Caso Shalabayeva. Alfano: non sapevamo niente, ma restano tanti dubbi

ROMA – Ora tocca al ministro e vicepresidente del Consiglio, Angelino Alfano, spiegare perché si ‘ dimesso Giuseppe Procaccini, il  suo capo gabinetto  all’’Interno e perché ha deciso di chiedere  il trasferimento del capo della segreteria. . In effetti il ministro non ha spiegato niente.

La decisione dell’alto funzionario ,non un novellino ma un esperto e autorevole dirigente, molto stimato non solo negli ambienti del Viminale, è il primo anello  di una catena di avvenimenti  che hanno contrassegnato  il “caso Shalabayeva “, la consegna alle autorità kazake della moglie e della figlia di un rifugiato politico, perseguitato dal regime del dittatore Nazarbayev, amico e sodale di Berlusconi e di Putin.  Dopo di lui, ha fatto presente Alfano, ci sarà il trasferimento del capo della segreteria  del dipartimento sicurezza.che “ ho già richiesto” al titolare Valeri.  Ma la cosa più importante  è che si andrà ad una ristrutturazione del Viminale. Con il nuovo capo della polizia, si chiude l’era De Gennaro. Insomma tutto quanto è accaduto è colpa della struttura che non ha funzionato.  Un solo dato certo, secondo Alfano: lui non sapeva niente e nessun membro del governo non sapeva niente.  

Il capo della polizia: non sapevamo che era un rifiugiato

Alfano ha letto la relazione del nuovo capo della polizia, una  sorta di “ mattinale” come si usa o si usava  nelle questura. Una relazione con la quale si giustifica tutto: l’operato dei funzionari, dei poliziotti, degli apparati, di chi ha organizzato l’assalto alla villetta dove si pensava si trovasse il “ pericoloso criminale”, tutto in piena regola. Nessuno sapeva che si trattasse di un rifugiato. Ma non potevano fare gli accertamenti necessari ? Insomma tutti bravi, hanno fatto il loro dovere, si sono solo<dimenticati di informare  il ministro. Ma nella stessa relazione ci sono anche contraddizioni, incertezze, date che non tornano, che qualcosa era avvenuto Alfano doveva saperlo. Perlomeno che  l’ambasciatore kazako si aggirasse negli ambienti del ministero dell’Interno non doveva essere sfuggito ad Alfano. Non ha avuto neppure la curiosità di sapere che voleva e come era andata a finire’. Il dubbio resta.

Dice Guglielmo Epifani che queste dimissioni sono”un fatto non usuale. Non ricordo – prosegue il segretario del Pd-uno con un ruolo così importante dimissionario”. Poi ha insistito sulla necessità di fare chiarezza sulla vicenda,  sottolineando “che bisogna anche capire i motivi per i quali Alfano sarebbe stato tenuto all’oscuro.  Nel caso risultasse che era al corrente, “va da sé che debba dimettersi”. Alfano ha tutti gli elementi per dire una parola definitiva su quanto accaduto. Il rapporto del capo della Polizia, Alessandro Pansa è  arrivato sul tavolo del ministri in mattinata e, racconta le diverse fasi che hanno portato ll’espulsione  nell’arco di poche ore della moglie e della figlia del dissidente Ablyazov. Alfano nel tardo pomeriggio  ha riferito al Senato. Poi lo stesso capo della Polizia verrà audito dalla Commissione diritti umani, come informa il senatore del Pd, Luigi Manconi. Entra in campo anche la  Farnesina essendo stata chiamato in causa anche Emma Bonino che ora pensa di convocare l’ambasciatore, forse un po’ in ritardo. Si fa sapere che si stanno valutando le “ iniziative da assumere presso le autorità kazake per capire come l’ambasciatore abbia potuto accedere agli uffici del Viminale. Sicuramente non si è rivolto a noi”, ha detto il viceministro degli Esteri Lapo Pistelli in Commissione Esteri della Camera. A rendere ancor più oscura la vicenda che ha gettato disonore  sul nostro Paese arrivano nuovo particolari e indiscrezioni che non mettono in buona luce  Alfano. Il 31 maggio, il giorno dopo l’espulsione di Alma Shalabayeva e della figlia, l’ambasciata kazaka mandò un fax all’ufficio immigrazione per congratularsi per il successo e la rapidità dell’espulsione. Questo fax è rimasto  sconosciuto al ministro e al suo gabinetto?  Lo stesso ministro dell’Interno, il 28 maggio al Viminale chiese  al suo capo di gabinetto di ricevere l’ambasciatore kazako e il suo primo consigliere .

Tutti si sono dimenticati della “visita” dell’ambasciatore kazako

 E’ credibile che da quel giorno tutti si siano dimenticati della visita dell’ambasciatore, delle richieste che aveva avanzato, della< espulsione della moglie e della figlia di Ablyazov, dell’assalto alla villetta dove abitavano le due donne alla riclerca del marito, “ pericoloso criminale? Certo tutto può succedere ma è anche legittimo che non ci si creda, anche se Procaccini, che andrà in pensione fra qualche mese, si assume tutte le responsabilità.  E lle dimissioni di Procaccini dovebbero far seguito provvedimenti nei confronti dei vertici della  Pubblica sicurezza,  della questura di Roma.  Dice Alfano che non è nei suoi poteri ma chiesto  al prefetto Pansa, capo della polizia appunto, di ristrutturare  tutto<l’apparato, scaricando ogni responsabilità   sul capo della polizia pro tempore Alessandro Marangoni.  Certo si sono comportati secondo la legge per cui se ne devono andare, trasferiti a quqalche altro incarico perché si sono tenuti ben stretta lì’operazione. Hanno taciuto perfino al ministro.Pansa ha incontrato  i protagonisti di questa storia. La documentazione fornita dal capo della polizia servirà a chiarire i “dettagli tecnici”  peraltro già molto noti .

“In questa vicenda- dice il legale delle donna espulsa dall’Italia- c’è stata una violazione evidente dei diritti umani e non mi pare neppure del tutto esatto quel che si dice nel decreto di revoca dell’espulsione, cioè che non si sapessero certe cose: chi operava aveva gli elementi per sapere chi fosse Alma Shalabayeva”. L’avvocato Riccardo Olivo, parla molto chiaro  e dirà cose importanti  in audizione in Commissione diritti umani del Senato. Il legale  rende noto che l’audizione, seguito di una precedente convocazione da parte della Commissione, è stata indetta “su richiesta di alcuni componenti della Commissione stessa e in particolare esponenti del Pdl, che nel precedente incontro non hanno potuto fare tutte le domande che ritenevano necessarie e hanno chiesto una nuova convocazione per approfondimenti e ulteriori quesiti”. Sul piano politico la relazione di Pansa non risolve i problemi: La mozione di sfiducia congiunta presentata da M5S e Sel diventa il centro nevralgico di questa brutta vicenda. Si discuterà delle dimissioni richieste.. E i rischi per il ministro e vicepresidente del Consiglio sono tutti presenti.  ”Non faccio valutazioni, dico solo da ex ministro dell’Interno – afferma il capo leghista , Maroni,che casi del genere erano gestiti dalla struttura con il coinvolgimento di tutti, anche ovviamente del ministro”. . Interviene sulla vicenda anche  l’Osservatorio sui diritti dei minori con una nota del vicepresidente, Antonino Napoli, nella quale si afferma che  “lo Stato italiano abbia dimostrato che le leggi e le convenzioni sui minori sono solo carta scritta”.

 

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