Federalismo. Il “ pactum sceleris” fra Berlusconi e Bossi

Un “mercimonio” secondo Massimo Donadi (Idv), che il leader leghista accetta di buon grado in ossequio alla sua ossessione federalista, nonostante il Paese sia diventato oramai una barzelletta nel mondo intero

ROMA – Dunque, in una cena svoltasi ieri sera, il leader della Lega Umberto Bossi e il premier Silvio Berlusconi hanno siglato un patto, fra i più deteriori della storia repubblicana: “io ti do il federalismo e in cambio tu mi sostiene nelle leggi ad personam”. Bossi non ha avuto niente da ridire, in nome di una “Lega antiladrona” disposta ora, in nome di un federalismo diventato nelle sue mani burletta e ossessione paranoide, a diventare complice, anzi protagonista delle impunità del primo ministro.

Evidentemente, il patto è stata quasi una scelta obbligata per entrambi. L’ossessione leghista infatti si coniuga con quella del Cavaliere per le minorenni e le giovani escort, sulle quali sta rischiando di giocarsi definitivamente il suo destino politico. Bossi ha dovuto acconsentire ad un turpe progetto di impunità, foriero di gravissimi danni all’impianto della giustizia in Italia, pur di soddisfare il dover essere leghista, diciamo così, la sua ragione sociale. Per questo si comprende la follia in cui questi due uomini stanno precipitando il Paese: l’uno sta architettando norme che scardineranno il processo penale e consentiranno a migliaia di imputati di farla franca; l’altro di conquistare un modello di Stato federale che soltanto la propaganda di regime riesce a disegnare come risolutore di ogni problema italiano, mentre, al contrario, sulle grandi questioni economiche e sociali (disoccupazione, debito pubblico, crescita economica, ricerca, istruzione pubblica) esso non incide per niente.

Soltanto un elettorato evidentemente aduso a pratiche come quella siglata ieri a Palazzo Grazioli fra Bossi e Berlusconi può accettare il “pactum sceleris” che il capogruppo alla Camera dell’Idv Massimo Donadi ha chiamato con il suo vero nome, cioè “mercimonio”, perché “uno aumenta le tasse e serve a Bossi a pagare le cambiali elettorali al Nord, l’altro uccide la giustizia e annulla migliaia e migliaia di processi solo per salvare Berlusconi dai suoi”. Un elettorato che non comprende, che non sa, che non legge, rintontito dalla scandalosa propaganda dei telegiornali di regime e che riassegna, secondo l’ultimo sondaggio dell’Ipr condotto per TG7, al Cavaliere oltre il 30% dei suffragi, nonostante il regime politico italiano sia oramai diventato una barzelletta per il mondo intero. È in questo quadro che matura la convinzione, in Antonio Di Pietro, di organizzare un presidio permanente di piazza. Berlusconi non si dimetterà mai – quasi urla il leader dell’Italia dei Valori –  anche perché in Parlamento ci sono dei deputati non eletti nel Pdl che si sono venduti per trenta denari. E siccome non si riescono a trovare 316 parlamentari che possano sfiduciare questo governo, l’unica soluzione è che i cittadini mandino a casa Berlusconi attraverso le manifestazioni di piazza e i referendum promossi dall’Italia dei Valori, tra cui quello sul legittimo impedimento”.

Le stime sulle conseguenze del federalismo municipale sono assai incerte. Secondo la Cgia di Mestre, “con il decreto sul federalismo municipale, a guadagnarci, almeno per il momento, sono le Regioni del Centro Nord”. In altri termini, i Comuni delle Regioni centro-settentrionali, secondo una proiezione degli analisti della Cgia, avranno più soldi dal modello federalista della Lega, anche se, precisa lo studio, si tratta di un risultato per ora parziale in quanto “è previsto l’istituzione di un Fondo sperimentale di riequilibrio che avrà il compito di eliminare queste disparità territoriali”, le cui funzioni sono però ancora un mistero.

Ma intanto prosegue senza sosta l’opera di accaparramento di nuovi deputati alla Camera da parte delle truppe berlusconiane. “Sono convinto che presto raggiungeremo quota 28” afferma Domenico Scilipoti, l’oramai famoso transfuga dal gruppo dell’Idv. In queste ore si parla di nuove adesioni da parte di Aurelio Misiti (uscito dall’Mpa) e Ferdinando Latteri (che ancora siede fra i banchi del medesimo gruppo del governatore siciliano Lombardo). Ma spuntano anche i nomi di Daniela Melchiorre e Italo Tanoni (ma quest’ultimo ha smentito). Molti sperano in una poltrona, la più comoda e soffice disponibile.

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