Legge elettorale, disco verde di Letta. Renzi: “Se non passa addio legislatura”

Emendamenti di Pd su sbarramento e preferenze mentre Alfano chiede di cancellare la parte che riguarda il Senato che dovrebbe essere abolito

 

ROMA –  “Sono fiducioso del fatto che l’iniziativa che i partiti principali hanno deciso di assumere, in particolare il mio partito, per una nuova legge elettorale e la fine del bicameralismo perfetto, possa arrivare a risultato positivo che rafforza il Governo. Conto che queste due scelte che sostengo, rendano l’Italia più forte in Europa”. Con queste parole, il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, benedice l’accordo raggiunto da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi alla chiusura del vertice Italo-spagnolo in corso a Roma. La posizione di Letta tende a portare ossigeno alla sua coalizione nel giorno che segue alle dimissioni di uno dei ministri pesanti del suo Esecutivo. La scelta della Di Girolamo, infatti, aveva fiaccato la parte destra della maggioranza, quella incarnata da Angelino Alfano, che ob torto collo, aveva comunque messo la su firma accanto a quelle del Sindaco di Firenze e del Cavaliere, sul pacchetto di riforme da oggi in discussione. Letta, nella sostanza, cerca di non acerbare gli animi, e prendendosi la responsabilità di appoggiare i tentativi di Pd, Forza Italia e Nuovo Centro Destra. Ma ieri ha anche lanciato il suo monito a quanti vorrebbero far precipitare, forse è più corretto dire  cancellare l’accordo raggiunto:  “Vanno bene gli emendamenti  – dice -, ma con la consapevolezza che arriva dal fatto che gli italiani sono a un bivio straordinario. Per otto anni si è discusso  e in una settimana c’è stata una grande accelerazione. Chi dice che la legge presentata è come il Porcellum vive sulla luna. Ci sarà sempre una forza che vince e viene rafforzato il rapporto fra cittadino ed eletto”. Poi comunque aggiunge netto: “Se si affossa la legge elettorale è difficile pensare a uno spazio di speranza per questa legislatura. Ma io sono ottimista”. Letta e Renzi a parte quella di oggi, lunedì 27 gennaio, comunque è stata la giornata del ‘closing’ sulla legge elettorale, visto che c’era tempo fino alle 13 per tentare, attraverso emendamenti mirati, di cambiare la sostanza del provvedimento legislativo. A fare la parte del leone, e questo era nelle cose, proprio il Partito Democratico, la cui componente di sinistra spinge per alcuni cambiamenti sostanziali, soprattutto sulla parte legata alle preferenze, che ad ora sono escluse, e parzialmente sul sistema degli sbarramenti.  Una trentina gli emendamenti che alcuni parlamentari del Pd hanno presentato, e uno solo di essi è unitario. Così descrive lo scenario il Capogruppo del Pd in Commissione Affari Costituzionali, Emanuele Fiano: “Si tratta di iniziative trasversali, provvedimenti, cioè,  presentati da diversi deputati, mentre l’unico emendamento unitario del gruppo è quello sulla delega al governo per la definizione dei collegi elettorali”.  

Sul punto, ha voluto aggiungere Fiano, ci sarebbe anche la buona volontà di Forza Italia, che fino a venerdì scorso aveva osteggiato questa parte di richiesta di modifica”. C’è da dire che gli altri emendamenti riguardano l’abbassamento delle soglie di sbarramento per i partiti in coalizione (dal 5 al 4 per cento) e dei partiti che si presentano da soli (dall’8 al 6 per cento). Chiesto anche un aumento della percentuale di voti per ottenere il premio di maggioranza al 38 /40 per cento. Fiano ha anche fatto sapere che  diversi emendamenti riguardano la parità di genere e alcuni propongono altri sistemi elettorali per una maggiore vicinanza tra elettori ed eletti. Altri, sempre firmati da singoli deputati, chiedono l’introduzione delle preferenze e le primarie per legge. “Non sono tutti unitari – conclude Fiano – per rappresentare le diverse sensibilità che ci sono nel partito, ma su questa riforma si gioca la tenuta del quadro politico e delle altre riforme. Pensiamo che un miglioramento del testo sia non solo possibile ma auspicabile”. Fin qui le proposte del Partito Democratico, ma accanto a queste ci sono anche quelle di altri partiti come Nuovo Centro Destra e Movimento 5Stelle. Il movimento di Angelino Alfano  ha presentato 11 emendamenti, tra i quali diverse proposte per superare le liste bloccate: preferenze, collegi uninominali e un sistema misto di preferenze e collegi. Per quanto riguarda i partiti più piccoli, Ncd chiede che venga introdotta una norma per il calcolo dello scorporo in modo che siano conteggiati anche i voti di chi non supera la soglia del 5 di sbarramento per i partiti in coalizione. Ma quello che il Movimento di Alfano pone come vero e proprio ‘problema’ istituzionale, è la parte di legge legata al Senato. L’Ncd, infatti, ha presentato un emendamento ad hoc che prevede le norme contenute nel testo base della legge elettorale che riguardano proprio il Senato della Repubblica. “Perché prevedere una legge elettorale per il Senato se vogliamo abolirlo. Tale emendamento è coerente con le considerazioni di chi afferma che la legge elettorale costituisce un tassello inscindibile dalle riforme istituzionali, nelle quali è inserita la trasformazione del Senato della Repubblica in Camera delle Autonomie. Inoltre, prevedere per il Senato lo stesso sistema elettorale previsto per la Camera farebbe correre al nostro paese il rischio di aver al ballottaggio diverse coalizioni alla Camera rispetto al Senato. Infine, non prevedere la legge elettorale per il Senato darebbe un senso di serieta’ e di concretezza al percorso di riforme istituzionali che si intende avviare. Argomentando diversamente, potrebbe aver ragione il presidente Brunetta quando sostiene che dopo la legge elettorale si torna alle urne, senza proseguire il cammino delle riforme da tutti sbandierato ai quattro venti” conclude il presidente dei deputati del Nuovo Centrodestra. Una sessantina di emendamenti sono stati inoltre presentati dal Movimento 5Stelle: trenta per modificare la parte dell’Italicum che disciplina il sistema di voto per la Camera, trenta sul sistema di voto per il Senato. I 5 Stelle chiedono di reintrodurre le preferenze e puntano a modificare soglie di sbarramento e premio di maggioranza: gli aspetti del testo base che presentano, a loro parere, “grossi dubbi di costituzionalità”. L’obiettivo è “portare la proposta di legge elettorale” nata dall’accordo tra Pd, FI e Ncd, “verso un proporzionale puro”. Questo è infatti quanto è emerso nell’orientamento maggioritario raccolto on-line tra gli iscritti al Movimento di Grillo e Casaleggio.

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