Pdl. O la grazia a Berlusconi o ce ne andiamo dal Parlamento

 

ROMA – La quiete dopo la tempesta, se vogliamo evocare ricordi letterari. Il fuoco che cova sotto la cenere, se vogliamo essere realisti, una miccia pronta per l’uso. Una situazione di grande incertezza, nessuno vuol fare la prima mossa per quanto riguarda  il cammino del governo, si sta in surplace, una scaramuccia a base di dichiarazioni, interviste, dove tutti dichiarano che il governo può andare avanti.

Ma  sembrano dichiarazioni di cortesia e non convinte, tanto è vero che le notizie che filtrano a conclusione della riunione dei parlamentari con Berlusconi, segnerebbero una drammatizzazione della situazione. Infatti, avrebbero deciso di chiedere la grazia per Berlusconi al presidente della Repubblica, facendo balenare che altrimenti i parlamentari del Pdl si dimetterebbero. Se così fosse sarebbe un atto gravissimo che segnerebbe la fine del governo Letta. Le notizie che hanno preceduto la riunione, invece, non lasciavano prevedere una forzatura della situazione così pesante.

In realtà  sembra impossibile: ancora una volta, malgrado la conferma della condanna, il pallino lo ha  nelle mani Silvio Berlusconi.  Il video messaggio, più di nove minuti, è stato un insieme di parole in cui, nello stile dell’uomo, si è passati dall’attacco  dei  comunisti a magistrati dipinti come una setta golpista, facendo  capire che , la “ sua” riforma della giustizia, ripresa guarda caso da Schifani, presidente del gruppo  Pdl al senato che ha qualche problema con la giustizia,  parte proprio dalla polticizzazione della magistratura, e dice infatti, che non li ha elettti nessuno. Una proposta di natura eversiva,  un nuovo attacco alla Costituzione, così come lo era il taglio del suo discorso. Berlusconi  dopo l’incontro con lo stato maggiore  del partito, quello che verrà, o meglio che tornerà, Forza Italia, ha convocato i gruppi parlamentari. Detterà loro la linea de seguire, si dice che non punterà direttamente alla crisi di governo. Non darà ordine ad Alfano come fece quando governava Monti di staccare la spina. Sarebbe troppo pericoloso per lui. La Procura di Milano ha già firmato  il decreto di esecuzione della pena, i quatro anni, di cui tre indultati. Pena sospesa per trenta giorni in attesa che Berlusconi decida se andare ai domiciliari o dedicarsi ad\attività di natura sociale.  Il percorso inizierà il 16 settembre e quindi entri metà di ottobre  il cavaliere dovrà dare risposta. Se non la dà sono d’obbligo i domiciliari. Già sono al lavoro, li abbiamo sentiti ancher in alcune trasmissioni televisive alcuni azzeccarbugli che cercano di trovasre qualche appiglio sia per la incandidabilità che scatta per legge che per la sua decadenza da senatore. Per questo il cavaliere ha bisogno di far calmare le acque. Ai suoi ribadirà che lui continuerà a fare politica, sarà sempre il capo. E loro hanno gi detto che “ Berlusconi resta il nostro capo indiscusso” Per quanto riguarda l governo con  lui dovranno trattare. Alfano è< solo il tramite. Duro da digerire, se così fosse, per il Pd in particolare. Sarebbe l’unico caso nel mondo democratico che un pregiudicato dirige il partito che è al governo. 

Dopo la dichiarazione di Epifani contro la quale si sono scagliati gli esponenti del Pdl, con la quale aveva solo affermato che le sentenze vanno rispettate ed eseguite, dopo l’intervento di Napolitano che aveva indicato come via maestra” il rispetto della magistratura, arriva l’intervento del più diretto interessato, il presidente del Consiglio, Enrico Letta.  Forte di un decreto  che interviene positivamente sulle attività culturali, da sempre considerate una sorta di “ cenerentola”, di un calendario dei lavori parlamentari che comprendono importanti provvedimenti come quello sulla omofobia, l’accelerazione sulla legge elettorale, provvedimenti per il lavoro, pagamento avviato del debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle aziende, Letta dice che “ sarebbe un delitto non andare avanti, fermarci malamente perché iil lavoro del governo comincia a dare i suoi frutti. Il fatto stesso che lo spread sia fermo- ha detto incontrando Scelta civica- dimostra che i fondamentali dell’Italia sono stabili: “ L’interesse generale <del Paese e quello di una singola parte politica possono coincidere o meno, ma ognuno poi deve assumersene responsabilità.” Dal Pd arriva la dichiarazione di Pierluigi Bersani che chiede  una “discussione seria sulla nuova situazione, dove il presidente Letta venga a dirci la sua”, in modo che “il Pd prenda una posizione univoca e parli con una voce sola davanti a un passaggio che è di grande rilievo”. Il premier, dopo il Consiglio dei Ministri interviene: “Momento delicato, ma gli interessi del Paese devono prevalere”. E poi nella riunione con i parlamentari di Scelta Civica aggiunge: “Sarebbe un delitto fermarsi ora”. Da Maroni arriva la “ solidarietà a Berlusconi ma il governo- dice- adesso ha le ore contate.



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