Governo. Napolitano congela Bersani. Domani partono nuove consultazioni

ROMA –  E’ stato il segretario generale del Quirinale Donato Marra ad annunciare per primo quanto emerso dal colloquio intercorso tra il Capo dello Stato Giorgio Napolitano e Pier Luigi Bersani.

“L’esito delle consultazioni è stato non risolutivo”. Motivo per cui  il presidente della Repubblica si è riservato di prendere senza indugio iniziative che gli  consentano di accertare personalmente gli sviluppi del quadro politico-istituzionale. Stesso annuncio ha fatto pochi secondi dopo il presidente incaricato: “Ho riferito al presidente dell’esito del lavoro di questi giorni, delle consultazioni che non hanno portato a un esito risolutivo. Ho spiegato le ragioni al presidente, ho illustrato gli elementi anche positivi che sono venuti attorno ad alcune proposte, ho descritto anche le difficoltà che sono derivate dalle preclusioni e da condizioni che io non ho ritenuto accettabili”, ha detto Bersani al termine del colloquio con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. “Il presidente ha ritenuto di condurre i suoi accertamenti” ha aggiunto Bersani prima di rientrare nella stessa stanza da dov’era comparso pochi minuti prima. Il che fa pensare che il segretario del Pd non abbia lasciato il Quirinale.

Dal linguaggio usato, alquanto criptico, si capisce che Napolitano ha congelato la situazione e che Bersani mantiene il mandato. Intanto già da da domani mattina alle 11 come annunbciato dal Quirinale, partono le  nuove consultazioni. Napolitano tenterà di abbattere i muri innalzati dalle altre forze parlamentari o identificare un nuovo nome che unisca almeno due delle tre principali rappresentanze votate dagli italiani. Si comincerà alle 11 con la delegazione del Pdl (della quale questa volta potrebbe fare parte anche Silvio Berlusconi). Nel pomeriggio il calendario stilato in tempi record dal Quirinale prevede alle 16 l’incontro con il Movimento Cinque Stelle (non si conoscono al momento le intenzioni di Beppe Grillo, che già oggi alcuni rumors davano in arrivo a Roma per incontrare i suoi parlamentari), alle 17 con Scelta Civica e alle 18 con il Partito democratico. Da parte democratica si registra diffuso dispiacere per questo tentativo andato a vuoto: «Coerenza e responsabilità di Bersani. Non ci si può piegare a richieste inaccettabili», scrive su Twitter il capogruppo alla Camera Roberto Speranza. Da parte del Pdl non sembrano esserci spazi per una riapertura del dialogo con il segretario del Pd: «Bersani ci ha messo del tempo per capire che non aveva i numeri – accusa il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri – Ora lo sa. Ha creato per ostinazione una situazione di stallo nel paese. Ha fatto l’indifferente di fronte agli insulti che gli hanno rivolto i grillini. Ha fatto crescere il malumore nel suo partito, che pure non lo ha ostacolato. La sua impresa è fallita». Quanto a Grillo, la proposta è quella di tenere in vita il governo Monti e far lavorare il Parlamento.

 

Il governo aspetta

ROMA – “Dopo qualche ora di riflessione, entro sera, mi recherò al Quirinale per riferire le mie valutazioni. Questo giro di ricognizione che ho fatto con le forze politiche e sociali  mi ha dato un quadro molto preciso della situazione economico, sociale e politico”. Sono queste le parole di Pier Luigi Bersani che annunciano l’ora decisiva, o meglio l’ora X,  il momento in cui si saprà se il capo dello Stato conferirà o meno l’incarico di formare il nuovo governo al segretario del Pd.
Un’ipotesi debole,- dicono i più scettici –  considerando i numeri e le mancate intese che il presidente incaricato non è riuscito a raggiungere durante le consultazioni e che quindi non potrà sfoggiare al Colle. Non è detta l’ultima parola,  pensa invece il capogruppo Pd al Senato, Luigi Zanda: “Il Paese è in condizioni gravi, ha detto. Per questo è necessario che  abbia al più presto un governo politico, che nasca dal risultato elettorale, perché solo un governo che nasca dal processo democratico può avere la forza per affrontare la crisi”.  E poi  Zanda prosegue con un certo ottimismo: “Pensiamo che ci sia ancora spazio per risolvere in modo positivo. Capita spesso che le partite, specie le più delicate, si risolvano nell’ultima fase, ma naturalmente è necessario che tutte le forze politiche e gruppi parlamentari sappiano assumersi le loro responsabilità di dare un contributo positivo. Non possiamo considerare contributo positivo l’apporre condizioni inaccettabili e irricevibili”. “Crediamo – ha insistito – che nel tempo che abbiamo davanti sia possibile dare una svolta positiva ed è questo l’appello che facciamo a tutte le forze politiche”.
Appello che, tuttavia, non sembra sia stato raccolto positivamente. Ieri il “no” a brutto muso del Movimento 5 Stelle con i due capogruppo Vito Crimi e Roberta Lombardi, i quali hanno addirittura definito la consultazione come una puntata di Ballarò.  Non sono serviti a nulla nemmeno gli appelli, non ultimo quello di Celentano che oggi ha acquistato un’intera pagina su La Repubblica per richiamare Beppe Grillo al buonsenso.

Insomma la strada di Bersani  è impervia e stretta e bisognerà percorrerla con la dovuta cautela per non inciampare in qualche buca profonda. Silvio Berlusconi, intanto, attende gli eventi:  prima fa pressioni sul nome del prossimo candidato Presidente della Repubblica e poi si dice pronto a formare un governissimo che Bersani dice non farà mai. Insomma il  sogno del cavaliere sembra quello di inserirsi tra i due litiganti. Anche Scelta Civica non sembra troppo soddisfatta dall’incontro.

Ma quale sarà lo scenario che presenterà Bersani?
Per ora non è dato a  sapere. Chiedere successivamente la fiducia su entrambi i rami del Parlamento significa fare i cosiddetti “numeri” legati tra l’altro ad un meccanismo delicatissimo. Qualcuno ha già iniziato a fare i conti di chi voterà la fiducia, chi si asterrà e chi lascerà l’aula cambiando gli esiti finali. Ma l’oste ancora non è arrivato.

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