Palasharp. Eco: “Non si può essere governati da uno schizofrenico”.

MILANO – Palasharp pieno con diecimila persone stipate per sentire gli appelli per le dimissioni di Silvio Berlusconi a Milano. “Libertà & Giustizia”, l’associazione presieduta da Sandra Bonsanti, ha organizzato la prima di una lunga serie di manifestazioni civili per opporsi alla deriva politica ed etica del berlusconismo. «Credevamo che il nostro presidente avesse in comune con Mubarak solo una nipote, invece ha anche il vizietto di non voler dare le dimissioni», ha esordito Umberto Eco, che poi ha così proseguito: «Siamo venuti qui a difendere l’onore dell’Italia per ricordare al mondo che non tutti gli italiani farebbero lo stesso, che non tutti i padri dicono alle figlie ‘dai dai che ci guadagniamo qualcosa’, non saremo molti ma sotto il fascismo tutti i professori universitari furono obbligati a prestare giuramento tranne 11 che non lo fecero e che persero il posto ma salvarono l’onore dell’università».

E per Eco chiedere le dimissioni oggi di Berlusconi significa salvaguardare il proprio onore: «Pochi mesi fa all’estero mi rivolgevano sorrisi di solidarietà, ora invece – ha raccontato – ci guardano male e chiedono ‘ma perchè voi non dite nulla?’ Perchè fa più rumore un reggiseno che cade di un articolo di fondo». Secondo Eco Berlusconi si dovrebbe dimettere «non per eccesso di satiriasi ma per eccesso di schizofrenia». L’intellettuale fa riferimento al caso Battisti: «Il presidente del Consiglio ha fatto una cosa giusta prendendosela con il Brasile che si rifiuta di estradare un condannato e difendendo così la nostra magistratura. E allora perchè se difende la magistratura quando accusa un altro, la delegittima quando accusano lui? E dire che lo vogliono solo convocare, questa è schizofrenia – ha concluso – e non si può essere governati da uno schizofrenico».

Saviano: “A pieno regime la macchina del fango”

La macchina del fango «che si abbatte su chiunque critica le politiche del governo», il silenzio sul voto di scambio «su cui invece vive il Paese», ma anche un invito a «evitare le divergenze e le divisioni» nella denuncia. Sono alcune delle questioni affrontate da Roberto Saviano nel suo intervento al Palasharp durante la manifestazione organizzata da Giustizia e Libertà per chiedere le dimissioni del premier Silvio Berlusconi. Un intervento, quello dello scrittore «anti-mafia» fra i più’ attesi e accolto da lunghi applausi. «Qui – ha detto – non si tratta di una parte che deve vincere sull’altra, ma del destino di un’intera nazione» e per questo è necessario «evitare divisioni». Dallo scrittore anche l’invito a guardare l’Italia da un’altra prospettiva, quella del Sud, perchè «la priorità delle notizie cambierebbe» e a «iniziare a pensare di più’ a ciò che siamo e a ciò che vogliamo». Oltre a Saviano, tanti i rappresentanti del mondo della cultura intervenuti, come Umberto Eco e Gustavo Zagrebelsky e poi Paul Ginsborg, in collegamento telefonico e l’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro in un video registrato. Sul palco anche il segretario generale della Cgil Susanna Cammusso. «Chiedere le dimissioni del premier per un paese più’ giusto – ha detto – non significa solo guardare alla magistratura, ma anche alla giustizia sociale».

Bonsanti: “Non c’è fascismo ma c’è regime”

«Non c’è il fascismo ma c’è un regime. Da bambina ebrea ho vissuto la solitudine e il terrore degli anni del regime, ma adesso non c’è il fascismo ma c’è un regime e c’è un dittatore» ha detto Sandra Bonsanti, presidente di L&G. «Dicono che siamo un’elite – ha detto Bonsanti -, siamo invece soltanto l’Italia più informata. Ci stringiamo attorno alla Costituzione, ai magistrati e agli scrittori come Saviano che rischiano la vita tutti i giorni. È il momento di voltare pagina. Berlusconi si è chiuso nel palazzo, nelle sue ville e nelle sue serate oscene. Ma ci sarà un’onda che lo costringerà alle dimissioni.

Zagrebelsky. “Democrazia avvilita. Premier simbolo del potere corrotto”

«Non siamo sul mercato, non abbiamo da chiedere per noi, nè posti nè danaro: assistiamo invece alla corruzione delle persone, all’elargizione di denaro in cambio di sottomissione e servizi. Chiediamo che cessi questo sistema di corruzione delle coscienze e di avvilimento della democrazia» ha detto Così Gustavo Zagrebelsky, presiedente onorario di Libertà e Giustizia. «Chiediamoci in questo quadro – ha detto Zagrebelsky – perchè le notti di Arcore sono esplose come una bomba nel dibattito politico pur in un paese non puritano come il nostro. Dicono che il moralismo deve restare fuori dalla politica, che ognuno a casa proprio deve poter fare quel che gli aggrada e che il pettegolezzo non deve mescolarsi con gli affari pubblici. È vero ma non è questo il caso. Se si trattasse soltanto della forza compulsiva e irresistibile del richiamo sessuale nell’età del tramonto della vita non avremmo nulla da dire. La domanda non è se piace o no lo stile di vita di una persona ricca e potente che passa le sue notti come sappiamo. La domanda molto semplicemente è invece: ci piace o no essere governati da questa persona? E questa è una domanda politica». A giudizio di Zagrebelsky, la richiesta di dimissioni del presidente del Consiglio «non è accanimento verso una persona». «Sappiamo che per ora quel sistema di potere – ha concluso Zagrebelsky – è incarnato proprio da Berlusconi, ed è da lui che occorre cominciare, non per fermarsi a lui, ma per guardare oltre».

Scalfaro: “Non arrendiamoci”

«Non arrendiamoci mai» è l’invito lanciato da Oscar Luigi Scalfaro in una videointervista trasmessa al Palasharp. «Ciò che fate è sacrosanto, bisogna muovere l’opinione pubblica, dipende da ogni cittadino – ha osservato Scalfaro – darsi da fare per far trionfare la democrazia sull’antidemocrazia». Secondo Scalfaro quella organizzata da Libertà e Giustizia è «una giornata limpida in cui chiedete l’applicazione della Costituzione come dovrebbe avvenire in ogni Paese democratico». «Da magistrato – ha continuato – porto con me il peccato originale di cercare la verità e applicare la giustizia. Mi sono sempre schierato – ha sottolineato – per una magistratura autonoma e indipendente. Se c’è, c’è la democrazia, ma se non c’è questa promessa non c’è democrazia». In particolare «quando il presidente del Consiglio attacca la magistratura, io penso – ha detto l’ex presidente della Repubblica – che sia azzardato perchè dovrebbe procedere per vie normali. La magistratura ha tra i suoi compito l’accusa e chi viene accusato ha il dovere di andare a rispondere».

Ginsborg: “Salviamo l’Italia”

Con lo slogan ‘Salviamo l’Italià Paul Ginsborg, in collegamento telefonico da Firenze con la manifestazione organizzata da Libertà e Giustizia a Milano, invita ad andare oltre il «rigetto del regime». Per farlo, secondo lo storico, «dobbiamo costruire dei ponti, sono d’accordo con Saviano quando dice che dobbiamo raggiungere anche gli altri e non solo noi, dobbiamo costruire ponti anche tra i diversi ceti sociali, perchè i ceti medi sono una grande forza insieme alle classi popolari e ai lavoratori organizzati». Per andare oltre, secondo Ginsborg, bisogna superare «la versione perversa del rapporto tra pubblico e privato che ci ha proposto Berlusconi in questi 16 anni, invitando tutti a essere dei predatori». Per ripartire bisogna invece puntare sul concetto di bene comune, come l’acqua e l’istruzione.

Camusso: “Noi abbiamo in mente la giustizia sociale”

«Non abbiamo in mente solo la giustizia della magistratura, ma la giustizia sociale, ciò che fa di ognuno di noi un cittadino» ha detto nel suo intervento Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil. «Sono due anni e oltre che il tratto costante è stato dividere le persone, i lavoratori, i cittadini italiani dagli stranieri, uomini e donne, studenti e istituzioni, ci hanno costretti – ha rimarcato Camusso – a guardare il povero come se fosse un perdente, a pensare che la disoccupazione sia solo un numero, mentre ci sono parole antiche da far rivivere: diritti, responsabilità, doveri e rispetto, persone e non corpi separati dalla mente, persone e non oggetti in vendita». «Dobbiamo parlare tra di noi perchè – ha sottolineato – c’è un Paese che forse non è migliore ma vuole essere più giusto e che ha bisogno di trovare un linguaggio comprensibile perchè c’è un insopportabile slittamento dell’uso delle parole: per parlare di un signore settantaquattrenne si parla di signorine diciottenni, mentre vorrei che si tornasse a un linguaggio di cose serie che sono la vita di ogni persona». In particolare, per Camusso, «è più facile parlare di velinismo che non della responsabilità e ricattabilità del presidente del Consiglio, è più facile ragionare per scorciatoie per non parlare delle responsabilità del Governo». Quasi citando Nanni Moretti, il leader Cgil ha sottolineato ancora che «le parole sono importanti per ridefinire un futuro, per tessere i fili di giustizia e libertà». Per questo ha invitato gli 11 mila del Palasharp «a tirare i fili da qui alla piazza del 13 febbraio, dei sindacati e dei lavoratori, perchè c’è un Paese che ha bisogno di ritrovare un linguaggio comprensibile e che – ha concluso – crede nel suo futuro».

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