Quirinale. Tradimento nel Pd, Bersani si dimette. Prodi rinuncia al Colle

Quarta fumata nera. Prodi non ce la fa. E’ scontro nel Pd

ROMA – Fumata nera anche per la quarta votazione per eleggere il XII Presidente della Repubblica. Flop per Romano Prodi, nonostante i buoni auspici, non ce la fa a raggiungere il quorum.

Infatti il professore bolognese incassa soltanto 395 voti, seguito da il candidato del M5S Stefano Rodotà, con 213 preferenze, mentre Anna Maria Cancellieri, candidata prescelta dalla coalizione capitanata da Mario Monti, si ferma a 78 voti.  Seguono poi Massimo D’Alema 15, Giorgio Napolitano 2, Franco Marini 3. Sette i voti dispersi, 15 le schede bianche, 4 le nulle. I votanti sono stati 732 su 1007. 

Intanto, il Partito Democratico è ancora frastornato dal deludente risultato.  I dirigenti del partito sono riuniti nella stanza di Pier Luigi Bersani alla Camera per discutere sul da farsi. Con il segretario ci sono Enrico Letta, Dario Franceschini, Anna Finocchiaro e i capigruppo Roberto Speranza e Luigi Zanda. 

Facce scure tra tutti i dirigenti del Pd. Nessuno parla, ma la delusione è evidente. L’unica a farsi sfuggire un eloquente  sconforto è stata Finocchiaro, a fotografare lo stato d’animo dei vertici del partito.  Ora il segretario dovrà decidere quale strategia adottare, se restare fermi anche domani sul nome di Prodi o cambiare di nuovo candidato.

Anche il leader di Sel, Nichi Vendola, definisce paradossale questa situazione: “Non ci vuole una grande sapienza per capire che il voto mancato a Prodi è tutto interno al Pd. Se il Pd non è in grado di vivere con limpidezza e responsabilità questa scelta, se loro devono fare il congresso sull’elezione del Capo dello Stato… ci facciano sapere chi ha vinto questo congresso”. Così conclude il governatore della Puglia.

Ma non è tutto. Quanto avvenuto allo spoglio ha davvero dell’incredibile.   Quarantaquattro voti in più a Stefano Rodotà erano  contrassegnati sulla scheda con ‘S.Rodotà’. Un numero che corrisponde a quello dei parlamentari di Sel, in modo da far ricadere su deputati e senatori del partito di Vendola una parte della responsabilità per la mancata elezione di Romano Prodi al

Quirinale. 

“Una  operazione vergognosa, organizzata scientificamente  da dentro il Pd da  chi non ha il coraggio e si nasconde cercando di far cadere su altri la responsabilità”, tuona la capogruppo al Senato Loredana de Petris. Operazione che però non è riuscita, spiega, perché anche Sel si è organizzata, firmando di fatto le proprie schede: ‘R. Prodì, hanno scritto infatti i parlamentari vendoliani per distinguere i loro voti. “Già avevamo avuto dei sospetti – racconta ancora de Petris ai giornalisti subito dopo il voto a Montecitorio – perchè da stamattina ci arrivano telefonate per chiederci se era vero che votavamo Rodotà e non Prodi”. Indubbio che questa operazione potrebbe segnare la fine dell’alleanza tra Sel e Pd.

Anche  Corradino Mineo dissente: «Se fossi Bersani convocherei immediatamente un Congresso e rinuncerei a fare una proposta mia, conflurei su Rodotà come preferirei o anche sulla Cancellieri. Io sarei per votare Rodotà», ribadisce Mineo, anche perchè «non capisco perchè le larghe intese si possono fare con il Pdl e non con il M5S».

Beppe Grillo, dal canto suo, non ha voluto commentare il risultato della quarta votazione. Tuttavia alle domande dei cronisti il comico genovese ha risposto: “Vincerà Rodotà”. Nel frattempo freme l’attesa per domani mattina in cui si terrà la quinta votazione. L’appuntamento è alle ore 10, come annunciato dal presidente della Camera Laura Boldrini.

 

Bersani dimissionario

Passano le ore e la questione si fa sempre più allarmante e la notizia del tradimento arriva dritta al cuore del segretario del Pd.  “Per me è troppo. Consegno all’assemblea le mie dimissioni. Operative da un minuto dopo l’elezioni del Presidente della Repubblica”. Questa la desolante conclusione di Bersani. 

“Abbiamo prodotto una vicenda di una gravità assoluta – ha aggiunto – . Sono saltati meccanismi di responsabilità e di solidarietà. Oggi è stata una giornata drammaticamente peggiore di ieri”. E infine: “Sull’elezione del presidente faremo un’assemblea domani e mi auguro che si trovi una proposta”.

 

“Continuerò a dare una mano. I capigruppo con me devono da subito contattare le altre forze politiche per trovare una soluzione definitiva sul Quirinale. Noi da soli il Presidente della Repubblica non lo facciamo», ha aggiunto il segretario dimissionario  all’assemblea. Me ne sarei andato al Congresso, ma ora non c’è alternativa. Ci sono pulsioni a distruggere e a questo non c’è rimedio – ha spiegato – spero che la mia decisione serva per arrivare a un’assunzione di responsabilità”. “Abbiamo preso una persona, Romano Prodi, fondatore dell’Ulivo, ex presidente del Consiglio,  inviato in Mali e lo abbiamo messo in queste condizioni», ha sottolineato Bersani. «L’assemblea è fatta di dirigenti che oggi hanno preferito l’ovazione e l’unanimità, poi uno su quattro di noi qui ha tradito. Prodi ha rinunciato, lo capisco, io non posso accettare quello che è successo e oggi il Pd impedisce una soluzione per il Quirinale. Con tutta la disponibilità e la responsabilità, per me è troppo. Ci sono state in alcuni pulsioni a distruggere senza rimedio. Spero che la mia decisione serva ad arrivare ad un’assunzione di responsabilità», ha concluso.

Prodi si dimette

”Oggi mi è stato offerto un compito che molto mi onorava anche se non faceva parte dei programmi della mia vita. Ringrazio coloro che mi hanno ritenuto degno di questo incarico. Il risultato del voto e la dinamica che è alle sue spalle mi inducono a ritenere che non ci siano più le condizioni. Ritorno dunque serenamente ai programmi della mia vita. Chi mi ha portato a questa decisione deve farsi carico delle sue responsabilita’. Io non posso che prenderne atto”.Questa la dichiarazione con la quale Romano Prodi rinuncia alla candidatura al Quirinale”.

 


Terza fumata nera

 

ROMA – Terza fumata nera per nominare il XII Presidente della Repubblica. Come avevano annunciato il Pd e il Pdl hanno votato scheda bianca. Aumenta il consenso per Stefano Rodotà che incassa 251 voti, seguito da Massimo D’Alema con 34, Romano Prodi 22,  Giorgio Napolitano 12, mentre Anna Maria Cancellieri, candidata di Scelta Civica arriva solo a 9 preferenze.

A seguire con 8 voti Claudio Sabelli Fioretti, il giornalista, che già ieri aveva ottenuto un paio di voti.  3 voti li ha presi anche Casaleggio, il fondatore del Movimento cinque stelle, a pari merito con il magistrato Gherardo Colombo e il senatore a vita Emilio Colombo. Questi gli altri voti: 7 a De Caprio, 6 a Marini, 5 a Mussolini, 5 a Palmieri, 4 a Bonino, 4 a Chiamparino, 4 a Merlo Ricardo, 3 a Borletti Buitoni, 3 a Cicchitto, 3 a Leo Ermanno, 2 a Castagnetti, 2 a Di Giovanpaolo, 2 a Martino.

Valanga di schede bianche, precisamente 465, mentre 47 sono state le schede nulle.
Nel pomeriggio è atteso il quarto scrutinio. Sel dovrebbe, come annunciato votare per Prodi, mentre il M5S insiste sul candidato Stefano Rodotà che oggi ha aumentato notevolmente i consensi a suo favore. “Rodotà, Rodotà”, gridano intanto i grillini che, riuniti in assemblea, battendo le mani sul tavolo, scandiscono il nome del loro candidato al Colle, dopo che i due capigruppo, Crimi e Lombardi, li hanno resi edotti sull’incontro di stamani con il giurista, nella sua casa romana.
Un incontro che ha smentito qualunque voce di un possibile passo indietro rispetto alla scelta di candidarlo al Quirinale, venuta dalla Rete e fatta propria dai parlamentari a 5 Stelle, dopo la rinuncia di Milena Gabanelli. A dare la notizia della reazione dei parlamentari è stato lo stesso Crimi, conversando con i giornalisti. Ma non solo.Crimi ha anche aggiunto: “Se il Pd voterà Stefano Rodotà al Colle  si apriranno praterie er il governo  dei cittadini e non più dei partiti.  E sarebbe «un governo di garanzia”. Parole che aprono un’altra occasione per il Pd.

Non essendo stata raggiunta la maggioranza dei 2/3 la presidente della Camera, Laura Boldrini, ha convocato una nuova seduta, la quarta, per le 15.30. In questa votazione sarà sufficiente ottenere la maggioranza assoluta per essere eletti al Colle.

 


 

 

Quirinale.  Il Pd cambia linea e candida Prodi, ma il M5S non lo voterà

ROMA – “Non siamo stati in grado fin qui di corrispondere alle nostre responsabilità e non abbiamo dato buona prova”.

Queste le parole di Pierluigi Bersani parlando all’assemblea dei grandi elettori del Pd. “Per responsabilità, se siamo adulti dobbiamo prendere atto che non siamo stati in grado di cogliere l’opportunità di eleggere una nostra figura prestigiosa, un uomo del lavoro come Franco Marini. Mi dispiace, capisco la sua amarezza”, ha detto il leader del Pd mentre gli elettori tributavano un lungo applauso a Marini.
In finale il segretario del Pd, Bersani, ha proposto all’assemblea dei grandi elettori il nome di Romano Prodi. L’assemblea ha accolto la proposta del segretario con una standing ovation e la proposta è stata approvata all’unanimità per alzata di mano. “Mi prendo la responsabilità di proporre Romano Prodi come candidato al Quirinale”, ha detto Bersani. Alla terza votazione, il Pd ha così deciso di votare scheda bianca, mentre nel pomeriggio, con il quarto voto, in campo scenderà la candidatura di Romano Prodi.  Identica cosa farà anche Sel.
Comunque vada l’alternativa Prodi ha subito incassato il “sì” da gran parte del centro sinistra e non solo, visto che Prodi è un nome circolato anche alle quirinarie del movimento 5 Stelle. Tuttavia Beppe Grillo fa sapere che i suoi non voteranno mai Prodi. “Nessuno nel Movimento 5 Stelle si è sognato o si sognerà mai di votare Romano Prodi”, ha precisato. “Il nostro candidato – ha ribadito – è Stefano Rodotà, ed è infastidito per le voci secondo cui potrebbe abdicare in favore di Prodi”.

Diversa la risposta di Sel: “Quella di Marini è stata una candidatura aperta alle larghe intese e la nostra indisponibilità non era sul nome ma sulla linea di avvicinamento a Berlusconi”, ha detto Gennaro Migliore  nel corso della trasmissione di «Citofonare Adinolfi» in onda su Radio Ies. L’esponente di Sel prosegue: “L’opzione Rodotà è il nome più in sintonia con il nostro identikit del presidente della Repubblica ma una candidatura come quella di Prodi, se condivisa, potrebbe essere interessante per noi e siamo pronti a realizzare un accordo sul suo nome”.

Anche Bruno Tabacci si dice soddisfatto: “La scelta di Prodi è quella giusta per il Paese e sono convinto che se sarà eletto lo saprà riunire. Di fronte ai passaggi difficili di questi giorni e alla durezza della crisi, il segnale finalmente unitario che giunge dall’assemblea di stamattina dei Grandi Elettori del primo partito della coalizione di centrosinistra va accolto con entusiasmo”.

“Ho sentito Prodi qualche giorno fa – ha precisato Rosy Bindi al temine dell’assemblea dei grandi elettori al Capranica – e lo voglio risentire presto: tra noi due c’è un’antica scommessa, gli ho sempre detto che sarebbe diventato presidente. Il centrodestra dice che il suo è un nome che divide? Anche Napolitano lo era ma una volta al Colle ha saputo diventare il presidente di tutti nel rispetto della Costituzione”. E poi: “Ora è il momento di pensare al paese. Noi abbiamo sempre seguito la Costituzione e cercato il dialogo con tutti nella scelta di un presidente della Repubblica condiviso, ma questo non è stato possibile”.

Anche i renziani sono d’accordo sul nome: “Romano Prodi come candidato alla Presidenza della Repubblica per noi è stata sin da subito la nostra prima scelta”. Ha detto Angelo Rughetti, deputato del Pd a margine dei lavori dell’Assemblea convocata stamattina dal partito. “L’indicazione di Prodi era alla base dei criteri che avevamo proposta a Bersani, al partito e a tutta la coalizione. Ora possiamo andare a testa alta nel mondo”.
Nel frattempo Romano Prodi, diretto interessato, si trova  in Mali, in missione  per conto dell’Onu. Domani farà rientro in Italia.

Prodi segna la rottura. Il Pdl invoca le elezioni

Critiche arrivano dal centro destra sulla scelta di Prodi. Prima fra tutte quella di Fabrizio Cicchitto: “Il Pd prima ha realizzato con noi una intesa su Marini che non ha potuto o voluto onorare. È evidente che la scelta su Prodi è di rottura. Bersani ha sottoposto all’on. Alfano una rosa di nomi, tutti di esponenti politici appartenenti all’area del Pd, ma in grado di essere al di sopra delle parti. È stato scelto di comune intesa l’on. Marini. Senonché nello scrutinio segreto il Pd non ha mantenuto gli accordi sottoscritti e una parte di esso una non ha votato Marini – prosegue il deputato Pdl -. Il Pd ha la responsabilità di bloccare le istituzioni perché sta facendo una sorta di congresso con il voto segreto per l’elezione del Presidente della Repubblica. Respingiamo questo uso delle istituzioni così come i tentativi di prevaricazione di coloro che vorrebbero imporre l’elezione di Rodotà attraverso la rete o attraverso manifestazioni fuori Montecitorio. Se non si troverà una soluzione equilibrata e condivisa né sulla Presidenza della Repubblica né su un governo condiviso l’unica strada sono le elezioni”. Silvio Berlusconi si dice addirittura «sconcertato» dalla decisione del Pd di candidare Romano Prodi al Quirinale. «È stato sacrificato – dice – il valore superiore della rappresentanza di tutti gli italiani nell’esclusivo interesse del Pdl».

Scelta Civica, invece, conferma come aveva previsto ieri, di puntare sul nome del ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, per la Presidenza della Repubblica. A  quanto si apprende, è in corso un dibattito per stabilire se  indicare il nome di Cancellieri a partire dalla terza  votazione o dalla quarta.

Ricordiamo che alla terza votazione, è previsto il quorum alto di due terzi dei voti. Nel pomeriggio, dal quarto voto, basterà la maggioranza semplice. Le votazioni si svolgono per chiamata nominale e a scrutinio segreto.

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