Italicum verso il traguardo, sul Pd pesano le quote rosa

Renzi prende un impegno davanti ai parlamentari Democratici: “Se al Senato ci saranno le condizioni per discutere di parità di genere, riapriremo la discussione”

ROMA – Tra mille apprensioni, assenze, voti in libertà rispetto agli ordini di scuderia delle segreterie di partito, la nuova Legge Elettorale, il cosiddetto Italicum, ha passato indenne le ‘Forche Caudine’ di Montecitorio per passare all’Aula decisamente molto più rischiosa di Palazzo Madama, ovvero di quel Senato che Renzi vorrebbe cancellare. Nella sostanza tiene, anche se con qualche affanno di troppo, l’accordo tra Premier e Cavaliere, anche se per il Pd è tornato l’incubo dei 100 voti, per la precisione 101, che mancano all’appello. Stessa cosa accaduta nella votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica, quando sulla candidatura del professor Romano Prodi, la quota di voti scomparsi fu analoga, un vero e proprio shock per il Centrosinistra. Montecitorio ha detto no, sul filo di lana, ad un emendamento, presentato dall’ex ministro della Difesa e parlamentare di Fdi, Ignazio La Russa che prevedeva l’introduzione delle preferenze nella legge elettorale bocciato con 299 no, 264 sì e un astenuto. Solo 35 i voti di scarto e con il rischio di veder saltare l’intero impianto della nuova legge. Basti pensare al fatto che la quota dei 299 no è appena di 6 voti di quanti sono i voti del Gruppo democratico. Complessivamente, per chiarire ulteriormente i rischi che la riforma ha corso, i voti dei gruppi di Pd e Forza Italia, dovevano toccare quota 360, dunque, se la matematica non è una opinione, mancano all’appello 61 consensi, da ricercare tra favorevoli al sistema delle preferenze e assenti. L’Aula ha anche approvato il cosidetto ‘algoritmo’, ovvero la formula matematica, che  è indispensabile per trasformare i voti alle elezioni per il rinnovo dell’Aula di Montecitorio, in seggi. In questo caso il voto segreto, non ha riservato sorprese, ma si sono comunque contate numerose assenze, visto che i voti favorevoli sono stati 315 e i contrari 237. Questo emendamento è il più importante dell’intero testo, il cuore dell’Italicum e stabilisce la soglia di sbarramento al 37%, per avere il premio di maggioranza, quella del 4,5% di ingresso per i partiti in coalizione, quella dell’8% per i partiti non coalizzati e quella del 12% per le coalizioni. L’emendamento prevede inoltre la percentuale del premio di maggioranza e lo fissa al 15% e stabilisce, inoltre il ballottaggio per le due coalizioni che ottengono più voti, ma che non superano la soglia del fatidico e ‘magico’ 37%L’emendamento introduce. L’Aula ha anche bocciato un emendamento presentato da 40 deputati del Partito Democratico che rendeva, nel nostro Ordinamento, l’obbligatorietà delle Primarie per scegliere i candidati e prevedeva, inoltre la parità di genere nell’organizzazione delle stesse. Infine va detto che Matteo Renzi, nel corso di una giornata per lui ed il Governo decisamente non semplice, visti anche gli impegni sul reperimento delle risorse da destinare alla ripartenza economica e occupazionale del Paese, ha detto, davanti all’Assemblea dei parlamentari del Pd che “non c’è da mantenere un patto con Berlusconi, ma un impegno che come partito abbiamo preso profondo, netto, chiaro”. Renzi ha anche espresso un “marcato dissenso rispetto a chi ritiene  la legge elettorale che sta per essere approvata alla Camera incostituzionale.  Sarebbe positivo che si accelerasse la riforma del regolamento della Camera e si limitasse il ricorso al voto segreto. IL suo riferimento è chiaro ed è rivolto al passaggio parlamentare che ha decretato la bocciatura degli emendamenti sulla parità di genere con voto segreto. Ma sul punto, Renzi ha preso un impegno: “Se ci saranno le condizioni per discutere al Senato di parità di genere, riapriremo la discussione”.

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