Valle del Sacco. “Riversavo rifiuti tossici e ho sporto denuncia”. Intervista a Luigi Mattei, ex trasportatore

Il beta-esaclorocicloesano, la micidiale sostanza derivata dal pesticida lindano  ha compromesso l’area della Valle del Sacco con ripercussioni catastrofiche.

Parla un ex trasportatore, che ha avuto il coraggio di denunciare uno dei tanti episodi che hanno portato questo luogo ad essere considerato come uno dei più pericolosi al mondo.

La sua storia personale e le sue denunce…
Nel 2005 a Colleferro è successo una cosa grave: si sono inquinate le acque del fiume Sacco. Il fiume attraversa la città, varie cittadine e alla fine sfocia nel mare. Nel sito denominato arpa1 e arpa2, che è una discarica abusiva di una ex fabbrica BPD dove ero dipendente, facevo il trasportatore, riversavo rifiuti tossici. Ci si metteva tutto il materiale di risulta, polvere di amianto, insetticidi liquidi, tutti materiali nocivi fra i quali il lindano (hch o beta-esaclorocicloesano). Questa sostanza la ritrovano nelle acque del fiume Sacco. I contadini nel frattempo hanno pompato l’acqua di questo fiume e, di conseguenza, anche il lindano. Per anni c’è stato un avvelenamento generale di mucche, e anche di persone che hanno riscontrato nel sangue l’hch. Ho buttato il materiale dal ’62 al ’81 in queste discariche. Nel 2005, personalmente, ho presentato denuncia essendo io un testimone oculare attualmente ancora vivente.

Cosa è successo dopo?
Ho presentato la denuncia in tutte le sedi e la Procura ha promosso delle azioni fra le quali un processo ai responsabili di queste aziende. Proprio in questi giorni si sta svolgendo. Nel processo sono sia parte offesa che testimone per conto del Pm della Procura. Il processo per le acque del fiume Sacco sta andando avanti, la prossima udienza ci sarà il 29 ottobre. Ci sono 5 imputati che devono rispondere per disastro ambientale e altro.

Dal 2005 ci sono state alcune opere di bonifica; come hanno gestito, e gestiscono, la faccenda le amministrazioni locali?
Personalmente ce l’ho contro le amministrazioni locali perché non hanno fatto il loro dovere. Non sono un politico e ho tutto l’interesse a denunciare. Accuso le amministrazioni locali, provinciali e regionali perché sono corresponsabili. Per quando riguarda la bonifica a tutt’oggi non è mai stata veramente fatta. Hanno cercato di togliere i rifiuti nocivi. Ma ho accompagnato direttamente i Carabinieri sul posto. Il problema è rimasto lì nella fanghiglia. Non è stato tolto il terreno. L’allora presidente della Regione, Marrazzo, ha fatto tanto ma la bonifica non è stata né completata né possiamo dire che sia iniziata. Le ultime analisi delle acque del fiume Sacco danno ancora la presenza di questo inquinante.

Quante persone, secondo lei, sono state vittima di questo disastro?
Personalmente, per dovere e per missione, ho fondato un’associazione di volontariato, legalmente iscritta. Riguarda le vittime sia di amianto che lindano. Ho cartelle cliniche di amici e amiche che hanno questo lindano nel sangue. Ritengo che siano lesioni personali colpose. Hanno valori altissimi di hch. Una signora, il cui marito è morto di amianto, e che abita lontano dal fiume si sta ammalando seriamente.

Quante persone hanno aderito alla sua associazione?
Molte.

A prescindere dalle acque del fiume Sacco, c’è anche la presenza dell’inceneritore di Albano a causare non pochi problemi.
Ho denunciato un episodio: era entrato un camion con materiale radioattivo. Ne sono venuto a conoscenza, ho preso le prove di questo camion con materiale radioattivo, e ho esposto denuncia contro ignoti. Proprio oggi sono andato a prendere le risultanze. E ho saputo che da ignoti la denuncia è passata a noti. Non conosco ancora il noto, per ora. La Procura è riuscita a risalire al responsabile. Ma è una condanna, per quello che ho potuto capire, per decreto. L’importante è che stanno punendo qualcuno. Potevano archiviare invece hanno fatto le indagini e hanno pizzicato qualcuno.

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