Produzione industriale a picco. Debito pubblico alle stelle

 MILANO – Mentre in Parlamento si discute sui rimborsi alle imprese, l’eco dei dati economici riecheggia come quello di un tamburo funebre. A marzo, nel Bel Paese si registra un crollo del 5,2% rispetto allo stesso mese del 2012. Per Eurostat si tratta del peggior dato tra le grandi economie continentali. Come se non bastasse, anche il debito pubblico crolla a picco. Intanto, stando ai dati diramati dalla Banca d’Italia, il debito pubblico italiano a marzo si è attestato a quota 2.034,725 miliardi di euro. Si tratta di un nuovo record storico dopo i 2.022,7 miliardi raggiunti nel mese di gennaio del 2013, mentre a febbraio era sceso a 2.017,6 miliardi. A marzo è aumentato di 17,11 miliardi di euro rispetto a febbraio 2013 e di 79,6 miliardi di euro rispetto a marzo del 2012. Tornando alla produzione industriale, si registrano flessioni anche in Germania (-1,5%) e in Francia (-1,6%). Nell’Eurozona il calo complessivo è stato dell’ 1,7%. Forti crescite si sono registrate in Olanda (+11,1%) e nei Paesi baltici. Meno allarmanti i dati congiunturali (variazioni mensili). In quest’ottica, si conferma in recupero la produzione industriale europea visto che nel mese di marzo è infatti salita dell’1% nell’Eurozona e dello 0,9% nell’Ue a 27 Paesi, rispetto al febbraio scorso, dopo i rialzi meno marcati del mese precedente. Anche in questo caso, tuttavia, l’Italia cede lo 0,8% mensile. Aumenti oltre la media – invece – per Germania (+1,7%), Spagna (+2,1%), Finlandia (+3,8%), Olanda (+4,5%) e Portogallo (+5,3%). La Francia, col -0,9%, accompagna l’Italia col segno negativo.

Casa, compravendite a livelli del 1985

Effetti della crisi economica senza fine. Crolla a picco anche il mercato immobiliare che nel 2012 torna ai minimi livelli toccati nel lontano 1985. L’anno scorso le compravendite hanno subito un vero e proprio crollo diminuendo del 25,7% sul 2011 a quota 448.364. Si tratta, secondo il rapporto immobiliare 2013 di Abi e Agenzia delle Entrate, del peggior risultato dal 1985 quando le abitazioni comprate e vendute erano state circa 430 mila. Nel 2012, stando al rapporto realizzato dall’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate in collaborazione con l’Abi presentato oggi a Roma, si è avuta una riduzione del 27,5% rispetto al 2011 per i volumi di compravendite delle case (a 448.364 numero di transazioni), con un calo inferiore per i capoluoghi (-24,8%), e maggiore nei comuni non capoluogo (-26,1%). A livello territoriale l’area del nord-est, dove si realizza il 18,3% del mercato nazionale, è quella che ha subito il calo più elevato delle compravendite nel 2012 rispetto al 2011 (-28,3%). Sempre lo scorso anno sono state vendute case per un totale di circa 46,4 milioni di metri quadri (-25,4% sul 2011), con una superficie media di circa 104 mq. Da segnalare è anche la forte diminuzione del valore di scambio complessivo, stimato in circa 75,4 miliardi di euro, quasi 27 in meno del 2011. Nelle principali città italiane (Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo, Genova, Bologna, Firenze) il calo delle compravendite è stato del 22,4% con un valore di scambio stimato di circa 19,5 miliardi di euro, ovvero 5,7 in meno rispetto al 2011. Tiene invece l’indice di accessibilità che misura la possibilità di accesso alle famiglie italiane all’acquisto di una abitazione. Dopo un anno e mezzo di calo, nel secondo semestre 2012 è migliorato con la quota di famiglie che dispone di un reddito sufficiente a coprire almeno il 30% del costo annuo del mutuo per l’acquisto di una casa di poco superiore al 50% come per il primo semestre 2010.

 

Giù anche l’inflazione: ad aprile 1,1 annuo

Frena ancora l’inflazione, portandosi ad aprile all’1,1% su base annua, in forte calo rispetto all’1,6% di marzo. Lo riferisce l’Istat, che ha corretto al ribasso la stima preliminare sull’aumento dei prezzi ad aprile dall’1,2% precedentemente calcolato. Su base mensile l’inflazione è stata nulla, contro la precedente rilevazione che indicava un incremento dei prezzi dello 0,1%. Il dato di aprile rappresenta il livello più basso dal dicembre del 2009 (1,0%). Per l”Istat il forte rallentamento dell’inflazione ad aprile “è principalmente imputabile alla frenata dei prezzi dei beni energetici che calano del 2,1% rispetto a marzo e registrano una diminuzione dello 0,9% su base annua (dal +3,4% di marzo). Questo andamento è il risultato di una dinamica comune a entrambe le componenti (regolamentata e non)”. Sempre nel mese scorso, l’inflazione di fondo, cioè calcolata al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, scende all’1,2% (era +1,4% a marzo). Per l’intero 2013, l’inflazione acquisita è di un punto percentuale.  Quanto al cosiddetto ‘carrello della spesa’, cioè l’insieme dei prodotti acquistati con maggiore frequenza dai consumatori, i prezzi diminuiscono dello 0,1% su base mensile e crescono dell’1,5% su base annua, in ulteriore rallentamento dal 2,0% di marzo. Si tratta del tasso tendenziale più basso dal novembre del 2009, ovvero da quasi tre anni e mezzo. I maggiori incrementi su base mensile interessano i prezzi delle Comunicazioni (+2,2%) e dei Servizi ricettivi e di ristorazione (+1,2%). Aumenti congiunturali più contenuti si rilevano per i prezzi dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche e delle Bevande alcoliche e tabacchi (per entrambe +0,2%). In calo sul mese precedente risultano i prezzi delle divisioni Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-0,8%), Trasporti (-0,5%), Ricreazione, spettacoli e cultura (-0,3%), Abbigliamento e calzature e Servizi sanitari e spese per la salute (per entrambe -0,1%). Rispetto ad aprile 2012, i maggiori tassi di crescita si registrano per Istruzione (+2,9%), Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+2,7%), Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+2,4%) e Altri beni e servizi (+2,0%). Per la Federconsumatori, invece, “l’Istat prosegue con la rilevazione di un crollo dell’inflazione del tutto inesistente. Come ribadiamo da anni, l’unico dato che conosce un continuo ed inarrestabile crollo è quello relativo alla contrazione del potere di acquisto delle famiglie”.

 

Banche, crollano prestiti

Ad aprile, calano ancora i prestiti bancari alle famiglie e alle imprese. Secondo il rapporto mensile Abi sono scesi del 3,1% a 1.458 miliardi di euro. Il totale degli impieghi è sceso del 2,12% a 1.907 miliardi. Il ribasso sarebbe da attribuire al permanere della debolezza della domanda e all’andamento del Pil.

 

 

 

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