Matteo Renzi saluta Firenze e debutta con la vittoria di Pigliaru in Sardegna

L’ultimo giorno da Sindaco ed il primo da Presidente del Consiglio (incaricato)

 

ROMA – Renzi si è congedato dalla sua città. Da Sindaco ha svolto il suo ultimo intervento nell’Aula del Consiglio Comunale, ricordando dettagliatamente, il suo iter di Governo. Si è trattato di un lungo discorso, che potrebbe anche essere mutuato su scala nazionale, visto il suo nuovo ruolo. Grande attenzione ai giovani, alla cultura, alla mobilità, all’economia ed all’ambiente. Il Presidente del Consiglio incaricato, non ha fatto altro che traslare l’esperienza fiorentina sul livello nazionale. Su questo, molti dovranno ragionare nelle prossime ore. Ma la giornata, che, ancora una volta si è divisa tra Roma e Firenze, avrà la sua ripartenza nella giornata di martedì. Quando, non più nel ruolo di Sindaco di Firenze, ma da Presidente del Consiglio incaricato, dovrà incontrare le delegazioni dei partiti ed assicurarsi una maggioranza certa per il suo Esecutivo. Prima, però, di inoltrarci su quello che accadrà nelle prossime ore, va detto che la giornata odierna è stata agrodolce per Renzi: amara per l’arrivederci alla città che ha avuto l’onore di governare in questi ultimi anni, dolce per la vittoria del Centrosinistra e del Candidato Democratico, Pigliaru, che ha avuto la meglio sul Governatore uscente portato dal Centrodestra, cappellacci. Nella mattinata, dopo l’incontro con il capo dello Stato durato circa un’ora e mezzo il leader del Pd è uscito per incontrare i giornalisti. E ha subito chiarito che non intende perdere tempo sulle cose da fare. Entro febbraio le riforme. Marzo sarò il mese del lavoro, ad aprile si metterà mano alla PA, a maggio sarà la volta del fisco. Il presidente del Consiglio incaricato ha chiarito però che i tempi per la formazione del nuovo governo non saranno brevissimi. Ma su Twitter ha rassicurato: “Con tutta l’energia e il coraggio che abbiamo. La volta buona”.  Ma le tensioni sono soprattutto sulla futura squadra di Governo, visto che il Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano, vorrebbe mantenere, e qui il condizionale è d’obbligo, tutte le caselle ministeriali e no, fino ad ora nelle sue disponibilità. Sul punto Renzi, da buon ex democristiano, ha preso tempo: “Ci prendiamo il tempo necessario – ha spiegato -, sapendo che fuori da qui c’è un senso di urgenza delicato, ma è altrettanto vero che un orizzonte di legislatura necessita di qualche giorno di tempo per arrivare a sciogliere la riserva”. Renzi ha fatto capire chiaramente che l’obiettivo è arrivare al 2018. “L’impegno è di un allungamento della prospettiva di questa legislatura, che si colloca nel suo orizzonte naturale”. Ma quello che Renzi ha voluto immediatamente precisare sono i contenuto del’agenda del suo Esecutivo: “Daremo una straordinaria attenzione ai contenuti – ha sottolineato -. Discuteremo entro febbraio il lavoro urgente sulle riforme costituzionali ed elettorali da portare all’attenzione del Parlamento e da subito dopo, a marzo, immediatamente la questione del lavoro, nel mese di aprile la riforma della Pubblica amministrazione e a maggio il fisco”. “La nostra attenzione è concentrata sui contenuti e non su altro. Sono solidale con voi che state scrivendo sui nomi dei ministri o su mie vicende personali, ma mi sono venuto a noia da solo leggendovi”. Renzi ha anche sottolineato l’urgenza e la delicatezza del momento e ha aggiunto: “L’orizzonte di legislatura che ci prefissiamo necessita di qualche giorno di tempo per sciogliere la riserva ma ci metterò tutto il coraggio, l’energia e l’impegno di cui sono capace”.

Ma, come detto, sulla squadra di governo i tempi rischiano di allungarsi. Mettere insieme l’esecutivo è un’impresa che al momento si sta profilando più difficile del previsto. I primi no sono arrivati da Alessandro Baricco per la Cultura e da Andrea Guerra di Luxottica in ballo per il ministero dello Sviluppo economico. Grande attesa per la risposta che risulterà decisiva per tutto l’organigramma del governo Renzi è quella di Lucrezia Reichlin, che si è presa qualche giorno prima di esprimersi in un senso o nell’altro e che resta, di gran lunga, la preferita e la favorita per il ministero dell’Economia. Va detto, infine, che oltre alle scelte sui dicasteri, Renzi avrà di fronte anche il rinnovo delle nomine di molte aziende partecipate, alcune di queste, di rilevanza strategica per la Nazione. Scelte da far tremare i polsi anche al più esperto biscazziere di Governo. 

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