Schiavella (Fillea – Cgil). La legge di stabilità non dà ossigeno all’edilizia in crisi

ROMA – E’ vero che la speranza è l’ultima a morire. Potrebbe accadere che leggendo attentamente il testo del disegno di legge non ancora disponibile,  la tanto attesa Legge di stabilità che sostituisce la vecchia Finanziaria si scopra che non è tutto grigio come sembra a prima vista.

Ma è solo una speranza, molto tenue, dice il segretario generale della Fillea-Cgil, Walter Schiavella.  “Spetterà al Parlamento – afferma il dirigente sindacale – apportare quei cambiamenti che sono necessari. Al sindacato l’iniziativa perché  qui provvedimenti presenti nella piattaforma Cgil, Cisl, Uil, diventino realtà: perché, già a prima vista, si possono vedere le magagne, le insufficienze, le assenze anche.  Schiavella non ha dubbi sul fatto che” l’obiettivo dell’equità sociale resta sullo sfondo, la legge ha un profilo molto carente, così come per l’alleggerimento del peso fiscale sul lavoro dipendente.” “Non è un caso che i numeri siano ballerini, l’investimento previsto se viene scomposto, porterà nelle tasche dei lavoratori un numero di euro che è meglio non dire.  Insomma la ripresa dei consumi delle famiglie che, come dicono le statistiche, non riescono ad arrivare alla fine del mese resta un’aspirazione e niente più”. Scendendo sul particolare, le misure che riguardano il settore  di cui Schiavella è dirigente di un grande sindacato,  non ha dubbi. 

Dal 2008 persi circa 700 mila posti di lavoro

“A fronte della crisi che colpisce tutto il settore non ci siamo proprio : forse neppure una boccata di ossigeno.”  Per avvalorare questo giudizio non ha bisogno di molte parole: Dal 2008 ad oggi nel settore sono andati perduti quasi 700 mila posti di lavoro, hanno chiuso imprese grandi e piccole della filiera,  che comprende  edilizia,costruzioni, cementifici, legno, lapidei, settori portanti dell’economia del Paese.  Non solo, la situazione si sta facendo sempre più dura, durissima. Segnali di ripresa si avranno, – se va bene, verso la fine del 2014. La realtà è che le strutture produttive e l’occupazione si sono dimezzate. “ Ci sarebbero molte cose da fare, ma dalla legge di stabilità che allo stato conosciamo non vengono segnali che ci si muove nella direzione necessaria per superare la crisi”.  “Basta ricordare – prosegue – quanto ci sarebbe da investire per mettere il suolo in sicurezza in un paese a forte rischio terremoti, per affrontare i problemi relativi al dissesto idrogeologico, la manutenzione delle scuole, degli immobili per capire che non ci siamo, siamo lontani. “  “Quello che manca – sottolinea – per rispondere davvero alle esigenze dei lavoratori delle costruzioni  è qualsiasi riferimento e connessione fra gli interventi previsti e la qualità  e regolarità  del lavoro che saranno in grado di produrre. Non sono stati corretti gli effetti perversi che produrranno le norme in materia di Durc e sicurezza sul lavoro introdotti dal decreto del fare”e si  è persa l’ennesima occasione per legare gli strumenti di incentivazione a procedure capaci di garantire regolarità  e sicurezza sul lavoro.” Schiavella insiste molto sulla sicurezza del lavoro perché il problema rimane drammatico. “Non bisogna abbassare la guardia- sottolinea- siamo in un settore dove  l’appalto, il subappalto, il lavoro nero, le infiltrazioni mafiose, sono all’ordine del giorno. E noi combattiamo su questi versanti.” Ma se la crisi non si supera tutto diventa più difficile. Nelle legge-sottolineail segretario generale della Fillea-ci sono orientamenti positivi, ma se rimaniamo all’orienta,mento non si va lontano.

Necessario un programma pluriennale di investimenti

Sul tema degli investimenti-prosegue-è positiva la conferma degli eco bonus ma essi vanno resi strutturali, finalizzandoli ad esempio alla messa in sicurezza dal rischio sismico,  che richiede un programma pluriennale di grande respiro per essere davvero efficace.” Altra cosa positiva riguarda il patto di stabilità degli Enti locali che viene “ allentato”, come si dice n gergo. “ E’ l’apertura di una prima breccia ma  la sua entità  e le sue modalità rischiano di tradursi in un pannicello caldo privo di effetti concreti in termini di creazione di cantieri e posti di lavoro. ”Fra l’altro non è chiaro se le somme che si renderanno disponibili siano già state impegnate per pagare i debiti o se i Comuni investiranno in  opere pubbliche, necessarie come il pane”. Infine un problema che riguarda le infrastrutture.“Occorre verificare la reale esigibilità in termini di cassa degli investimenti previsti”  E rispetto alla loro finalizzazione – afferma Schiavella – “va rilevato da un lato la mera restituzione in termini peraltro minori di quanto stornato per le manutenzioni ferroviarie a copertura dell’intervento sull’IMU e dall’altro la perdurante e preoccupante assenza fra le opere prioritarie della AV/AC terzo Valico dei Giovi precedentemente de-finanziata  e per noi ancora assolutamente Strategica” conclude Schiavella. In un modo o nell’altro l’Imu torna sempre fuori. C’è ovunque qualcuno che paga il fatto di aver esentato i ricchi dal pagare questa tassa.

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