Fiducia con 378 si, 220 no ed un solo astenuto

Disco verde della Camera a Renzi. Fassina e Civati mettono i paletti sull’azione del nuovo Governo

ROMA – Con 378 si, 220 no ed un solo astenuto, Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi riceve la fiducia anche della Camera dei Deputati. In una giornata dalle grandi emozioni, soprattutto per il Partito Democratico, Montecitorio ha dunque bissato il passaggio parlamentare che si era già concretizzato, con numeri meno imponenti, a Palazzo Madama. Ora il giovane Premier è veramente in campo aperto, nel pieno dei suoi poteri e soprattutto con l’enorme responsabilità di dar corpo a quanto annunciato nei due passaggi parlamentari. Nelle prossime ore Renzi sarà nel nord del Paese, a Treviso, dove incontrerà il Renzi del nord-est. Partirà proprio da qui, con il tour del Sindaco-Presidente, il confronto con il Paese reale. Nel capoluogo della Marca, avrà la possibilità di incontrare i giovani delle scuole, gli operai, i dipendenti pubblici ed i meno fortunati, ovvero il popolo sterminato di cassintegrati, disoccupati e pensionati al minimo. Ma va detto, che Renzi, nelle prossime ore, sarà chiamato a definire anche la partita di viceministri e sottosegretari. Anche questo sarà un passaggio importante per la tenuta, e per i numeri, soprattutto al Senato, del Governo. Ma torniamo alla giornata vissuta a Montecitorio e proprio con la conclusione dell’intervento di Renzi: “Questo Paese non ha ancora visto la sua pagina più bella. Tocca a ciascuno di voi realizzarla”. Ma il Premier ha anche voluto ricordare don Milani, Aldo Moro ed Enrico Berlinguer “veri onorevoli, degni d’onore”. Ma la sua riconoscenza è andata anche a Bersani, che è tornato per la prima volta in Aula, dopo il grave malore che lo aveva colpito: “Quando Bersani mi ha sconfitto alle primarie, non mi ha cacciato dal partito. E oggi è qui”. 

 

L’ex Segretario Democratico è arrivato a sorpresa alla Camera. Il rientro dopo la convalescenza è stato salutato da numerosi parlamentari che si sono avvicinati all’ex segretario del Pd per fargli auguri per il rientro. Quando Bersani è entrato in aula è stato accolto dall’applauso dell’Aula parlamentare e dal twit dello stesso Presidente del Consiglio “Grazie a @pbersani per essere in aula. Un gesto non scontato, per me particolarmente importante. Grazie”. Ma le prime parole dell’ex Segretario sono però aleggiate nell’emiciclo come un vero e proprio segnale diretto proprio all’indirizzo del Premier: “Sono venuto ad abbracciare Enrico, ma non è ancora qui. Dopo pochi istanti l’ormai ex Presidente del Consiglio ha fatto il suo ingresso, un rapido saluto al banco del Governo e poi via verso i banchi del Pd, dove abbraccia calorosamente proprio Bersani in una atmosfera decisamente calorosa e carica di applausi e sorrisi che certamente non hanno fatto bene a Renzi. Il duetto, dei due ex, ha infatti rubato la scena per alcuni lunghi minuti al Premier, che aveva già incassato il monito di Stefano Fassina, una sorta di avvertimento dell’ala di sinistra del Pd, al Presidente del Consiglio. Fassina, che ha votato la fiducia, ha però annunciato un rigoroso controllo sugli atti del Governo: “Valuterò i singoli provvedimenti”. Dunque nessuna fiducia in bianco. Analoga la posizione di Pippo Civati, che in Aula ha accusato Renzi di sbagliare, ma che comunque, non si metterà fuori dal partito. Dunque fiducia condizionata anche per lui. Tornando all’intervento di Renzi, come già in Senato, il Premier ha molto insistito sulla responsabilità politica dell’azione di questo Governo. “C’è sempre qualcuno a cui attribuire responsabilità, a cui dare la colpa” anche per via del Porcellum. “Per questo è fondamentale dire che questo governo non ha alibi. Se riusciremo a fare quanto promesso, avremo fatto il nostro dovere. Se non ci riusciremo, ha puntualizzato rivolgendosi a Fassina, la responsabilità sarà di chi guida il governo. Non è coraggio ma è realismo. L’unica chance è cambiare. A cominciare dal prendere qui e ora l’occasione della timida ripresa che si sta affacciando ”.

 

Poi l’affondo: “Per rispondere all’esigenza di un paese che ha un tasso di disoccupazione del 12,6% bisogna rivoluzionare il sistema economico e normativo del Paese”. Iniziando dallo sblocco totale dei debiti delle pubbliche amministrazioni, che deve costituire uno choc” e dal cuneo fiscale”. Poi la precisazione sulla doppia cifra di taglio annunciata al Senato: “La doppia cifra del taglio del cuneo fiscale è riferita ai miliardi e non alla percentuale. Ironizzando poi sui brusii dell’Aula ha infine aggiunto: “Capisco che il taglio di 10 miliardi della pressione fiscale metta allegria…”. Per la fine del suo intervento, Renzi prende a prestito una frase di Chesterton: “Il mondo non finirà per mancanza di meraviglie, ma per mancanza di meraviglia.

E la ‘meraviglia’ dell’Italia, prosegue, sono i 5 milioni di persone nel volontariato, gli imprenditori che nonostante tutto rinnovano, la qualità delle lavoratrici e dei lavoratori. L’Italia non finirà mai per mancanza di meraviglie, ma di meraviglia se noi per primi siamo rassegnati mentre invece dobbiamo prendere controvento il gusto di rischiare per dire che la sua pagina più bella l’Italia non l’ha ancora vista”.

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