Berlusconi pronto alla piazza. Il Csm, moderare i termini

ROMA – Pier Luigi Bersani dopo aver incassato il voto dei due presidenti sta lavorando con la sua squadra in vista del nuovo incarico che forse Napolitano gli conferirà per formare il nuovo Esecutivo. Almeno, questo è lo scenario più probabile, salvo nuovi colpi di scena.

 

Il Pd alle prese con le nomine dei capigruppo

Un doppio impegno per il Pd. Non solo quello , di fondamentale importanza, che riguarda  le consultazioni che Napolitano apre mercoledì al termine delle quali si attende, perlomeno si auspica, che venga dato a Bersani un incarico pieno. C’è anche da assolvere  alla designazione dei Capigruppo di Senato e Camera . Compito non facile, sempre ma ora, dopo le mancate nomine di Finocchiaro e Franceschini alle Presidenze di Senato e Camera, lo è ancora di più.  Nella passata legislatura avevano già ricoperto questi importanti incarichi,  ma forse proprio per questo la loro riconferma sta creando  qualche problema. La riunione dei senatori che doveva aver luogo questa sera è stata spostata a domani, martedì, quando si riuniranno anche i deputati. La conferma che una parte dei senatori ritiene utile, non tanto per ripagare i due parlamentari della mancata elezioni a presidenti delle due Camere, ma perché  la legislatura che nasce non si annuncia come una delle più semplici e richiede esperienza e capacità già provate nella direzione dei gruppi. Senza sottovalutare il problema , però c’è chi ha posto l’esigenza di un rinnovamento così comeè avvenuto  con le elezioni di Laura Boldrini e Pietro Grasso.  Dice Matteo Orfini- della segreteria nazionale, responsabile delle comunicazione e della cultura che  “ rinnovamento e cambiamento devono riguardare tutto”. Prosegue il neo parlamentare che con altri “ giovani” è stato protagonista  di primo piano a sostegno del rinnovamento richiamando la possibilità che uno dei due caouigruppo possa essere Andrea Orlando per la cnmera insieme a Luigi Zanda per il Senato: Il punto non è Orlando perché è dei nostri: Se il criterio dovesse essere l’esperienza. Se il criterio deve essere l’esperienza, ci sono tante persone nel gruppo che hanno esperienza parlamentare, ma non hanno mai avuto incarichi. Serve rinnovare , è quello che ci chiede la base”. Domani mattina si vedranno anche i “ renziani” i quali non nascondono che per la Camera il capogruppo potrebbe essere Enrico Letta. E per il Senato si fa anche il nome di Maurizio Migliavacca, molto<legato a Bersani.

Voto on line per espulsioni

Nel frattempo Grillo torna all’attacco. Come avevamo riportato ieri il comico genovese non ha accettato l’idea che i suoi abbiano pensato e votato al Senato con la propria testa.
“Qualcuno, anche in buona fede, ci è  cascato”, ha scritto nel suo blog riferendosi al voto del Senato che alcuni dei suoi hanno dato a Pietro Grasso. “Lo schema si ripeterà in futuro. Berlusconi proporrà persone irricevibili, il pdmenoelle delle foglie di fico. Il M5S non deve cadere in queste trappole”.
“Comunque, – aggiunge Grillo –  il problema non è Grasso. Se, per ipotesi, il gruppo dei senatori del M5S avesse deciso di votare a maggioranza Grasso e tutti si fossero attenuti alla scelta, non vi sarebbe stato alcun caso. In gioco non c’è Grasso, ma il rispetto delle
regole del M5S. Nel  Codice di comportamento eletti Movimento 5 Stelle in Parlamento, sottoscritto liberamente da tutti i candidati, al punto Trasparenza è citato: – Votazioni in aula decise a maggioranza dei parlamentari del M5S. Non si può disattendere un contratto. Chi lo ha firmato deve mantenere la parola data per una questione di coerenza e di rispetto verso gli elettori”, aggiunge Grillo.

Tant’è che i parlamentari del M5S riuniti, senza distinzione tra Camera e Senato, potranno per palesi violazioni del Codice di Comportamento, proporre l’espulsione di un parlamentare del M5S a maggioranza. E’ quanto prevede il codice degli eletti che stabilisce: “L’espulsione dovrà essere ratificata da una votazione on line sul portale del M5S tra tutti gli iscritti, anch’essa a maggioranza”.
Alla voce trasparenza il codice prevede: “Votazioni parlamentari motivate e spiegate giornalmente con un video pubblicato sul canale YouTube del MoVimento 5 Stelle. Votazioni in aula decise a maggioranza dei parlamentari del M5S”.
Insomma, stando al regolamento, se il parlamentare eletto fosse condannato “dovrà dimettersi obbligatoriamente. Nel caso di rinvio a giudizio, sarà invece sua facoltà decidere se lasciare l’incarico. Ci sarà poi la  rendicontazione spese mensili per l’attività parlamentare (viaggi, vitto, alloggi, ecc) sul sito del M5S”.

E infine sempre Grillo: “La scelta tra Schifani e Grasso era una scelta impossibile. Si trattava di decidere tra la peste bubbonica e un forte raffreddore. La coppia senatoriale è stata decisa a tavolino dal pdl e pdmenoelle. I due gemelli dell’inciucio  sapevano perfettamente che Schifani non sarebbe stato eletto. I capricci di Monti che voleva diventare presidente del Senato, ma è stato costretto a prolungare il suo incarico di presidente del Consiglio e per ripicca aveva minacciato di votare Schifani era una pistola scarica”.

Silvio Berlusconi invoca la piazza
Anche Silvio Berlusconi nasconde dietro i suoi occhiali da sole occhi insanguinato dalla rabbia più che dalla congiuntivite. Oggi si è detto pronto a dare battaglia se il Capo dello Stato fosse espressione della sinistra. O meglio, se non verrà scelto un personaggio moderato il Pdl è pronto a scendere in piazza, a cavalcare l’onda di una protesta. Di sicuro fa male al cavaliere la bruciante sconfitta subita al ballottaggio nell’aula del Senato e ancora di più i suoi processi che inesorabilmente arrivano come nodi al pettine. Infatti questa mattina le prime parole alla riunione del Pdl alla Camera sono rivolte proprio  ai giudici: “All’interno della magistratura c’è una parte che ha formato una specie di associazione a delinquere che usa il potere giudiziario a fini politici: è una magistratocrazia”, ha detto.  E poi: “Hanno messo in piedi  una operazione per farmi fare la fine di Craxi. Ma hanno sbagliato persona. Siamo, -ha sottolineato il cavaliere –  all’ultimo attacco alla mia libertà personale”.
Ma Berlusconi non riesce ad accettare neppure l’ipotesi che Bersani possa formare un Esecutivo e per di più duraturo.
“Questo governo non avrà vita facile – incalza –  e dal Paese uscirà presto la necessità di un cambiamento e noi dobbiamo essere lì, pronti. Dobbiamo considerarci sempre  in campagna elettorale”.
E poi aggiunge: “Immagino una prospettiva negativa e cioè che Bersani otterrà l’incarico di formare il governo da Napolitano, anche se non ha la maggioranza perché si appoggerà ai voti dei grillini e dei montiani. Sarà necessario quindi  un impegno parlamentare superiore alle altre legislature”.

Vietti, moderare i termini

Alle parole offensive del cavaliere interviene direttamente il vicepresidente del Csm, Michele Vietti: “moderare toni, gesti, con spirito di leale collaborazione”, afferma il magistrato alla luce del nuovo scontro tra politica e giustizia.  Vietti ha ricordato che «il Csm, d’intesa con il capo dello Stato, ha deprecato toni e gesti non consoni a comportamenti che devono ispirare tutti gli attori istituzionali”. Vietti, dunque, fa suo l’auspicio espresso dal capo dello Stato: «ritrovare una conciliazione tra i due mondi della politica e della giustizia: solo in uno spirito di collaborazione leale e fattiva – ha concluso Vietti – si può trovare una via d’uscita per il buon andamento del sistema paese».

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