Egitto: la nuova nomenclatura compie primi passi verso transizione

CAIRO – In Egitto, nel momento in cui la stabilità e la sicurezza del Paese mediorientale sta venendo messa a dura prova, le autorità egiziane sembrano puntare verso un’uscita onorevole per il presidente Hosni Mubarak.

Un’uscita di scena che ormai sembra essere l’unica via per poter porre fine allo stallo politico istituzionale in cui è caduto il Paese mediorientale a causa delle proteste anti Mubarak, scoppiate in Egitto dal 25 gennaio scorso. Per far si che avvenga una transizione rapida e indolore, la nuova nomenclatura politico-militare del Paese, sta percorrendo, a piccoli passi, la strada che dovrebbe portare al dopo Mubarak in Egitto. Oggi è apparso alla Tv di Stato il premier egiziano, Ahmed Shafiq. Il capo del nuovo esecutivo egiziano ha affermato che: “la maggioranza degli egiziani vuole un trattamento onorevole e rispettoso per il presidente che è stato al potere per lungo tempo, in modo civile, in armonia con la natura del popolo egiziano”. Un messaggio chiaro e preciso. Ripreso poco dopo dal vice presidente, Omar Suleiman che ha affermato: “Il presidente egiziano, Hosni Mubarak, resterebbe presidente nei prossimi mesi solo formalmente.

 

E’ il segnale che i ‘nuovi governanti’ hanno accettato alcune delle proposte avanzate dal ‘Comitato dei saggi’. Si tratta di un consiglio composto da personalità del mondo politico, economico e culturale egiziano. Tra queste l’imprenditore Naguib Sawiris, il segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa e Ahed Abdel Meghid. Il comitato, che proprio oggi ha avuto un incontro con Suleiman, ha formulato una proposta secondo cui Mubarak resta presidente, ma solo formalmente, e ha chiesto, tra l’altro, che venga garantita l’incolumità a tutti i manifestanti, che si formi un governo tecnico che guidi il Paese nella fase di transizione e ha ribadito che i Fratelli Musulmani non parteciperanno alle presidenziali di settembre, come gli stessi avevano già preannunciato. La proposta lanciata dal ‘Comitato dei saggi’ si basa sulle prerogative dell’art 139 della costituzione. Un articolo che prevede che Suleiman possa assumere le attribuzioni di capo dello stato. Sempre oggi, quasi a voler rassicurare i Paesi confinanti e in particolare Israele. Suleiman, nel corso di un’intervista all’emittente americana Abc, ha affermato che: “L’Egitto rispetterà fermamente il trattato di pace con Israele”. “Lo rispetteremo fermamente e non lo violeremo affatto”, ha precisato il vice presidente egiziano. Tra i due Paesi è in vigore un trattato di pace firmato nell’ambito degli accordi di Camp David del 1978. L’Egitto è stato il primo Paese arabo a riconoscere Israele. La notizia della proposta formulata dal ‘Comitato dei saggi’ ha raccolto anche l’approvazione dei manifestanti che però, hanno ribadito la loro volontà che il rais lasci il potere e se ne vada. Si prospetta quindi un passaggio di poteri ai vertici della nomenclatura politica dell’Egitto. Al vecchio leader egiziano succederebbe il suo vice e in contemporanea si favorirebbe la nascita di un nuovo governo tecnico di transizione fino al voto di autunno. Però, condizione essenziale affinchè tutto questo si possa realizzare è che Mubarak si dimetta.

 

In merito è intervenuto indirettamente il premier egiziano Shafiq che in un’intervista alla tv satellitare ‘al-Arabiya’ ha affermato: “E’ necessario che il presidente Hosni Muibarak resti capo dello Stato per ragioni di tipo legale. La sua permanenza alla guida del Paese è garanzia di sicurezza per tutto il Paese. Non credo che Mubarak accetterà di passare le sue deleghe al vice presidente Omar Suleiman”. Parole che sembrano voler stroncare sul nascere ogni possibile tentativo di mediazione, ma che in realtà indicano ancora una volta che in seno alle istituzioni egiziane è in corso un dibattito che potrebbe favorire la transizione. Tutto fa credere che la crisi in atto possa risolversi con un passaggio di potere. Una via d’uscita non rigettata nemmeno da Mohammed el Baradaei. Il leader moderato dell’opposizione ha affermato che: “Se questo avvenisse ritengo sia giusto garantire un salvacondotto al presidente Mubarak”. El Baradei ha centrato il problema.  Uno dei motivi per il quale Mubarak  non si dimette è che teme che se si dimettesse perderebbe tutto e potrebbe anche correre il rischio di essere processato. “Noi intendiamo voltare pagina e così facendo potremo condonargli il passato”, ha aggiunto quella che ormai è considerata la guida del processo di transizione in Egitto. Il quale ha anche, in due tempi, prima affermato, in un’intervista pubblicata dal quotidiano austriaco, ‘Der Standard’, di non avere ambizioni alla presidenza egiziana e che non si candiderà e poi, ha smentito tutto, affermando che nulla ostacola la sua candidatura alla presidenza se il popolo lo chiederà in un’intervista alla tv araba ‘al-Jazeera’.

 

Spinto dal vento di rinnovamento che spira in Egitto. Oggi Amr Moussa, altro esponente dell’opposizione, è sceso tra i manifestanti anti Mubarak in piazza Tahrir, al Cairo. “Condivido le aspirazioni di questa gente. I manifestanti chiedono a gran voce il cambiamento e le riforme. Chiedono che si apra una nuova era in Egitto. Le loro domande e aspirazioni sono le mie. L’Egitto ha bisogno di un nuovo inizio”, ha affermato l’ex ministro ed ora segretario della Lega Araba che, dopo aver rivelato di considerare un suo ruolo nel governo di transizione, non ha escluso anche la possibilità di candidarsi alla presidenza. Moussa in qualità di membro del ‘Comitato dei saggi’ sta in qualche modo, cercando di mediare tra manifestanti e il governo egiziano. Anche l’ex ministro crede che sia un bene per il Paese che Mubarak rimanga al suo posto fino alla fine del suo mandato. Intanto, la Tv di stato ha annunciato che il partito di opposizione ‘al-Wafd’ e il gruppo dei ‘nasseriani’ hanno accettato di partecipare al dialogo con le forze politiche nazionali promosso da Suleiman. Nel mentre non si sono registrate grandi reazioni politiche a quanto detto ieri da Mubarak in un’intervista all’emittente televisiva statunitense Abc. Il vecchio leader egiziano ha detto di volere andarsene, ma di non poterlo fare per evitare il caos al Paese. Intanto, il governo ha mantenuto l’impegno a garantire che le manifestazioni di oggi si potessero svolgere pacificamente. Addirittura il ministro della Difesa, Mohammed Hussein Tantawi si è recato di persona in piazza Tahrir per verificare le misure di sicurezza approntate. Il ministro ha passato in rassegna i militari schierati nei pressi della piazza per evitare nuovi incidenti tra i contestatori del presidente Mubarak e i suoi sostenitori.

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