Il Governo Renzi ha giurato. E’ gelo con Enrico Letta

Lunedì la fiducia al Senato e martedì alla Camera dei Deputati

ROMA – Il governo guidato da Matteo Renzi è ufficialmente in carica in attesa del voto di fiducia, lunedì al Senato e martedì alla Camera. Il Premier ed i ministri hanno giurato davanti al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, pronunciando la consueta formula. Una cerimonia velocissima, visto anche il numero limitato di ministri, uno per altro, quello forse più importante, Pier Carlo Padoan, era anche assente giustificato, impegnato in Australia per il vertice del G 20 e dunque giurerà nei prossimi giorni, Il Presidente del Consiglio, Renzi ha raggiunto il Quirinale, in compagnia della moglie, Agnese e dei suoi tre figli. Immediatamente dopo il passaggio obligatorio sul Colle più alto della politica nazionale, si sono aperte a Premier e ministri, le porte di Palazzo Chigi, dove lo attendeva il Presidente uscente, Letta. Tra i due nessun gesto di cortesia. Grande tensione di una fredda e velocissima stretta di mano, con la consegna della ‘Campanella’. Da Letta solo un arrivederci al suoi compagno di partito. In un clima di grande tensione il Premier sfiduciato dal Sindaco di Firenze, ha comunque lasciato Palazzo Chigi tra gli applausi delle decine di dipendenti. L’ex Premier, ha risposto a questo attestato di stima alzando lo sguardo e tenendo la mano sul cuore. Per altro nelle ultime ore non aveva fatto mistero del come la sua permanenza a Palazzo Chigi è stata ogni giorno difficilissima. Tornando a Renzi, quasi nel pieno del suo mandato ed in attesa della fiducia, ha presieduto la prima riunione del Consiglio dei ministri, invitando fotografi ed operatori che stavano immortalando lui e la sua squadra, a lasciare la sala con un perentorio: “Ora la ricreazione è finita”. Il debutto nella sala principale di Palazzo Chigi è durato oltre un’ora e al primo punto c’è stata la nomina del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ruolo fortemente voluto da Renzi per Graziano Delrio. Ma la riunione è stata anche una occasione per fissare alcune linee  di condotta per i ministri: pedalare tanto e parlare poco, ovvero tanto lavoro per il Paese e poche dichiarazioni, infatti tra le regole imposte alla delegazione ministeriale quella di non rilasciare interviste, almeno fino alla fiducia delle Camere, unica eccezione proprio per il fresco di nomina, Delrio, che affronterà domenica microfoni e telecamere di Lucia Annunziata.

Ai ministri, inoltre, è stato chiesto un grande lavoro di squadra, evitando salti solitari in avanti, oltre i programmi e gli accordi di governo e maggioranza.

Poche parole sono state pronunciate da Maria Elena Boschi, che nel Governo ha uno dei ruoli più delicati, quello dei Rapporti con il Parlamento: “Siamo consapevoli della responsabilità che ci attende ma siamo pronti. Per quanto mi riguarda c’è il tema importante delle riforme, a cominciare dalla legge elettorale che sarà in aula a breve; la riforma del Senato; l’eliminazione dei rimborsi delle indennità dei consiglieri regionali; la riforma del Titolo V. Quindi tante sfide, che però possono dare nelle prossime settimane una speranza nuova all’Italia e agli italiani”. Dichiarazioni di circostanza e con poco valore politico quelle fatte dagli altri ministri. Da lunedì, dopo un mezzo fine settimana da trascorrere, con un occhio al discorso d’insediamento ed un altro alla famiglia, Renzi dovrà comunque affrontare numerosi Dossier, non solo legati all’azione di Governo, ma anche e soprattutto alla tenuta in campo aperto della sua maggioranza. Gravi le tensioni maturate nel Pd, visto che se gli strappi della componente tradizionale della sinistra, non porterebbero a soprese al momento del voto, (anche se questa componente con Cuperlo, ha già chiesto un chiarimento immediato sul doppio incarico di Premier e Segretario di partito ndr) soprattutto al Senato. Rischi nel Pd potrebbero arrivare dalla componente legata a Civati, che potrebbe determinarsi, una volta ascoltato il discorso programmatico di Renzi, per un voto negativo, ovvero di sfiducia. Civati, sul punto, ha anche chiesto lumi alla rete, organizzando una sorta di referendum on line sulle scelte da prendere. Va detto, però che la decisione potrebbe essere condizionata dal fatto che tra i ministri c’è una ‘civatiana’ di ferro come l’ex sindaco di Monasterace, Maria Carmela Lanzetta, donna simbolo della lotta alla criminalità organizzata calabrese. Va detto infine. Quanto al Pd, va osservato, che, nel prosieguo della Legislatura, sorprese potrebbero arrivare anche da parlamentari vicini al Presidente defenestrato Letta. In molti, in queste ore, giurano che  non passerà molto tempo per una sicura vendetta contro il Premier-Segretario. Problemi, infine, potrebbero arrivare anche da Deputati e Senatori di Popolari per l’Italia, che visto il siluramento del loro, ormai ex ministro della Difesa, Mario Mauro e la loro  assoluta irrilevanza nell’attuale Esecutivo, tuonano: “Avevamo presentato proposte serie e puntuali. Non rappresentati, valuteremo lunedì se dare o meno il voto di fiducia, dopo aver ascoltato il discorso programmatico del Presidente del Consiglio”. Quanto a tutti gli altri, scontato il voto di fiducia convinto degli attori protagonisti di vecchia e nuova maggioranza, con le eccezioni che abbiamo indicato. Voto decisamente contrario anche dalla vecchia opposizione del Centrodestra (Forza Italia. Lega e Fratelli d’Italia). Berlusconi, comunque, tanto per non far perdere tempo ai suoi, li invita ad una mobilitazione quotidiana. Per il cavaliere, infatti, le urne sarebbero più che vicine.

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