Il Papa torna a lanciare l’allarme degli ultimi

CITTA’ DEL VATICANO – «La chiusura e l’isolamento creano sempre un’atmosfera asfittica e pesante, che prima o poi finisce per intristire e soffocare». Papa Francesco ha sintetizzato con questa frase l’impegnativo discorso di oggi al Corpo Diplomatico, da lui ricevuto per i tradizionali auguri di inizio anno e «scambiare alcune riflessioni, che sgorgano anzitutto dal suo cuore di pastore, attento alle gioie e ai dolori dell’umanità».

«La pace è ferita – ha denunciato – da qualunque negazione della dignità umana, prima fra tutte dalla impossibilità di nutrirsi in modo sufficiente». Ma se «non possono lasciarci indifferenti i volti di quanti soffrono la fame, soprattutto dei bambini», per Bergoglio «oggetto di scarto non sono solo il cibo o i beni superflui, ma spesso gli stessi esseri umani, che vengono scartati come fossero cose non necessarie». 

 

In particolare, ha scandito Francesco, «desta orrore il solo pensiero che vi siano bambini che non potranno mai vedere la luce, vittime dell’aborto, o quelli che vengono utilizzati come soldati, violentati o uccisi nei conflitti armati, o fatti oggetti di mercato in quella tremenda forma di schiavitù moderna che è la tratta degli esseri umani, la quale è un delitto contro l’umanità». Parlando al Corpo Diplomatico, il Papa ha ricordato in questo contesto «la breve visita compiuta a Lampedusa nel luglio scorso per pregare per i numerosi naufraghi nel Mediterraneo». E ha lamentato che «purtroppo vi è una generale indifferenza davanti a simili tragedie, che è un segnale drammatico della perdita di quel senso della responsabilità fraterna su cui si basa ogni società civile». «Non può trovarci insensibili – ha affermato invece Bergoglio – il dramma delle moltitudini costrette a fuggire dalla carestia o dalle violenze e dai soprusi, particolarmente nel Corno d’Africa e nella Regione dei Grandi Laghi» e la sorte dei «numerosi migranti che dall’America Latina sono diretti negli Stati Uniti, ma soprattutto dall’Africa o dal Medio Oriente cercano rifugio in Europa». 

 

Di fatto, ha rilevato, nel mondo di oggi «aumenta il numero delle famiglie divise e lacerate, non solo per la fragile coscienza del senso di appartenenza che contraddistingue il mondo attuale, ma anche per le condizioni difficili in cui molte di esse sono costrette a vivere, fino al punto di mancare degli stessi mezzi di sussistenza». «Si rendono perciò necessarie – ha osservato – politiche appropriate che sostengano, favoriscano e consolidino la famiglia». Invece troppo spesso «gli anziani siano considerati un peso, mentre i giovani non vedono davanti a sè prospettive certe per la loro vita. Anziani e giovani, al contrario, sono  la speranza dell’umanità. I primi apportano la saggezza dell’esperienza; i secondi ci aprono al futuro, impedendo di chiuderci in noi stessi». «È saggio – ha sottolineato – non emarginare gli anziani dalla vita sociale per mantenere viva la memoria di un popolo. Parimenti, è bene investire sui giovani, con iniziative adeguate che li aiutino a trovare lavoro e a fondare un focolare domestico. Non bisogna spegnere il loro entusiasmo!». L’auspicio del Pontefice per il nostro Paese è stato quindi che l’Italia ritrovi sue radici solidali e costruttività. «Auguro al popolo italiano, al quale guardo con affetto, anche per le comuni radici che ci legano, di rinnovare – ha scandito – il proprio encomiabile impegno di solidarietà verso i più deboli e gli indifesi e, con lo sforzo sincero e corale di cittadini e istituzioni, di superare le attuali difficoltà, ritrovando il clima di costruttiva creatività sociale che lo ha lungamente caratterizzato». Più in generale, in un mondo ancora ferito da guerre e violenze, «serve un impegno comune di tutti per favorire una cultura dell’incontro, perchè solo chi è in grado di andare verso gli altri è capace di portare frutto, di creare vincoli di comunione, di irradiare gioia, di edificare la pace». «Non cesso di sperare – ha confidato ancora Bergoglio – che abbia finalmente termine il conflitto in Siria». «La sollecitudine per quella cara popolazione e il desiderio di scongiurare l’aggravarsi della violenza mi hanno portato, nel settembre scorso, a indire – ha ricordato – una giornata di digiuno e di preghiera». Francesco che si appresta a compiere in maggio una visita in Terra Santa, ha anche espresso apprezzamento perchè sono ripresi i negoziati di pace tra Israeliani e Palestinesi. 

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