Datagate, asilo Snowden. Apertura dalla Bolivia. Il Venezuela approva l’operato

ROMA – Ci sono i i “no” della Spagna, del Brasile, dell’India, della Svizzera, Irlanda, Finlandia Austria e Norvegia e Polonia e Olanda. Ci pensano su Bolivia, Italia, Venezuela e Islanda. C’è suspance sul futuro di Edward Snowden, la talpa del Nsagate che con le sue rivelazione sull’operato delle agenzie di intelligence americana sta mettendo in imbarazzo gli States.

Ventuno le richieste dell’ex tecnico della Cia, che da domenica 23 giugno vive nel ”limbo legale” della zona di transito dell’aeroporto Sheremetevo di Mosca. Tramite fax, il ventinovenne statunitense ha inoltrato richieste a Austria, Bolivia, Brasile, Cina, Cuba, Finlandia, Francia, Germania, India, Italia, Irlanda, Paesi Bassi, Nicaragua, Norvegia, Polonia, Russia, Spagna, Svizzera e Venezuela.

Ma la modalità con cui questa richiesta è stata inoltrata è finita nei limbi burocratici di molte cancellerie, tra cui quella norvegese e quella austriaca, che rivendicano la procedura necessaria per accettare di valutare una domanda di asilo politico: quella che sia presentata da un individuo all’interno o alla frontiera del territorio del proprio stato. Di questo avviso anche la Farnesina, che ha fatto sapere che la richiesta non rispetta le procedure. Ma comunque la questione non è stata ancora chiusa. Anche se un si appare un miraggio. Certo è che Snowden attualmente non è nella condizione di muoversi dalla Russia, dopo che è stato invalidato il suo passaporto da parte degli Stati Uniti. Quindi se la richiesta vuole esser accettata certamente deve esser fatta con uno strappo alle regole.

Sulla questione Datagate è intervenuta anche il ministro degli esteri Emma Bonino, più incentrata sui risvolti diplomatici che sulla richiesta di asilo: “Questa vicenda ha i suoi aspetti ironici. Vedere la Russia, così ‘attenta’ nel controllare capillarmente i propri cittadini, trasformarsi in paladina della libertà, fa sorridere. Ci siamo mossi immediatamente e abbiamo chiesto una verifica alle controparti americane. La vicenda – sottolinea Bonino – è molto spinosa. E mi sembra evidente che siano necessari tutti i chiarimenti”.

Ma la sua lunga permanenza in Russia rimane certamente in dubbio. La domanda di asilo politico alla Russia è infatti stata ritirata dallo stesso Snowden dopo che esser venuto a conoscenza delle condizioni richiesta dalla Russia per l’accettazione della richiesta: il silenzio stampa sulle azioni del Prism e delle agenzie di intelligence sulla privacy degli utenti americani ed europei. Putin, per bocca del portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, ha fatto comunque sapere che l’estradizione negli Stati Uniti è esclusa, visto che da quelle parti vige la pena di morte. Mentre dopo i decisi passi avanti e sempre per problemi legati alla Russia si è fatto indietro l’Ecuador, che nei giorni scorsi aveva messo in discussione i rapporti commerciali con gli Stati Uniti pur di mettere a sicuro l’uomo chiave di quello che in America chiamano il caso Datagate. Ma è proprio il rischio di mettere a repentaglio i rapporti diplomatici che frenano le avances di Snowden verso i diplomatici di mezzo mondo.

Chi di questi problemi non ha cura è François Hollande, che ha dichiarato di non aver ricevuto domanda da parte della Talpa che con le sue dichiarazioni ha scatenato le ire delle principali cancellerie europee. Un’indignazione sottolineata nei giorni scorsi con parole durissime: “spiati dagli alleati americano sullo stile di quanto avveniva in Russia durante la guerra fredda con paesi satelliti” il sunto delle dichiarazioni. Chi più ha puntato i piedi è assolutamente la cancelliera tedesca Angela Merkel, che secondo bene informati avrebbe richiesto spiegazioni a Obama durante il G8 e anche durante il summit tedesco immediatamente successivo all’incontro nordirlandese. Ma là la questione Datagate è stata ritenuta dall’opinione pubblica inaccettabile sin dalle prime dichiarazioni.

In questo scenario, assai confuso, e in cui le informazioni si susseguono e si smentiscono a vicenda c’è da registrare un apertura a favore di Snowden: quella boliviana. Secondo quanto riporta Russia Today, il presidente della Bolivia Evo Morales avrebbe manifestato un’apertura alla richiesta di asilo di Snowden. “Sì, perché no?”, la risposta di Morales ad una domanda durante l’intervista sul tema. Secondo quanto si apprende il capo dello Stato boliviano ha precisato che il suo Paese non ha ancora ricevuto una richiesta, ma che “se ci sarà siamo pronti a esaminarla, siamo pronti alle trattative”. Insomma nel caos internazionale un’apertura c’è stata.

Apprezzamenti per l’operato dell’ex tecnico statunitense ci sono state anche da Nicolas Maduro, presidente venezuelano, che in visita a Mosca ha speso parole di apprezzamento per la ‘talpa’ del Datagate. Snowden “ha fatto qualcosa di molto importante per l’umanità” e “merita la protezione del mondo”. Ma sulla questione asilo politico non si sono registrate aperture, anche perchè avrebbe dichiarato di non aver ricevuto la domanda.

In questo scenario non ha parlato di asilo, ma ha rincarato la dose di polemiche contro gli Stati Uniti il diretto interessato. Snowden, ospitato sul sito Wikileak, ha dichiarato: “Ho lasciato Hong Kong una settimana fa – scrive Snowden rompendo il silenzio per la prima volta da quando è giunto a Mosca – quando è stato chiaro che la mia libertà e la mia sicurezza erano minacciate dal mio governo solo per aver rivelato la verità”. “Il presidente – afferma Snowden – è impaurito da un’opinione pubblica informata e arrabbiata”. 

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