Pontida, Lega Nord. La razza padana non è più unita

ROMA – La razza padana è scomparsa. Chissà cosa avrebbe detto Giafranco Miglio l’ideologo del Carroccio, guardando le camice verdi insultarsi gli uni contro gli altri, chi per attaccare Roberto Maroni, chi per portare alta la bandiera dell’unico fondatore Umberto Bossi, scandali a parte.

Di certo dal raduno di Pontida è emerso il malcontento generale, che alla fine ha dato l’impressione di una Lega in stato confusionale, incapace di confrontarsi pacificamente. Bastava vedere i cartelli, le foto con Maroni con il naso di Pinocchio, le offese contro chi, nelle alte sfere padane, non è più riconosciuto per il ruolo che ricopre.
Si è addirittura sfiorata la rissa tra maroniani e bossiani con tanto di minacce e insulti. Parole forti, che lasciano ben capire gli animi dei leghisti, che nonostante gli scandali sono tornati a manifestare sognando una Padania indipendente e libera.
Tuttavia nel tentativo di pacificare gli animi è arrivato il Senatur, poi sostenuto da Maroni.
“Io ho fatto la Lega non per romperla”, ha detto dal palco di Pontida, dopo aver invitato i militanti, che avevano fischiato anche Flavio Tosi, a evitare contestazioni. “Quando vi dicono che la Lega è rotta non pensate che sia vero. Niente insulti, niente fischi – ha detto rivolto alla base – non fate
felice la canaglia romana”. E al termine dell’intervento  Roberto Maroni ha raggiunto Bossi sul palco, e i due si sono abbracciati, tra gli applausi dei militanti. “La Lega non si sta dividendo come i lecchini di regime e i giornalisti scrivono sui giornali” , ha sostenuto il Presidente federale. “Però – ha aggiunto – mi spiace che la base venga trattata un pò male, perchè non ha strumenti per difendersi. C’è il rischio di litigare, ma non siamo ancora a quel livello, siamo in grado di modificare le cose. Non c’è niente di perso, c’è un momento di crisi di democrazia che risolveremo. Chi è incazz… Sappia che ha colpito nel segno – ha affermato Bossi – tutti noi abbiamo capito che volete contare di più e conterete di più, forse non era questo il
luogo per farlo, ma siete stati capiti”.
E infine Bossi ha invitato alla calma: “Le mani datevele l’un l’altro, come fratelli”. Un appello  che è piaciuto molto all’altra ‘animà del Veneto leghista, Luca Zaia. “Da oggi è diventato Bossi Gandhi Umberto”, ha detto il governatore veneto.
Per la prima volta, è toccato a Maroni, in quanto segretario, chiudere l’evento. “Non possiamo dividerci” –  ha affermato – . Questo è il messaggio che voglio si senta forte da Pontida: unità di un movimento che lotta per ottenere risultati concreti e il risultato concreto è la nostra libertà”. E quanto alle critiche arrivate da Umberto Bossi che, nel suo intervento dal palco aveva detto di non essere d’accordo con il segretario sulla necessità di abbandonare ogni ‘ambizione romanà, Maroni ha detto: «Ha ragione Umberto Bossi a dire che c’è anche Roma, ma i governatori devono restare qui per fare quello che Roma non può e non vuole fare. Caro Umberto, ha poi aggiunto rivolto al senatur, che era al suo fianco, devi andare giù a Roma a fare la guerra insieme ai nostri parlamentari”.
E sul fisco Maroni aggiunge: “Noi lotteremo perchè rimanga qua almeno il 75% degli introiti fiscali complessi, ha assicurato Maroni. “Sono soldi nostri, caro governo di Roma, e devono rimanere qua”.

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