La chiesa al tempo di Videla. Il discusso ruolo di Bergoglio

ROMA – Fra cronaca e storia. la prima è quella che ci è arrivata dal Colclave con l’elezione di Jorge Maria Bergoglio che ha rappresentato una rottura con la curia, con il mondo degli affari e degli scandali.

La seconda riguarda i rapporti tra la Chiesa argentina e il governo del dittatore Videla. Già subito dopo la fumata bianca nelle cronache dei giornali sono comparsi alcuni riferimenti al ruolo che avrebbe avuto il nuovo Papa in quel triste periodo della vita argentina. Informazioni e notizie sono proseguite con nuovi particolari.

Dazebao più di un anno fa si occupò di questa “storia” con un’intervista esclusiva a Horacio Verbitsky, giornalista argentino che si è occupato a lungo dei rapporti tra la Chiesa argentina e la dittatura durante gli anni ’70. Nell’intervista, che ripubblichiamo, rendeva pubblici alcuni documenti originali della chiesa, con dichiarazioni del più alti prelati della chiesa del suo paese, dai quali deduceva che la gerarchia ecclesiastica argentina, ma anche il Vaticano, sapevano tutto sulle violenze della dittatura, sugli eccidi, le violazioni dei diritti umani e sulle sparizioni di studenti, attivisti e anche di religiosi che lavoravano a fianco dei più poveri del paese. Nell’intervista non è nominato direttamente Jorge Maria Bergoglio che ai tempi della dittatura militare ricopriva l’importante ruolo di superiore provinciale dei gesuiti in Argentina. Accuse da parte di Verbitsky, nel libro ‘L’isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina‘, che sono state sempre respinte da Bergoglio. A questo proposito  è intervenuto il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, il quale prima ha parlato di accuse anti clericali nei confonti del Pontedfice èer ppoi affermare che Bergoglio «fece molto per proteggere la gente durante la dittatura» e una volta diventato arcivescovo di Buenos Aires «chiese il perdono per la Chiesa, per non avere fatto abbastanza durante il periodo della dittatura».

‘L’isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina‘, pubblicato alcuni anni fa. In particolare risalta la storia di due gesuiti Orlando Yorio e Francisco Jalics, impegnati a lavorare al fianco dei poveri nelle baraccopoli di Buenos Aires ai quali Bergoglio, nel febbraio ’76 chiese di abbandonare il proprio impegno; i due non vollero e Bergoglio li escluse dalla Compagnia di Gesù e poi si adoperò per far loro togliere l’autorizzazione a dir messa. Vennero sequestrati dalla dittatura un mese dopo e hanno sempre sostenuto che la revoca fu il segnale per i militari che la protezione della chiesa era ormai venuta meno. Furono poi liberati grazie a pressioni vaticane dopo sei mesi trascorsi all’Esma –  Scuola di meccanica della marina – luogo di tortura. La vicenda è andata avanti per lungo tempo seguita da Verbitsky che è entrato in possesso di documenti ufficiali che confermerebbero la versione dei due gesuiti sequestrati.

Ricordiamo brevemente che il prelato argentino ha avuto negli anni scorsi una relazione molto complicata con i governi Kirchner/Fernández che hanno capeggiato le politiche di trasformazione del subcontinente latinoamericano e che, con molta probabilità, ancor di più lo faranno dopo la scomparsa di Hugo Chávez. Bergoglio è stato forte oppositore dei provvedimenti sui diritti civili come il matrimonio egualitario e le politiche di educazione sessuale e salute riproduttiva. La sua elezione al soglio pontificio, di un rappresentante di una chiesa “alla fine del mondo” come lui stesso si è definito, con un nome di alto valore simbolico e di vicinanza verso i poveri scelto in ricordo di Francesco d’Assisi, valorizza la forte spinta cattolica e i numeri delle americhe e premia la vitalità della parte latina di quel continente; ma allo stesso bisogna ricordare che la vera spinta riformista, rappresentata dalla teologia della liberazione e dalle comunità di base – nata da un’interpretazione popolare e includente del Concilio Vaticano II° – è stata recisa negli scorsi decenni proprio dalla politica ufficiale del Vaticano e della gerarchia ecclesiastica latinoamericana, di cui ha fatto parte Bergoglio anche con l’appoggio alle dittature militari.  Oggi i rapporti di forza sono ben diversi. La sua elezione sembra voler rispondere a questa storia controversa, e vedremo con quali esiti, e allo stesso tempo frenare e confrontarsi con l’emorragia di consensi verso le chiese evangeliche, cresciute rapidamente negli ultimi anni, e la spinta progressista che ha attraversato l’Argentina e l’America del sud nell’ultimo decennio provocando importanti trasformazioni sociali e rivolgimenti geopolitici.
Da qualche tempo c’è stato un riavvicinamento tra il governo e l’attuale pontefice cui la Kirchner ha augurato i suoi auguri.

L’INTERVISTA Argentina, desaparecidos. Intervista ad Horacio Verbitsky: “Il vaticano sapeva”

di Gianni Tarquini (LEGGI TUTTO)

 

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