Roma. Il giallo del cadavere mutilato. Sulle tracce del macellaio dell’Ardeatina

ROMA – Potrebbe essere una settimana importante questa per gli sviluppi relativi alle indagini sul corpo mutilato ritrovato esattamente una settimana fa nei pressi della via Ardeatina a Porta Medaglia.

Soprattutto si procederà nel tentativo di dare un nome alla vittima, che per ora risulta solo avere un’età compresa tra i 20 e i 40 anni. Considerato che le impronte della vittima non erano presenti nelle banche dati dell’Afis, le indagini si sono estese non solo a tutta Italia ma anche a livello internazionale con ricerche negli archivi delle impronte digitali. Sul corpo sono state inoltre rinvenute tracce organiche estranee alla donna, capelli, frammenti di pelle e sangue sotto le unghie che potrebbero  risalire all’identità dell’assassino.

Dopo avere ascoltato i residenti della zona, battuto tutti i casolari, gli investigatori stanno analizzando le immagini registrate dal satellite, effettuando indagini sulle cellule telefoniche e vagliando archivi per trovare casi simili. Sono giunti ad alcune conclusioni che non risolvono sicuramente il giallo ma che costituiscono dei tasselli importanti di questo delitto inquietante  per arrivare all’identikit dell’omicida.
E’ stata tra le altre cose rintracciata la trans di cui non si avevano notizie dall’8 marzo, che era solita stazionare nei pressi del fazzoletto di terra su cui è stato rinvenuto il cadavere e che si supponeva potesse aver visto qualcosa. In realtà l’interrogatorio non ha aggiunto molto alle indagini semmai ha confermato che fino alle 17 del 7 marzo, giorno precedente al macabro ritrovamento non c’era nessun corpo. Così come il cellulare ritrovato sul posto che inizialmente sembrava potesse aprire una nuova pista, è risultato invece essere di un ciclista che lo aveva perso circa due settimane prima e quindi del tutto estraneo alla vicenda.

Al momento gli investigatori stanno cercando di tracciare un profilo psicologico di quello che è stato ribattezzato il “macellaio dell’Ardeatina”.  Esclusa ormai del tutto la pista del rituale satanico è certo che si sia trattato di un omicidio ben ponderato, commesso probabilmente da un “feticista”, una sorta di collezionista di organi che sembra abbia potuto impiegare fino a due ore, considerata la perizia simile a quella di un medico, per asportare gli organi interni, che non sarebbero stati espiantati per facilitare il trasporto del corpo ma con uno scopo ben più preciso e maniacale. Inoltre l’assassino dovrebbe disporre di un “posto tranquillo” dove si è potuto accanire sul corpo della sua vittima, senza problema di farsi notare, sentire ed anche di cancellare e ripulire le tracce. Si presuppone inoltre che il killer abbia una corporatura piuttosto robusta vista la ferocia con cui ha eviscerato e amputato gli arti della donna. Gli investigatori stanno lavorando anche per cercare di comprendere se il killer abbia già potuto uccidere in precedenza. Inoltre nonostante non siano stati individuati casi analoghi in Italia, si sta cercando un eventuale nesso con due teschi ritrovati a gennaio, a un giorno di distanza l’uno dall’altro, nella zona di Valle Aurelia, e al Parco degli Aquedotti e anche con uno scheletro assemblato con ossa di 5 differenti persone, ritrovato a luglio 2007 alla Magliana. Agli uomini della squadra mobili si sono uniti anche quelli dell’Unità di analisi crimini violenti che utilizza un sistema informatico avanzatissimo, il “Sasc” che è in grado di collegare reati avvenuti in tempi e luoghi differenti anche non connesi tra loro. Ciò che gli investigatori non escludono è che trattandosi di un serial killer potrebbe anche tornare ad uccidere.

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