che non chiedono l’elemosina, ma vogliono ricevere una retribuzione per quanto contribuiscono alla produzione”. Per Guglielmo Epifani, ex segretario Cgil e candidato anche lui con il Pd in Campania, “chiunque può vedere come in questo modo l’azienda continui l’opera di discriminazione, umiliando persone alle quali viene data una paga cui non può corrispondere un lavoro”. Per Antonio Ingroia, leader di Rivoluzione Civile, “Marchionne si crede superiore alla legge e continua a comportarsi come il padrone delle ferriere, secondo il modello berlusconiano, ma in un Paese civile le sentenze si rispettano”. Il leader di Sel Nichi Vendola parla di “un’altra occasione persa per ristabilire rapporti corretti con il mondo del lavoro e i suoi rappresentanti”. In una nota, infine, il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, accusa il Lingotto e difende la Fiom: “L’intento di Marchionne – ha scritto – è quello di mortificare gli operai reintegrati in Fip e, attraverso di loro, umiliare la stessa Fiom che, fuori dal coro sindacale, è stata l’unica voce di opposizione allo smantellamento dei diritti dei lavoratori operata dalla dirigenza Fiat negli stabilimenti italiani, da Pomigliano a Melfi”.

Rinaldini smentisce Marchionne: “E’ patetico”

Qualche giorno fa, Sergio Marchionne ha sostenuto che i problemi di rapporto con la Fiom hanno avuto inizio con l’arrivo di Maurizio Landini al vertice della Fiom. Gianni Rinaldini, predecessore di Landini, intervistato dal Diario del Lavoro, ha smentito categoricamente l’Ad del Lingotto. “Marchionne è patetico nel suo tentativo di personalizzare lo scontro addossando le responsabilità a Landini – ha detto Rinaldini -. Rappresentare così il rapporto tra la Fiat e la Fiom è ridicolo. La rottura con noi avvenne già nel 2008, sul contratto dei metalmeccanici, ed ero proprio io il segretario generale della Fiom”. Lo stesso Rinaldini ha poi specificato che quando era al vertice della Fiom, definì “folle” il piano fabbrica Italia. “Si basava – ha detto – sul presupposto che il mercato dell’auto in Germania sarebbe crollato, e che la Fiat, restando ferma due anni senza fare nuovi modelli, nel 2012 avrebbe raccolto i frutti, conquistando le quote di mercato perdute dalla Volskwagen. La Fiom obiettò che una cosa del genere non stava in piedi. Marchionne fece il diavolo a quattro, ma alla fine avevamo ragione noi: come chiunque può constatare oggi”.

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