Germania. Il ministro Bahr lancia appello pro-immigrazione. Mancano infermieri e badanti

Da quelle parti il problema è il troppo lavoro, non l’assenza medicine per le cure basilari

BERLINO – La Germania pronta ad allargare le maglie delle leggi dell’immigrazione per garantire il flusso di infermieri qualificati e ostetricie di altissimo profilo. L’allarme incompetenza tra gli assistenti sanitari delle cliniche tedesche preoccupa il ministro della salute tedesca Daniel Bahr. Un appello, quello dell’esponente dell’Fdp, il partito liberale democratico di minoranza che sostiene il secondo governo Merkel, rilasciato direttamente al “Die Welt”, importante quotidiano tedesco di stampo conservatore che fu fondato dalle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale.

“Abbiamo bisogno dell’immigrazione. Anche se, da sola, non riuscirebbe comunque a coprire il problema delle cure”. Dichiarazioni curiose quelle di Bahr, che sottolinea una sorta di discrepanza di trattamento tra infermieri e medici e anche ingeneri, categorie quest’ultime il cui approdo in Europa è stato agevolato da tempo. Oltre all’appello a Bruxelles, il ministro è pronto ad abolire l’esame di abilitazione alla professione in Germania, che è impostato soprattutto ad agevolare l’immissione nel mercato del lavoro di figure non tedesche, solo se non sono presenti figure all’altezza tra la cittadinanza teutonica. “Ostacoli troppo elevati e costosi” secondo il Bahr. Un blocco che starebbe causando un ammanco di 30.000 infermieri secondo le stime della BPA, una associazione di assistenza privata. A cui da qui al 2030 potrebbero aggiungersi l’ammanco di almeno mezzo milione di badanti. Un falla da riparare in quello che è considerato il settore “in salute” con una sicurezza del posto di lavoro più elevata. Persino più sicura del comparto automobilistico, fiore all’occhiello del Paese.

A ben vedere quello tedesco non è solo una richiesta di manovalanza quantitativa, ma qualitativa. Non si cercano solo figure generiche, ma soprattutto quelle qualificate. In linea con le riforme che stanno cercando modificando il sistema sanitario tedesco. Un sistema sanitario nazionale sempre più incline a promuovere le eccellenze. Lo sta a dimostrare il provvedimento emesso recentemente dalla cancelleria tedesca, che staccato un ricco assegno a favore delle cliniche del paese. Coadiuvato da un sistema di disincentivi volti a frenare gli sprechi. In particolare, il governo sta cercando di eliminare il perverso meccanismo degli incentivi ad intervento. Un business che sta minando la stabilità e l’autosufficienza del sistema sanitario tedesco, che spesso sfocia in interventi superflui purché siano rimborsati. Magari per gonfiare le casse di strutture poco efficienti. Anche questo motivo era stata avanzata la proposta di tagliare alcune strutture generiche sul territorio e trasformarle in cliniche altamente specializzate, in grado di sopperire a problematiche avanzate. Un’emergenza.

Una situazione unica nell’Eurozona, soprattutto se si considera l’utilizzo della parola “emergenza”. Un vocabolo che stride se si considera la situazione che sta attraversando gli altri stati che condividono l’euro come la Grecia, Cipro, il Portogallo ed in parte la Spagna, costrette a privatizzare le strutture sanitarie per colmare il disavanzo di bilancio, spesso su indicazione di Bruxelles. O nella peggiore delle ipotesi, come in Grecia, a non poter somministrare cure indispensabili perché lo stato non è in grado di pagare le casa farmaceutiche che forniscono le medicine. O anche come l’Italia, che sta riducendo all’osso i finanziamenti e le assunzioni in quello che fino a vent’anni fa era considerato uno dei sistemi sanitari più avanzati al mondo. Situazioni che fanno emergere sempre più la sensazione che viviamo in Europa a due velocità anche sul tema dei diritti e dei servizi di base all’interno dei paesi più evoluti. Un Europa, a torto o a ragione, che divide anziché unire. In cui urge un upgrade di poteri, prima che il degrado civile distrugga le fondamenta di un progetto politico premiato, non senza polemiche, con il nobel per la pace lo scorso ottobre.

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