Cancellieri in bilico, ora anche il Pd non direbbe no ad un suo passo indietro

Ma il ministro si difende in una lettera aperta e per ora resiste: “Nessuna menzogna, ma se sono di peso me ne vado”

ROMA – E’ tutta contenuta in una lettera aperta la difesa del ministro Cancellieri alle accuse che arrivano sulla sua testa dal quotidiano la Repubblica. “Non ho mentito, né ai magistrati, né al Parlamento. Non c’è nessuna contraddizione e nessuna menzogna, tutto è limpido e sereno – scrive il Guardasigilli che poi aggiunge – Qui non si tratta di due, tre, cinque o dieci telefonate. Credo che sia stata montata una questione su questa telefonata, un fatto che è ininfluente rispetto alla questione in sé. Dal primo giorno ho detto che sono di peso al mio Paese me ne vado”. Quello che però sembra sostenere il ministro è proprio la fiducia che arriva dal Premier Letta che ha avuto con lei un faccia a faccia nella mattinata di venerdì. Ma le anticipazioni a getto continuo del quotidiano la Repubblica, sembra che il ‘Caso’ non sia affatto chiuso e potrebbe subire nelle prossime ore, improvvise accelerazioni, fino alle dimissioni di uno dei più importanti ed autorevoli ministri del Governo Letta, o, in alternativa potrebbe pesare la mozione, con voto di sfiducia, presentata dal Movimento 5 Stelle e incardinata, con voto alla Camera dei Deputati, il prossimo 20 di novembre. Sia in caso di dimissioni o di voto di sfiducia, coprire la casella della Giustizia sarà un vero e proprio rompicapo per il Premier e per la sua instabile maggioranza. Va detto, comunque, che il Pd ha già fatto sapere che i parlamentari del Gruppo, non  voteranno la Mozione 5 Stelle. A rendere ancor più imprevedibile il ‘Caso Cancellieri’ è il fatto che si consuma proprio nei giorni della nascita di Forza Italia e della morte del Popolo delle Libertà. I falchi, o lealisti, che dir si voglia, avrebbero ancor più ossigeno per tentare la spallata all’Esecutivo, profittando delle tensioni sulla questione maturate nel Partito Democratico, che sta vivendo proprio in questi giorni, un complicato passaggio alla transizione. Alle porte il Congresso e soprattutto le Primarie aperte, che dovranno certificare il nuovo Segretario. Per tutto questo il Premier Letta, potrebbe essere più che esposto al passaggio parlamentare e qualsiasi smarcamento di posizione potrebbe rivelarsi fatale e amplificare le richieste delle opposizioni, che potrebbero, nelle prossime ore, comprendere anche la neonata Forza Italia. Dunque clima più che surriscaldato con le nuove rivelazioni messe nero su bianco dal quotidiano diretto da Ezio Mauro. Rivelazioni che ci raccontano di nuovi contatti telefonici,  tra il Guardasigilli, e la famiglia Ligresti. Se nelle prime intercettazioni delle telefonate della Cancellieri non ci sarebbero colloqui penalmente rilevanti, la seconda tranches di rivelazioni, anticipate da la Repubblica, sembrerebbe invece andare in diversa direzione. I nuovi tabulati acquisiti dagli investigatori, risulterebbero infatti ulteriori contatti avvenuti nel corso dell’estate tra la Cancellieri e Antonino Ligresti, fratello di Salvatore nonché medico del ministro. Colloqui dei quello il ministro non ha fatto alcuna menzione nel corso del suo intervento di ‘giustificazione’ su quanto avvenuto, davanti ai due rami del parlamento. Ed accanto a tutto questo ci sarebbero ulteriori colloqui telefonici tra il coniuge del ministro della Giustizia ed ancora una volta Antonino Ligresti e tra il marito del ministro. Ed è proprio su queste ultime rivelazioni che il mondo della politica non si è mostrato affatto distratto. Pochi giorni era passato il perdono alle Camere, garante Enrico Letta, su quel giro di telefonate. Il giudizio emerso era di inopportunità, ma al tempo stesso di valore ininfluente per pretendere dal ministro della Giustizia un passo indietro. Oggi le cose cambiano , a tal punto che una gran parte del partito democratico, che aveva fatto quadrato intorno a Letta ed al suo ministro qualche giorno fa, oggi ha decisamente umori diversi. Pippo Civati, candidato alla segreteria dei Democratici, chiama a raccolta anche i renziani (per altro il Sindaco di Firenze si era già espresso per le dimissioni del ministro, anche alla luce delle prime anticipazioni giornalistiche ndr) con la richiesta di unire i voti sul sì alla sfiducia. Anche Gianni Cuperlo,  affida alla stampa una dichiarazione che ha poche motivazioni per essere interpretata: “Utile che il ministro stesso con il presidente del Consiglio verifichi se ci sono ancora le condizioni per andare avanti con serenità  nel suo ruolo di Guardasigilli”. Cuperlo comunque concede alla Guardasigilli l’onore delle armi: “Non è in discussione lo spirito di servizio del ministro Cancellieri”. Se, dunque, il Pd non maturerà la volontà di unire il proprio voto a quello del Movimento 5 Stelle, le strade possibili da percorrere per i Democratici resterebbero tre: confermare la fiducia al ministro; sfiduciarla; o, in ultima analisi, che giungano sul tavolo del Premier Letta le sue dimissioni irrevocabili.

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