Apocalisse Giappone. Danni al secondo contenitore di Fukushima. Massimo allarme atomico

FUKUSHIMA – È stato danneggiato il secondo contenitore del reattore numero 2 della centrale di Fukushima 1. Il danno riguarda la struttura in cemento armato che protegge il contenitore di acciaio (vessel) all’interno del quale si trovano le barre di combustibile. «Al momento, a quanto risulta, sarebbero intatti tutti e tre i vessel che contengono il combustibile», ha detto Stefano Monti, direttore dell’Unità metodi di sicurezza dei reattori dell’Enea. Mentre nei reattori 1 e 3 della centrale di Fukushima 1 le esplosioni dei giorni scorsi avevano fatto crollare il tetto dell’edificio che contiene i reattori, senza però danneggiare gli involucri di contenimento, l’esplosione avvenuta questa mattina nel reattore 2 ha invece danneggiato la struttura a forma di ciambella che si trova alla base del «guscio» di cemento armato e che racchiude il contenitore di acciaio (vessel) con il combustibile.

L’esplosione avvenuta nel reattore numero 4 della centrale di Fukushima 1 è stata prodotta dall’idrogeno, come è già avvenuto nei giorni scorsi nei reattori 1 e 3 e, nella notte, anche nel reattore 2. Resta da capire perchè questo sia accaduto in un reattore che al momento del terremoto di venerdì scorso era spento per manutenzione, così come lo erano i reattori 5 e 6 della stessa centrale. Una possibile spiegazione, secondo gli esperti, potrebbe essere nel fatto che i reattori di Fukushima 1 hanno in comune, a coppie, il sistema di scarico nell’atmosfera (ci sono quindi 6 edifici che ospitano i reattori e 3 ciminiere) e il sistema che controlla la circolazione dell’acqua. Poichè i reattori 3 e 4 sono accoppiati in questo modo (come lo sono 1-2 e 5-6) la prima ipotesi è che l’acqua utilizzata per il raffreddamento del reattore 3 sia entrata nel circuito del reattore 4. A questo punto potrebbe essere stata innescata la reazione chimica fra il vapore rilasciato che, a contatto con lo zirconio che riveste le barre di combustibile, ha liberato idrogeno. È stato quest’ultimo a provocare l’esplosione. Non ci sono invece, al momento, conferme ufficiali di esplosioni avvenute nei reattori 5 e 6 di Fukushima 1, entrambi spenti per manutenzione al momento del terremoto e non collegati in nessun modo ai reattori che finora hanno avuto problemi. Secondo il presidente dell’Autorità di sicurezza nucleare francese, Andrè Claude Lacoste,la seconda struttura di contenimento del reattore n. 2 di Fukushima “non è pià a tenuta stagna”. La struttura rappresenta la penultima barriera di isolamento del materiale radioattivo dall’atmosfera. Al di sotto vi è un ulteriore contenimento in acciaio.

Intanto gli Stati Uniti hanno deciso di inviare in Giappone altri 8 esperti nucleari che si uniranno ai due già presenti. Lo riferisce la tv nipponica NHK, spiegando che alcuni di loro potrebbero arrivare già domani. La ‘Nuclear Regulatory Commission’ americana ha così risposto a una richiesta del governo giapponese alle prese con l’emergenza dell’impianto di Fukushima.

Il rischio nucleare è «estremamente elevato» in Giappone, che deve far fronte a diversi gravi incidenti in più reattori nucleari. Lo ha dichiarato stamattina in apertura dei lavori del G8 esteri a Parigi il ministro francese Alain Juppè, dopo un colloquio con l’omologo giapponese, Takeaki Matsumoto.

SITUAZIONE TRANQUILLA A TOKIO. La vita a Tokyo sembra scorrere come un giorno qualsiasi, tra ristoranti e negozi aperti. Come al solito. Ma i dettagli tradiscono una realtà leggermente diversa: c’è meno gente per strada ed è più silenziosa. Lo spettro di una possibile contaminazione alle porte della città, dove oggi il livello delle radiazioni ha registrato un’ impennata rispetto ai livelli normali, pur rimanendo al di sotto del volume nocivo per la salute, preoccupa gli abitanti. Ogni occasione è buona per consultare le news sui cellulari, o vedere, dove possibile, la tv pubblica Nhk, che ha aumentato le finestre d’informazione in lingua inglese. La notizia delle prime radiazioni nella capitale è arrivata come un macigno dai notiziari della mattinata, già portatori di aggiornamenti sempre più allarmanti per la crisi nella centrale nucleare di Fukushima. Nella stazione centrale di Shinagawa l’atmosfera è surreale: all’ora di pranzo l’affollamento è decisamente superiore alla norma, con lunghe file alla biglietteria per il treno ad alta velocità, capace di portare in un baleno a centinaia di chilometri dalla capitale, verso ovest. Secondo il governo metropolitano di Tokyo, nel distretto centrale di Shinjuku è stato rilevato un livello di radiazioni superiore di 21 volte la soglia normale, un indice che tuttavia le autorità cittadine si sono affrettate a spiegare come «non pericoloso per la salute, di limitata entità». Alle porte della capitale invece la situazione è più preoccupante: nella prefettura di Ibaraki, a nordest di Tokyo e confinante con l’area martoriata di Fukushima, le radiazioni hanno raggiunto un livello pari a circa 100 volte quello ordinario. Il primo ministro, Naoto Kan, ha invitato i residenti nel raggio di 30 chilometri dalla centrale a chiudersi in casa, e sulle televisioni è partita la corsa a dare consigli pratici su come affrontare l’emergenza atomica. Per le strade della megalopoli nipponica, circa 13 milioni di persone che raddoppiano con i pendolari, la paura è vissuta in modo composto: la rete dei trasporti è semiparalizzata, sia per le numerose linee ferme per precauzione che per l’impegno comune a tagliare i consumi energetici, che ha portato a una riduzione dei convogli nell’ordine del 50%. Le radiazioni nella sala di controllo della centrale di Fukushima sono troppo elevate perche« gli esperti della Tepco vi possano lavorare. Lo riferisce l’agenzia Kyodo.

PAURA IN CINA. Corre sulla rete e attraverso i cellulari la paura di contaminazione nucleare in Cina, che comunque decide di evacuare i suoi cittadini dalle zone del disastro ed esprime tutta la sua «preoccupazione». Messaggi sms e post sui microblog e social network si sono rincorsi per tutto il giorno facendo salire tensione e paura e scatenando l’acquisto di medicinali che dovrebbero aiutare in caso di contaminazione nucleare. Sugli scaffali di diverse farmacie, il Betadine, un farmaco antisettico ma a base di iodio che dovrebbe proteggere dai danni alla tiroide provocati dalle radiazioni, manca da diverse ore dopo essere stato preso d’assalto. Proprio al Betadine fa riferimento più di un messaggio che da stamattina circola sui cellulari di tutta la Cina apparentemente proveniente dalle Filippine. Nel messaggio si dice che «secondo la Bbc (che sul suo sito ha smentito di aver diffuso la notizia, ndr) dopo la conferma della fuoriuscita di radiazioni, i paesi asiatici devono prendere le necessarie precauzioni, invitando a rimanere in casa, ad evitare la pioggia, a utilizzare il betadine», annunciando che alle 16:00 ora locale, le radiazioni avrebbero colpito le Filippine. Cosa, ovviamente, che non si è verificata. Ma tanto è bastato perchè sia a Shanghai che a Pechino si scatenasse la paura. Già da ieri si erano diffuse notizie di telefonate di ambasciate e ministeri degli esteri, tra i quali quello italiano, ad alcuni concittadini residenti in Cina invitandoli a lasciare. Altri hanno detto di aver avuto telefonate dall’assicurazione sanitaria che ha annunciato la cessazione delle garanzie della polizia mentre l’assicurato era in Cina. I telefoni dell’Ambasciata italiana a Pechino, del consolato generale di Shanghai ed anche dell’ANSA in Cina, sono stati tempestati di telefonate di connazionali in cerca di notizie, preoccupati dalle voci che circolavano. Tanto ha spinto sia l’ambasciata di Pechino che il consolato di Shanghai a pubblicare sui propri siti internet inviti alla calma agli italiani residenti e di passaggio, smentendo voci di evacuazioni imminente, ribadendo che la situazione «viene monitorata costantemente» anche con gli altri paesi dell’Unione europea. La paura di radiazioni è stato anche il tema delle discussioni stamattina nelle scuole internazionali, dove molti stranieri che hanno riferito di aver ricevuto il messaggio della Bbc, hanno dichiarato di avere già le valigie pronte.

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