A segno la spallata di Renzi. Letta costretto alle dimissioni

Il Presidente del Consiglio rimette il mandato dopo la scelta del Pd

ROMA – Ed alla fine la spallata è arrivata, e come avevamo scritto nella giornata di mercoledì, al rilancio di Letta con il suo tentativo di radicalizzare lo scontro con il Segretario del Partito Democratico presentando un Programma di rilancio per il suo Esecutivo, è arrivato, puntuale, il colpo di teatro del Sindaco di Firenze. Si tratta di un doppio colpo dagli effetti mediatici immediati, visto che si manda a casa un governo in due o tre ore di riunione della Direzione del Pd, ed al tempo stesso si gioca la carta del Governo di Legislatura e fino al 2018. Il Documento approvato dalla Direzione democratica, ha dato il benservito a Letta, con 136 voti favorevoli e solo 16 contrari, e va detto, che la componente di sinistra, ha avuto poco da ridire e si è schierata con il Segretario e prossimo nuovo Presidente del Consiglio incaricato. Letta, che mercoledì si è definito uomo delle Istituzioni, ne ha preso atto ed ha annunciato le dimissioni. Va detto che le scelte maturate al Nazareno erano più che prevedibili. Renzi, in Direzione, non ha avuto peli sulla lingua, come per altro aveva annunciato ieri, ci ha messo la faccia ed alla fine ha tirato un linea rossa che significava la fine per l’attuale Esecutivo. Il Sindaco, davanti ai suoi non poteva certo lanciare un Governo d’emergenza, o di scopo, ma un Governo di svolta a lunga durata e fino a fine Legislatura (2018), cosa che aveva ipotizzato nella giornata di mercoledì anche Letta presentando il suo Programma per l’Italia. Ma le anime del Pd, almeno in questa occasione, tranne i prevedibili dissidenti dell’area Civati, si sono mostrati apparentemente compatti ed il voto sull’ordine del giorno ha ricevuto i consensi anche di Cuperlo e Fassina, che interpretano la svolta renziana, come un parziale sì alle loro richieste. La svolta di Renzi è stata accolta positivamente da Scelta Civica e in parte anche dal Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano, il Vicepremier, però, difende il suo lavoro e quello di Letta, ma non alza barricate e si limita a rimpallare le accuse al Pd, colpevole, a suo dire “che il Governo viene fatto cadere in esito allo scontro in quel partito”. E’ chiaro che la posizione assunta da Angelino Alfano è frutto anche di quanto potrà essere garantito al futuro Governo dal Premier incaricato, visto che oggi il Ncd ha poltrone importanti, come quella della Sanità, dei Trasporti, delle Riforme Istituzionali e naturalmente la Vicepresidenza del Consiglio. No secco, invece, da parte delle Destre, con Forza Italia che parla di manovre di Palazzo. Altrettando dura la posizione del Movimento 5Stelle che chiede le elezioni anticipate. Quello che è certo è che, ancora una volta, sia gli Azzurri, che i Grillini, si trovano dalla stessa parte della barricata, chiedendo un percorso parlamentare per la crisi che porti ad elezioni anticipate. Molto critica la posizione di Sel con Vendola che affida ad un cinguettio la sua posizione: “Se lo schema resta quello del governo Letta, non esiste alcuna possibilità per Sel di sostenere Matteo Renzi a Palazzo Chigi. Io mi siedo a ragionare solo se si discute di sofferenza sociale e di avanzamento nei diritti civili. Ed è impossibile farlo insieme a Carlo Giovanardi e a pezzi del centrodestra. Il resto è fantapolitica”. Ed infine, per dovere d’informazione, ecco il Documento che ha mandato a casa Enrico Letta: “La Direzione del Partito Democratico – recita il documento -, esaminata la situazione politica e i recenti sviluppi, ringrazia il Presidente del Consiglio Enrico Letta per il positivo lavoro svolto alla guida del governo – esecutivo di servizio, nato in un momento delicato dal punto di vista politico, economico e sociale – e per il significativo apporto dato, in particolar modo per il raggiungimento degli obiettivi europei; assume il documento Impegno Italia come contributo per affrontare i problemi del Paese; rileva la necessità e l’urgenza di aprire una fase nuova, con un nuovo esecutivo che abbia la forza politica per affrontare i problemi del Paese con un orizzonte di legislatura, da condividere con la attuale coalizione di governo e con un programma aperto alle istanze rappresentate dalle forze sociali ed economiche; invita gli organismi dirigenti, legittimati dal Congresso appena svolto, ad assumersi tutte le responsabilità di fronte alla situazione che si è determinata per consentire all’Italia di affrontare la crisi istituzionale, sociale ed economica, portando a compimento il cammino delle riforme avviato con la nuova legge elettorale e le proposte di riforma costituzionale riguardanti il Titolo V e la trasformazione del Senato della Repubblica e mettendo in campo un programma di profonde riforme economiche e sociali necessarie alla promozione di sviluppo, crescita e lavoro per il nostro Paese”.

E da oggi si riparte con il nuovo corso e i vecchi riti che volente o no Napolitano dovrà guidare e celebrare.

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