Riforma elettorale, iter fulmineo per approvare il provvedimento

Si cerca di approvare il Renzi-Berlusconi-Alfano entro fine mese. Cuperlo avverte il Segretario Pd: “Non sia tentato di arrivare a Palazzo Chigi senza passare dalle elezioni”

ROMA – La nuova Legge elettorale, targata Renzi-Berlusconi, approderà alla Camera dei Deputati il prossimo 29 di gennaio. Per l’Italicum, a meno di sorprese, un iter fulmineo, visto che secondo il calendario ci saranno 24 ore di discussione generale e poi tra il 30 ed il 31 dello stesso mese, si passerà al voto finalizzato alla sua approvazione. Tutto sembra scontato, ma il percorso, come scrivevamo ieri, potrebbe essere più che accidentato, viste le resistenze della sinistra del Pd, dei 5 Stelle, questi ultimi sempre più orientati al proporzionale ‘consigliato’ dalla Sentenza della Suprema Corte, ed anche i piccoli non demordono nella loro resistenza, visto che nessuno di loro, ha messo la firma accanto a quelle di Renzi, Berlusconi ed Alfano. Dunque i tempi, come voluto da Renzi ed in parte dallo stesso Berlusconi, saranno decisamente rapidissimi ed i lavori della Commissione Affari Costituzionali, dove il provvedimento già è arrivato, saranno di poche, pochissime ore. Sel, che nel fine settimana terrà il suo congresso, ha chiesto e ottenuto un moratoria per le giornate di sabato e domenica. Inoltre il voto di fiducia sul decreto Imu-Bankitalia, previsto per venerdì mattina, farà saltare la riunione della I commissione prevista questa sera e che avrebbe dovuto adottare formamente il testo frutto dell’accordo Pd-Fi-Ncd  come testo-base. Se ne riparlerà dunque solo nel pomeriggio di venerdì. E solo 48 ore dopo, quindi, dovrebbe scadere il termine per la presentazione degli emendamenti. Ma le resistenze sul provvedimento sono trasversali. Tra i più critici i piccoli partiti e movimenti. Il cartello di Monti , fa sapere che darà la sua disponibilità al voto positivo, solo e la soglia per far scattare il premio di maggioranza, sarà portata al 40%. Durissimo il giovane ed esplosivo segretario leghista Matteo Salvini che definisce l’Italicum “una legge truffa di stampo fascista e uno sbarramento che non c’è neppure in Corea del nord”. Frammentate le posizioni degli altri attori. Sel e i Popolari di Per l’Italia se la prendono con la rappresentanza di genere, per l’Udc “c’è da cambiare molto perché così è il Porcellum 2”. Ma è soprattutto nel Pd che si gioca la partita delle partite, visto che la corrente minoritaria nel partito, ma maggioritaria a Montecitorio, potrebbe assestare, con la presentazione di emendamenti ad hoc, un duro colpo alla riforma. Il Presidente dimissionario del partito, Gianni Cuperlo, ha già chiesto “interventi migliorativi”, ed inoltre da un consiglio al Segretario Renzi, dopo le indiscrezioni che oggi hanno trovato spazio su molti giornali: “evito la tentazione di arrivare a Palazzo Chigi, senza passare per le elezioni”. L’indiscrezione, infatti, illustrava come, sia tra le file del Pd, che in quelle di Forza Italia e del nuovo Centro Destra di Alfano, si guardava con grande attenzione alla possibilità di un incarico da Premier per rilanciare l’alleanza, che aveva governato il Paese, fino a pochi mesi fa, con la prospettiva di avere più forza nell’azione di riforma, sia elettorale, che istituzionale. Tornando alle attuali posizioni negli schieramenti, da registrare la posizione imposta da Beppe Grillo ai 5 Stelle, nonostante molti sondaggi accreditino il Movimento pentastellato come unico partito che resterebbe in campo oltre a Pd e Forza Italia – attacca frontalmente il provvedimento: “Noi saremmo tagliati fuori. Immaginate il ballottaggio tra noi e il Pd: a chi indirizzerebbe il voto Berlusconi con le sue tv e i suoi giornali”. Ma tornando al Provvedimento va detto in pillole come cambierà, se approvato, il futuro del voto nel nostro Paese. Il testo della riforma prevede due soli articoli: uno per modificare il sistema di elezione della Camera dei deputati, l’altro per fare lo stesso con quello del Senato. Dentro, tra le altre cose, c’è anche lo stop alle candidature multiple (“Nessun candidato può essere incluso in liste con il medesimo contrassegno o con diversi contrassegni in più di un collegio plurinominale”) e l’ipotesi di un premio di maggioranza del 18 per cento a chi ottiene “almeno il 35 per cento di voti validi del totale nazionale”. Se non si raggiunge questa soglia le prime due liste andranno al ballottaggio. Chi vince, invece, si aggiudicherà 340 seggi alla Camera. La norma prevede anche l’obbligo del 50 per cento di candidate donne.

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