Disoccupazione record al 13%. Per i giovani al 42%. Cgil, il governo cambi verso alla sua agenda

Il tasso di disoccupazione, dati diffusi dall’Istat,  segna il record, al 13 per cento contro il 12,9 del mese precedente, da quando esiste questa rilevazione nel 1977. 

E a lasciare a bocca aperta è soprattutto la reazione del premier Renzi che sembra scoprire adesso i numeri della crisi tanto da  dire “sconvolgente, perdiamo mille posti al giorno, questo è il problema. Ci sono segnali di ripresa non sono sufficienti: l’Italia faccia quello che deve fare”. Forse sarebbe il caso che, lasciando da parte lo “ sconvolgente” facesse una seria riflessione a partire dalla inutilità del decreto Poletti sui contratti a termine .Il segretario confederale della Cgil Serena Sorrentino  commenta a caldo: “ I dati Istat dimostrano “non solo che il decreto lavoro va cambiato ma che il Governo dovrebbe anche cambiare verso alla sua agenda, rimettendo al centro la creazione di lavoro”.  E per i giovani chiede un piano finanziato da una patrimoniale.

Lavoro, crisi permanente, scendono gli occupati

I dati provvisori sul mercato del lavoro in Italia nel corso del mese di febbraio dicono che diiminuiscono leggermente gli occupati sul mese precedente mentre si conferma preoccupante il confronto a 12 mesi.  Nel corso del mese di febbraio 2014 gli occupati sono diminuiti a 22 milioni 216 mila, facendo segnare meno 0,2% e meno 39mila unità rispetto al mese precedente e meno 1,6% su base annua, meno 365 mila unità.Il tasso di occupazione è pari al 55,2%, lo stesso di gennaio ma in diminuzione di 0,8 punti percentuali rispetto a dodici mesi prima. Aumenta invece il numero dei disoccupati che arriva a 3 milioni 307 mila, con un aumento di 8mila unità su gennaio, lo 0,2 per cento, e di 272 mila unità sull’anno precedente, più 9,0%.

Il tasso di disoccupazione è invece pari al 13,0%, sostanzialmente stabile sul mese precedente ma in aumento di 1,1 punti percentuali nei dodici mesi.

I giovani i più colpiti, stabili gli inattivi

I disoccupati tra i 15-24enni sono 678 mila con un tasso di disoccupazione che è pari al 42,3%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente ma in aumento di 3,6 punti rispetto all’anno precedente. Il tasso di inattività è pari al 36,4%, stabile in rapporto al mese precedente e in aumento di 0,1 punti su base annua.

Fra le prime reazioni a fronte dei dati diffusi dall’Istat quelle della Cgil e di Sel

Sorrentino (Cgil).  Decreto Lavoro dannoso. Aiutare i giovani con i fondi di una patrimoniale

“Lo avevano presentato come il provvedimento necessario a contrastare la disoccupazione, in particolar modo quella giovanile. Si apprende solo- afferma  Serena Sorrentino, segretaria confederale della Cgil- ora che la timida ripresa ha la caratteristica di non essere accompagnata da un’espansione dell’occupazione? E che si fa? Si rendono più deboli i contratti esistenti e si introducono meno vincoli alla stabilità dell’occupazione dei contratti a termine e dell’apprendistato?”. I dati “confermano che il problema dell’Italia è la caduta di domanda. Per questo, se da un lato la Cgil chiede di continuare sulla strada dell’alleggerimento della pressione fiscale su lavoratori, pensionati e imprese per rilanciare consumi e investimenti; dall’altro serve un Piano straordinario per il lavoro giovanile finanziato da una patrimoniale e non una generalizzazione della precarietà.”

Barozzino (Sel). Il DL Poletti fallisce mentre il paese affonda

Il senatore Giovanni Barozzino, capogruppo di Sel in Commissione Lavoro rileva che “mentre il governo si gioca tutto sulla riforma del Senato, la disoccupazione raggiunge i massimi storici, segno che nel Paese la crisi si sta affrontando nel peggiore dei modi. Le novità introdotte con il decreto Poletti, che riguardano il contratto a tempo determinato e l’apprendistato, sono tutte fallimentari e priveranno intere generazioni di un futuro autosufficiente”. “ Renzi –conclude-ha preferito proseguire sulla strada tracciata dalla coppia Monti-Fornero, che piace tanto a Confindustria: meno diritti per i lavoratori e precarietà a vita, perché nel provvedimento del Governo non vi è traccia delle famose tutele crescenti”

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