Telecom alza bandiera spagnola. Pd e Pdl, il governo riferisca alle Camere

ROMA – E’arrivato stamattina l’annuncio di una complessa operazione che coinvolge la spagnola Telefonica e, per il tramite di Telco, la Telecom. L’effetto finale è che il potere di nomina della maggioranza del Consiglio di Amministrazione di Telecom verrà, a breve, espresso dal partner iberico, ciò che si sposterà è quindi la testa pensante dello storico gruppo italiano, testa che avrà il proprio baricentro a Madrid.

I sindacati  temono che l’operazione comporti una perdita di circa  16 mila posti di lavoro. Pd e Pdl chiedono al governo di riferire in aula tenendo anche prsente la situazione di Alitalia nel rapporto con  la compagna francese.  Il capogrupDa qui la richiestapo del Pd al Senato parla di  vicende contestuali Alitalia e Telecom che rappresentano “ in modo impietoso l’esito di una lunga catena di errori, in gran parte dovuto  all’assenza ventennale di una politica industriale e alla prevalenza degli interessi privati sugli interessi pubblici”.Da qui la richiesta che il<governo si presenti al < Senato dove domani  mercoledì sarà sentito Bernabè,presidente Telecom 

 

Cambia il patto parasociale

Telco è una società cui partecipavano, e partecipano, la spagnola Telefonica e le italiane Generali, Intesa e Mediobanca. La Telco, pur essendo titolare di appena il 22,4 per cento del capitale di Telecom esercita il controllo della società di telecomunicazioni e nomina la maggioranza dei Consiglieri di Amministrazione di Telecom. Le italiane hanno annunciato stamattina che è stato concluso un accordo con Telefonica per modificare il patto parasociale che lega i quattro partner. Con questa modifica parte una complessa operazione in due fasi sul capitale azionario di Telco, escludendo quindi i piccoli risparmiatori che hanno investito in Telecom da ogni eventuale beneficio derivante dall’operazione.

 

La  prima fase dell’operazione: aumento dio capitale

La prima fase dell’operazione prevede un aumento di capitale di Telco per 324 milioni di euro. L’aumento verrà effettuato mediante l’emissione di azioni di classe C prive del diritto di voto, che fornirà a Telco le risorse per rimborsare una parte dell’indebitamento finanziario a scadenza il prossimo novembre, mentre i residui 700 milioni saranno interamente finanziati da Mediobanca e Intesa in parti uguali. A seguito dell’aumento, Telefonica possiederà il 66% di Telco, di cui il 46,2% con diritto di voto, Generali il 19,32%, con diritto di voto per il 30,6%, e Intesa e Mediobanca il 7,34% ciascuna, con diritto di voto pari all’11,6%. Oltre all’operazione sull’azionario Telefonica acquisterà una parte del debito Telco, fino al 70% del totale, in cambio di azioni proprie al valore di 10,86 euro ciascuna. 

 

Telefonica sottoscriverà un nuovo aumento di capitale

Telefonica, poi, dopo le autorizzazioni previste dalle Autorità, sottoscriverà un nuovo aumento di capitale di Telco per 117 milioni di euro fino a raggiungere il 70% di Telco, sempre senza diritto di voto, e cioè senza alcuna modifica nei diritti di governance. 

A partire dal 1° gennaio 2014, ma sempre subordinatamente all’ottenimento di tutte le autorizzazioni regolamentari e antitrust, incluse quelle in Brasile e in Argentina, Telefonica avrà facoltà di convertire, anche in più tranche, le proprie azioni di Classe C, senza diritto di voto, in azioni di Classe B, con diritto di voto. All’eventuale superamento, grazie alla conversione, della soglia del 50% dei diritti di voto da parte di Telefonica, la governance di Telco e quindi di Telecom Italia varierà in favore degli iberici.

 

. Dal 1 gennaioTelefonica può acquistare tutte le azioni italiane

In base all’accordo sottoscritto questa notte “a decorrere dal primo gennaio 2014, Telefonica avrà la facoltà (opzione call) di acquistare per cassa tutte le azioni dei soci italiani in Telco, ad un prezzo determinato valorizzando la partecipazione di Telco in Telecom Italia al maggiore tra 1,1 euro e il prezzo di mercato delle azioni al momento dell`esercizio della opzione call”.

Anche l`esercizio dell`opzione sarà soggetto all`ottenimento da parte di Telefonica di tutte le autorizzazioni regolamentari e antitrust e laddove l’esercizio avvenga Telefonica sarà obbligata inoltre ad acquistare, a valore nominale, anche tutte le quote residue del prestito obbligazionario emesso da Telco detenute dai soci italiani a fronte del pagamento di un corrispettivo composto per il 50% in contanti, e per il restante 50%, a scelta di Telefonica, in contanti e/o in azioni di Telefonica.

 

Zanonato e Bernabè. Negare, negare sempre.

 

Per il presidente di Telecom, Franco Bernabe’, intervistato prima di partecipare al direttivo di Assonime, “L’operazione non riguarda Telecom ma Telco: Telecom non e’ diventata spagnola. Solo Telco ha avuto un cambiamento azionario”.

Per il ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, risulta  “difficile sostenere che, con la salita di Telefonica in Telco, Telecom Italia diventi spagnola”. Il ministro ha infatti spiegato ai giornalisti che “c’è molta confusione su queste cose – La Telco, che possiede un 20% di Telecom Italia, era già a maggioranza Telefonica, che passerà dal 46 al 61%. Mi pare che sia dura sostenere che Telecom diventa spagnola”.

Federconsumatori Un appello accorato e preoccupato

La Federconsumatori ha emesso un comunicato preoccupato sul passaggio di Telco. Per la associazione “la svendita di Telecom Italia agli spagnoli di Telefonica (che finanzierà l’operazione accumulando altri debiti oltre i 66,8 miliardi di euro iscritti a bilancio) rappresenta una grave sconfitta per il capitalismo di relazioni dominato da Mediobanca e per il Governo Letta, ma soprattutto lede gravemente i diritti e gli interessi dei consumatori.

Sono loro, infatti, che hanno finanziato con le bollette la rete telefonica, costruendo un assetto strategico per il paese nel settore delle telecomunicazioni.”

Brutta la situazione dei piccoli risparmiatori che sono stati “come al solito tagliati fuori da operazioni sottobanco, concretizzate nel buio della notte tra gli azionisti di Telco, il tutto rigorosamente al riparo dai doverosi e preventivi accertamenti di autorità di controllo che, ancora una volta, si sono dimostrate inerti ed  inefficienti.”

Preoccupanti i dati dell’iberica “Telefonica dello spagnolo Cesar Alierta, ha infatti accumulato 66,8 miliardi di debiti finanziari e un patrimonio netto tangibile negativo per 22,4, contro i 40 miliardi di debiti e un patrimonio netto tangibile negativo per 17 di Telecom Italia, un margine operativo lordo sceso nell’ultimo triennio da 25,7 miliardi a 21,2 di euro per gli iberici, acquisterà Telecom Italia a debito a prezzi di saldo e per ripagare le banche, oltre a non fare gli investimenti necessari che servono per ammodernare la rete in Italia, sarà costretta a smembrare le partecipate come Tim Brasile ed Argentina, mediante il solito spezzatino”. 

Le Banche di sistema responsabili di una operazione a perdere

 

PerAdusbef e Federconsumatori le banche di “sistema” (Banca Intesa ed il salotto buono di Mediobanca e Generali) sono tra le maggiori responsabili di un’operazione a perdere che portò la spagnola Telefonica ad assumere il controllo di Olimpia (rinominata  Telco), sulla pelle del mercato e dei piccoli azionisti, finanziando l’ennesima scatola  a debito.

Gravi anche le responsabilità del Governo, incapace di difendere un’azienda strategica per il Paese mediante la Cassa Depositi e Prestiti, ma che non ha esitato ad impiegare i sudati risparmi postali per acquisire le quote di Generali detenute dalla Banca d’Italia.

Ma è soprattutto la classe politica ad uscire sconfitta da una colonizzazione spagnola delle Tlc italiane: è questo il frutto, infatti, di anni di lottizzazione dei vertici delle Autorità di controllo (come Consob e AGCOM), che sono state private, così, delle necessarie competenze e professionalità, rese del tutto impotenti e inadeguate, con danni enormi agli interessi dell’Italia ed ai diritti dei consumatori ed utenti.  Adusbef e Federconsumatori chiedono di impedire la svendita esercitando i poteri conferiti dalla legge al governo, quando sono in gioco gli interessi di aziende strategiche italiane.

La Spagna in Italia. La Coldiretti fa il riassunto

Per la Coldiretti siamo di fronte ad una escalation della presenza spagnola in Italia nel 2013. Il mese scorso il 25 per cento di Riso Scotti era già partito per la penisola iberica  dopo che aveva preso la medesima strada il 75 per cento della Star. Nel 2011 la Fiorucci salumi era passata di piena proprietà spagnola come anche nel 2008 la Bertolli che era  finita nelle stesse mani iberiche che nel 2006 avevano già rilevato Carapelli e Sasso.

“Spagnoli e francesi – sottolinea infatti la Coldiretti – si sono divisi gran parte dei marchi storici dell’agroalimentare italiano finiti in mani straniere per un fatturato di almeno 10 miliardi di euro dall’inizio della crisi che ha reso più facili le operazioni di acquisizione nel nostro Paese. Dopo aver fatto man bassa dei marchi piu’ prestigiosi dell’olio di oliva italiano (Bertolli, Carapelli e Sasso), le imprese spagnole hanno alzato il tiro mettendo a segno quest’anno la partecipazione a parte del capitale della riso Scotti di Pavia dopo 153 anni di attività con proprietà esclusivamente italiana. Una operazione che è stata preceduta dall’acquisizione avvenuta per tappe successive della quota maggioritaria del gruppo Star. La Campofrio Food Holding, leader in Europa nel settore delle carni lavorate, con sede a Madrid, ha invece acquisito nel 2011 il 100 per 100 della Fiorucci salumi fondata nel 1850. Anche la società della pasta Del Verde industrie alimentari spa nel 2009 è divenuta di proprietà della spagnola Molinos Delplata Sl che fa parte però del gruppo argentino Molinos Rio de la Plata”. 

 

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