Ruby. Berlusconi non molla. Le probabili strategie difensive del Cavaliere

MILANO – La decisione del gip di Milano di accogliere la richiesta di rito immediato avanzata dalla procura ha inferto un duro colpo a Berlusconi.

Con i tempi del rito ordinario e quindi la celebrazione dell’udienza preliminare, infatti, il Presidente del Consiglio prima del rinvio a giudizio avrebbe forse fatto in tempo a terminare la legislatura, mentre il prossimo 6 aprile dovrà presentarsi in aula. Chi crede però che Berlusconi si presenterà davanti alle 3 donne che dovranno giudicarlo senza batter ciglio si sbaglia di grosso. Il Cavaliere è intenzionato a dar battaglia.

Le incompetenze del tribunale di Milano secondo Berlusconi
Se non ci fosse stato il rito immediato la strategia per sfuggire al processo sarebbe stata parlamentare: cercando di ingrossare numericamente la maggioranza, come per altro continuerà a fare, il Presidente del Consiglio avrebbe spinto per l’approvazione di altre leggi ad personam, sulla falsa riga del processo breve (peraltro ancora in discussione) o del lodo Alfano. Così dovrà ricorrere ad un’altra strada, come per altro già annunciata dai vari Cicchitto, Gasparri e cioè quella dell’incompetenza.

Fin da quando è uscito il caso Ruby e l’ipotesi di imputazione per il Presidente del Consiglio per concussione e prostituzione minorile, la maggioranza ha gridato alla incompetenza funzionale del tribunale di Milano. Cosa vuol dire e perché?

La legge prevede che alcune figure della vita pubblica se commettono reati nell’esercizio dei poteri loro conferiti dalla carica che rivestono debbano essere giudicati da organi diversi rispetto ai tribunali ordinari. Come il Presidente della Repubblica viene giudicato dal parlamento in seduta comune, così i ministri vengono sottoposti al giudizio di un tribunale speciale che si chiama, appunto, il tribunale dei ministri. Secondo la maggioranza quindi, Berlusconi, andrebbe processato non dal tribunale di Milano, perché i presunti reati a lui imputati sarebbero stati commessi, qualora venga provato, nell’esercizio delle sue funzioni di Presidente del Consiglio. Questa tesi è comunque impossibile da condividere: le funzione del Capo del Governo, infatti, non prevedono né che ci siano feste a base di prostitute minorenni, né che si telefoni per chiedere informazioni e fare pressioni, o tantomeno il rilascio, di persone fermata dalla polizia.
C’è chi chiede l’incompetenza territoriale. Arcore e ciò che succede in quel comune è di competenza del tribunale di Monza quindi i giudici di Milano debbono passare il fascicolo. Vero? Non proprio. Arcore è nella giurisdizione del tribunale di Monza, ma Berlusconi è accusato di due reati: la prostituzione minorile, consumatosi ad Arcore, e la concussione, avvenuta alla questura di Milano. Tra i due reati quello più grave (pare assurdo ma è così), è proprio la concussione e per un principio giuridico il processo è di competenza del tribunale di Milano.

A cosa serve, quindi, chiedere l’incompetenza? Serve a rinviare la data di celebrazione del processo di circa otto mesi. Se la difesa di Berlusconi, infatti, nella prima udienza dovesse sollevare l’incompetenza del Tribunale di Milano, i giudici non dovranno far altro che prendere atto della richiesta ed adire l’organo della magistratura competente per dipanare questo conflitto di attribuzione, cioè la Corte Costituzionale. C’è anche la possibilità che ad adire la Corte sia direttamente il Coniglio dei Ministri, ma questa ipotesi al momento sembra più difficile.

Tutto quindi passerebbe nella mani della Consulta, che tra pochi mesi cambierà nuovamente presidente, e nella speranza che a rimpiazzare i giudici giunti a scadenza del mandato possano arrivare togati amici che sentano il “fumus persecutionis”.

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