Grillo attacca Bersani, è un morto che parla. Le urla lasciamole all’arrotino

Il popolo del web dissente dalle parole del comico genovese

 

ROMA – Beppe Grillo continua  ad attaccare violentemente il segretario del partito democratico. Oggi, dal suo blog lo ha definito “uno stalker politico, un morto che parla”, al quale Grillo non darà mai la fiducia. Insomma, Pier Luigi Bersani – dice Grillo – dovrebbe dimettersi invece di continuare con le sue proposte indecenti ad importunare il suo movimento.

Che poi basandoci sui fatti non è proprio il suo “movimento”, ma della gente che ha contribuito a farlo crescere  divulgandone i contenuti di propste innovative.  Anche per questo motivo le parole del fondatore del Movimento 5 Stelle non sono state accolte entusiasticamente dai suoi stessi militanti. Grillo, infatti,  dovrebbe sapere che ormai  non siamo più al comizio di piazza, che ora oltre 50 deputati siederanno negli scranni di Montecitorio e che adesso è necessario fare una  politica nuova e soprattutto onesta. Quindi, gli urli lasciamoli agli arrotini e ai tifosi della curve.
Bersani, nel frattempo ha replicato educatamente alle accuse di Grillo: “Quel che Grillo ha da dirmi, insulti compresi, lo voglio sentire in Parlamento. E lì ciascuno si assumerà le proprie responsabilità”. E sarà proprio così, perchè forse Grillo non se ne è accorto, ma il risultato straordinario che il Movimento 5 Stelle ha raggiunto in così poco tempo ora si deve tradurre anche nella capacità di un dialogo costruttivo e propositivo con le altre forze politiche, con le quali vi sia la possibilità di perseguire obiettivi comuni. E il Pd premiato dal suo largo elettorato, è una formazione che, almeno sulla carta degli intenti, ha non poche cose in comune con il M5S.  
Ieri, il segretario del partito democratico aprendo a Grillo lo ha fatto intendere inequivocabilmente: “Chiederemo un voto in Parlamento su una piattaforma programmatica di quattro o cinque punti qualificanti”, ha proposto Enrico Letta. “Proporremo a tutto il parlamento – ha aggiunto – un programma su etica
pubblica, riforma dei partiti e della legge elettorale, politiche economiche per i giovani, impegno a far sì che l’Europa non sia più solo quella dei tagli e dell’austerity ma si misuri con provvedimenti volti alla crescita”.
Pare un motivo valido per i deputati del Movimento per prendere  la palla al balzo e iniziare a confrontarsi su questi punti strategici, magari adottando –  come qualcuno ha proposto – il modello Sicilia. “Perchè bisogna precludere questa possibilità?”, si chiedono in molti.
Anche Nichi Vendola guarda con interesse a questa linea che il M5S esprime dalla sua base: “Mi auguro sinceramente che si riuscirà a dare una risposta forte al vento di cambiamento che soffia impetuoso nel Paese. Su questo convincimento ho registrato una condivisione totale con Bersani”. E poi: “Non esistono soluzioni che rimandino al passato più cupo. Niente governissimo, spero che non sia questo l’auspicio di Grillo”.

Tuttavia, qualcosa sembra si stia muovendo. Pochi minuti fa Grillo ha postato questo tweet: “Se Bersani vorrà proporre l’abolizione dei contributi pubblici ai partiti sin dalle ultime elezioni lo voteremo di slancio”. L’importante è  il comico genovese ora realizzi consapevolmente che i suoi dalla piazza sono stati catapultati nel cosiddetto palazzo dei bottoni e che il mondo intero si sta chiedendo quale sarà il futuro del nostro Paese. Sui prossimi passi anche il M5S avrà il suo dire e le sue responsabilità su quanto non avrà fatto. Insomma, è il momento di dimostrare con i fatti che due forze politiche possano finalmente incontrarsi e governare, chi scrollandosi di dosso false ideologie e chi abbassando la cresta, perchè in questo momento la politica non può permettersi di fallire.

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