Lionello Cosentino (Pd). Il partito si ricostruisce dal basso. Ma i vertici nazionali non sono altra cosa

Al Sindaco Marino non chiediamo né rimpasti né posti, ma una amministrazione che rilanci la Capitale

ROMA – “Non avrei mai pensato di tornare ad un impegno politico di direzione  che riempie tutte le tue giornate”: Così Lionello Cosentino, richiamato in servizio effettivo, si direbbe in gergo militare. Schierato con Gianni Cuperlo alle primarie  viene  eletto a segretario della Federazione romana del Pd, una struttura di partito, nella sua storia dal Pci ad oggi, “non facile”: una complessità di presenze, di culture, un Comune disastrato dalla gestione  Alemanno in particolare, un territorio immenso, un centro  storico che si è allontanato sempre più dalle periferie, aziende pubbliche inquinate dalla corruzione, dal clientelismo sparso a piene mani dalla destra, una macchina burocratica del Campidoglio che ha bisogno di una profonda revisione , una messa a punto come per la auto  che perdono colpi, un bilancio per L’anno in corso condizionato dal “salva Roma”, un decreto che dalla stampa viene così definito ma che non “regala” niente ai cittadini romani, restituisce solo il dovuto. Insomma una bella gatta da pelare.  Cosentino è abituato alla vita di partito. Era uno dei giovani del Pci, la sua scuola di partito sono state le sezioni comuniste, l’impegno del dibattito e nel confronto interno al partito, la partecipazione in prima persona alle campagne congressuali. Poi l’impegno istituzionale, assessore alla Sanità della Regione Lazio, un impegno molto faticoso, difficile che assolve con merito, lo riconoscono anche gli avversari. Da qui al Parlamento, senatore per due legislature.

Una lunga chiacchierata con il segretario della Federazione romana

Ci conosciamo da tanti anni, insieme abbiamo anche condiviso scelte politiche, non gli inviamo domande come  oggi è abitudine di un giornalismo copia e incolla, oppure la rissa dei talk show. Non una intervista ma una lunga chiacchierata. “In fondo, sai, mi piace questo “ mestiere”. Riscopri una realtà, chiamiamola di base, la di tutti i giorni di tante persone, i problemi della città, visti attraverso  il filtro della gente in carne e ossa.  Riscopri che un partito esiste ancora. Passo le mie giornate nei circoli, le riunioni sono affollate, ti accorgi che c’è uno spazio per far politica, la buona politica.  Avverti  da quello che ti dicono i militanti,  prendi  nota esistono ancora, che una stagione si è conclusa, quella lunghissima del berlusconismo imperante. Ora c’è , è la mia sensazione, una specie di stato di attesa, segnato però da una ripresa di interesse. Guai a noi se non riuscissimo a tradurre in iniziativa politica nel territorio questa attesa. C’è bisogno di un recupero di democrazia, ridare ruolo, dignità ai nostri iscritti e militanti. Certo, se ti presenti loro , come alle primarie per il Comitato regionale, con una lista bloccata , con nomi già decisi, magari  anche di sconosciuti, senza un congresso vero, senza un dibattito,  non vai da nessuna parte. I nostri iscritti, i nostri militanti vogliono contare, sono loro la nostra buona politica”. Cosentino insiste molto sulla ricostruzione del partito, un partito di sinistra, senza se e senza ma anche dal momento che ci siamo iscritti al Partito dei socialisti e democratici europei. Parla delle assemblee  dei circoli, poi di quelle  cittadini, si eleggono i dirigenti sulla base di un confronto politico sui temi locali  ci si confronta sulle scelte nazionali. Il congresso si è concluso, sarebbe un errore se si riproducessero gruppi dirigenti sulla base delle divisioni provocate dalla primarie. “Il clima- sottolinea Cosentino- fortunatamente non è quello. I circoli con le assemblee aperte  eleggono le persone giuste da qui i delegati che costituiscono l’assemblea dei circoli nei singoli municipi,  si eleggono i coordinamenti.

Verso una grande assemblea cittadina. Direzione politica decentrata

Si prepara così una grande assemblea cittadina. Una direzione politica, la mia, molto decentrata,molto partecipata che mette radici nei territori.”. Ci guardiamo un attimo e ci intendiamo. “ Come ai tempi del  Pci- buttiamo lì, ricordando anche esperienze personali- quando tu eri un dirigenti della Federazione”. “Dal passato. Sorride. Dobbiamo prendere il meglio. La nostra storia non è certo da buttare. Mi chiedi se usiamo il web. Sì stiamo lavorando per in sito che consenta un dialogo continuo. Ma  bisogna anche guardarci i faccia, il rapporto umano e non solo il cinguettio conta ancora molto. Un partito  questo deve fare, non solo la battaglia per le candidature e le preferenze. Agli iscritti bisogna restituire il diritto di eleggere i dirigenti”.   Ma dai circoli, alla Federazione, magari al Regionale,  questa ricostruzione del partito, dove approda.  E per essere  più chiari – precisiamo.-come arriva al  Nazareno, al segretario-premier, alla segreteria, alla direzione, la  voce de” popolo  del Pd”? Nei Circoli, proseguiamo, si discutono anche i grandi problemi del Paese, riforma elettorale, riforme istituzionali, il lavoro, il rapporto del governo con i sindacati, le forze sociali, come avviene a livello  dei governi locali. Rapporto che non c’è  e che Renzi  e  i ministri rifiutano. Cosentino torna a parlare  del clima “ di attesa”, una attesa- dice- di “ un cambiamento vero, non di annunci, del recupero di un rapporto con le forze sociali, della partecipazione”. “Tutto bene, ma si avverte proprio da quello che tu dici come ci sia un diaframma fra il partito   che si cerca di ricostruire dal basso e i vertici nazionali che sembrano altra cosa”.” Già – risponde- proprio questo è il problema.  Già, e  non è problema da poco. E’, appunto, il problema“. 

La “questione“ Roma. Al sindaco Marino non chiediamo né rimpasti, né posti

Abbiamo lasciato per ultima la “ questione” Roma, il  Campidoglio. “ So già cosa mi chiedi-  previene la domanda- il rimpasto, i rapporti con il sindaco Marino. Voglio essere molto chiaro. Non abbiamo chiesto rimpasti e non li chiediamo.  Spetta al sindaco  prendere decisioni in questo senso. Non chiediamo poltrone. Il Pd ha dato e darà una mano  come ha fatto fino ad oggi. Nella “cabina di regia” per affrontare i problemi del bilancio, i debiti lasciati da Alemanno, gli impegni per l’anno in corso, hanno dato una mano la ministra Madia, il sottosegretario  Legnini, Marco Causi, nostro parlamentare, che è stato assessore al Bilancio, il segretario regionale Melilli, io stesso. La crisi è forte. Occorre affrontare i problemi aprendo una discussione, un confronto con le forze sociali, le forze produttive della città. Il bilancio non può essere fatto di soli tagli. Non solo vincoli ma un’occasione per guardare avanti, smontando in primo luogo il meccanismo perverso di spesa di cui è stato responsabile Alemanno.

Aziende pubbliche devastate da clientele e corruzione. Le colpe della giunta Alemanno

Già Marino è intervenuto per quanto riguarda le aziende pubbliche devastate da  politiche clientelari, da episodi di corruzione.  Bisogna guardare dentro queste aziende. Non è possibile che  Farmacap  perda 50 milioni quando tutte le farmacie sono in attivo. Così come all’Atac mancano gli autisti e si assumono centinaia  di impiegati. Efficienza dei servizi , della macchina capitolina, tutela del lavoro e dei lavoratori:  queste le nostre coordinate.  Se è vero, e lo è, che Roma è la capitale della bellezza, bellezza è anche la cultura , vogliamo lavorare perché lo sia di fatto, non solo per l’oggi, ma per chi ci sarà dopo di noi.”

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