Riforme. Passa la mozione della maggioranza. Pd diviso, Giachetti, ci riproverò

ROMA – Con 436 voti a favore, 134 contrari e 8 astenuti anche la Camera ha approvato la mozione della maggioranza sulle riforme. In precedenza era stata anche approvata la mozione della Lega. Respinta invece quella presentata da Sel. L’approvazione della mozione di maggioranza è stata salutata da un applauso dai banchi della maggioranza.

La Camera ha inoltre respinto anche la mozione presentata dal MoVimento Cinque Stelle con 476 voti contrari e 103 a favore. Alcune parti sono risultaten precluse dall’esito delle votazioni precedenti.  La mozione di Sel era stata respinta da 547 voti contrari e 33 a favore. Mentre quella della Lega, unica votata dai gruppi di maggioranza oltre alla propria, è stata approvata con 436 deputati a favore e 134 contrari.

Giachetti: “Ci ho provato e ci riproverò”

“Io ci riproverò”, ha detto Giachetti, nonostante al termine delle dichiarazioni di voto Giachetti ha preso la parola per “esprimere piena adesione alla mozione di maggioranza” sulle riforme costituzionali ed ha ringraziato chi ha voluto aderire alla sua mozione per il ritorno al Mattarellum.  Quanto alla cancellazione del porcellum “ci ho provato una volta – dice Giachetti   – e mi è andata male, ci ho provato adesso e mi è andata male. Amichevolmente a Letta e a tutto il governo dico che potete stare tranquilli, appena possibile, magari con maggiore fantasia, ci riproverò”.

Non va dimenticato che la mozione Giachetti è stata sostenuta da Sel e dal M5S.  Gennaro Migliore capogruppo Sel aveva precisato che: “il ritorno al Mattarellum è il risarcimento per l’elettorato che è stato strapazzato e umiliato da una legge che non meritava per tre volte. Ed è mortificante per il Parlamento non cambiare dopo i rilievi svolti sulla legge dalla Corte di Cassazione e il percorso avviato sulle riforme”. “Abbiamo votato la mozione Giachetti. Questo pur di eliminare il Porcellum”, ha detto, invece, il vicecapogruppo M5S alla Camera, Riccardo Nuti. Per Nuti è la prova “che non vogliono cambiare il Porcellum. Giachetti ha votato la sua mozione insieme a pochissimi altri”.

I deputati del M5S scatenati sul web
Deputati M5s scatenati sui social network, facebook e twitter, per il no del Pd alla mozione presentata da Roberto Giachetti, parlamentare democratico. Giulia Sarti sottolinea: «Bocciata mozione Giacchetti. Niente ritorno al Mattarellum. M5S e Sel hanno votato a favore». «Il Pd ha appena votato contro la mozione di un suo deputato che aboliva il porcellum, noi abbiamo invece votato a favore. Complimenti al Pd», ironizza Roberto Fico. Sarcasmo da  Donatella Agostinelli: «Che bello votare per una mozione del Pd che chiedeva il ritorno al Mattarellum non votata neppure da loro…cominciamo a fare scouting». Punge Laura Castelli: «Un deputato del Pd di Collegno ritira la sua firma sulla mozione Giachetti…paura di non essere rieletto? Quando la coerenza non è di casa». Fabiana Dadone parla di «Attimi di follia!». E ancora Giulia Di Vita: «Mi fa ancora impressione veder scoppiare applausi e ovazioni sia da destra che da sinistra contemporaneamente. E per il porcellum poi».

Riccardo Nuti: «Si è votato in aula se abolire il porcellum, noi come M5S abbiamo votato SÌ + 9 del pd e 1 del pdl si. Pd Pdl e Scelta civica hanno votato no. Non vogliono eliminare il porcellum. Poco dopo tutti (tranne noi) hanno votato contro la nostra risoluzione che eliminava certi scempi di questa legge elettorale». Vincenzo Caso: Giachetti + altri 50 (Pd) presentano una mozione per abolire il porcellum e ripristinare il mattarellum immediatamente e nel frattempo avviare una riforma del sistema elettorale. Voti a favore: M5s, Sel e Giachetti. Il Pd vota contrario…«. Spazio anche a un pizzico di ironia da  Patrizia Terzoni: »Appena la Boldrini dice: ‘chiusa la votazionè fuggì fuggì in aula… Peccato che non era l’ultima! La Boldrini quindi: ‘scusate ma mancano ancora due votazioni!’. Applausi del M5S e gran figuraccia degli altri«.

 

Dubbi e preoccupazioni nel PD

l Senato ha approvato la mozione di maggioranza, firmata da Zanda,  Schifani, Susta e altri, sulle riforme costituzionali con 224 voti a favore, 61  contrari e 4 astenuti. Approvata anche la mozione della Lega, a prima firma Calderoli,  con 224 voti a favore, 59 contrari e 4 astenuti, e la mozione Zeller. Bocciata la  mozione del Movimento 5 Stelle e quella di Sinistra Ecologia e Libertà.

In precedenza il Senato aveva respinto la richiesta del MoVimento 5 Stelle di procedere alla votazione per prti separate sulla mozione di maggioranza. Richiesta contro la quale si sono subito espressi la senatrice del Pd Rita Ghedini e il capogruppo Pdl Renato Schifani. «È una richiesta per trovare convergenze, non per dividere», ha detto il capogruppo grillino Vito Crimi in Aula. Ma il Senato ha comunque respinto la richiesta.

I dubbi del PD

Tuttavia,  la situazione rimane tesa e salgono i dubbi da parte di molti esponenti del Partito democratico. Infatti, quarantatre parlamentari Pd, fra i quali Rosy Bindi a Pippo Civati, Enzo Zavoli, Laura Puppato, Vannino Chiti, Felice Casson, Sandra Zampa, hanno sottoscritto un documento che mette nero su bianco perplessità e rischi della mozione di maggioranza sulle riforme. “In merito alla mozione di maggioranza oggi in votazione a Camera e Senato relativa al processo di riforma costituzionale, pur apprezzando i miglioramenti introdotti rispetto all’impianto originario, manifestiamo alcune preoccupazioni», scrivono i parlamentari di centrosinistra.
 
A loro giudizio «la deroga alla procedura di revisione costituzionale rappresenta un oggettivo problema e un pericoloso precedente». Inoltre «l’estensione delle materie soggette a riforma cui si fa riferimento nella mozione configurano una riscrittura sostanziale della seconda parte della Costituzione la quale semmai esigerebbe un sensibile rafforzamento del sistema delle garanzie procedimentali». Ed «è quanto meno discutibile che
siano le Camere a chiedere al Governo di impegnarsi a varare un disegno di legge costituzionale che introduca una tale deroga su materia eminentemente parlamentare quale quella della procedura di revisione costituzionale».

«Sulla questione della forma di Governo – è scritto inoltre nel documento- è indispensabile che il lavoro istruttorio del Comitato sia preceduto da un dibattito e un indirizzo del Parlamento». E «nella parte finale del dispositivo si prospetta anche l’ipotesi, dalla quale dissentiamo, di un solo progetto di riforma complessiva anziché, come si richiederebbe, di provvedimenti distinti per titoli e materie sui quali, in Parlamento, possano liberamente prodursi maggioranze non precostituite e diverse in ragione dei singoli, specifici oggetti. Del resto, tutti i quattro »saggi« nominati dal Presidente Napolitano che si sono occupati della questione, su questo punto concordemente, hanno prospettato, a conclusione dell’iter, referendum confermativi »distinti per singole parti omogenee.

Infine, «nel testo della mozione – denunciano i parlamentari pd – si stabilisce un nesso tra il buon esito delle riforme costituzionali e, a valle, l’eventuale e conseguente riforma delle legge elettorale, con il concreto rischio della ennesima,  deprecabile stabilizzazione del »porcellum«, in aperta contraddizione con il solenne impegno da tutti proclamato della sua cancellazione.

In calce al documento ci sono le firme  di Franco Monaco, Donatella Albano, Silvana Amati, Maria Amato,  Rosy Bindi, Antonio Bocuzzi, Giovanni Burtone, Laura Cantini, Sabrina Capozzolo, Felice Casson, Vannino Chiti, Monica Cirinnà, Pippo Civati, Roberto Ciacianich, Paolo Corsini, Paolo Cova, Rosa Maria De Giorgi, Marco Di Maio, Nerina Dirindin, Marco Filippi, Carlo Galli, Nadia Ginetti.  E ancora: Chiara Gribaudo, Sergio Lo Giudice, Mauro Marino, Michela Marzano, Donatella Mattesini, Davide Mattiello, Corradino Mineo. Margherita Miotto, Michele Nicoletti, Pamela Orrù, Venera Padua, Valentina Paris, Luca Pastorino, Stefania Pezzopane,  Ernesto Preziosi, Laura Puppato, Lucrezia Ricchiuti, Alessia Rotta, Walter Tocci, Sandra Zampa, Sergio Zavoli.

Letta deluso da SEL

Letta, invece, si dice preoccupato per la scelta di Sel che ha votato contro la mozione di maggioranza. Il premier lo ha detto parlando in Aula alla Camera, durante il dibattito sulle riforme e sottolineando che il percorso immaginato garantisce il «rispetto per il Parlamento». Letta ha aggiunto: «Dico al collega Migliore che avrei voluto dare un parere diverso», ma il governo non può farlo dopo «l’annuncio del voto contrario sulla mozione della maggioranza, che mi ha sorpreso…».

Epifani si appella alla minoranza

Al percorso di riforme deve partecipare anche la minoranza, perché se si fallisse questa volta è difficile immaginare le conseguenze in termini di «credibilità della rappresentanza politica». E’ quanto chiede il segretario Pd
Guglielmo Epifani, parlando in aula alla Camera durante il dibattito sulle riforme: «Il Pd condivide da tempo la necessità di mettere fine a una permanente transizione istituzionale, fattore di debolezza economico, democratico e civile». Per il leader democratico, bisogna «muoversi nel solco della Costituzione, per consentirle di avere un futuro».  «Non è – ha aggiunto – una fase costituente, siamo già costituiti, non abbiamo bisogno di un potere costituente di per sé illimitato. Portiamo e chiediamo rispetto dei principi supremi. È interesse di tutti che vi siano diritti e doveri, regole e procedure, che non siano nella disponibilità di una maggioranza. Questo è il senso profondo delle Costituzioni.  Mi rivolgo ai colleghi che sono in minoranza, partecipate a questa discussione: abbiamo tutti gli stessi diritti e gli stessi doveri. Possiamo davvero farcela? E se dovessimo fallire, quale perdita di credibilità della rappresentanza politica ci sarebbe?».

 

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