In campo una nuova corrente per il Pd

Mentre Forza Italia si prepara alle Europee con il solito nome: “Berlusconi”

ROMA – Il Pd ha una nuova corrente più che strutturata, che spiazza tutte le altre, che, almeno nelle intenzioni, avevano l’idea di far finire fuori strada Matteo Renzi, o almeno portarlo ad un ipotetetico tavolo di trattativa sulle linee guida del partito. Ad approfondire quanto sta accadendo nei Democratici, è l’Unità che da voce a questo nuovo, importante spezzone del partito che detiene la ‘golden share’  del governo. Tra i concetti cardine, secondo il quotidiano fondato da Antonio Gramsci, il fatto che “il congresso è finito e archiviato, ora si apre una fase nuova». È questo uno dei concetti, e dei mantra, che una parte consistente dell’ex minoranza Pd va ripetendo. E che ha dato il via alla riunione di ieri sera alla Camera, in cui è nata una nuova area riformista che riunisce una fetta di quelli che avevano sostenuto Cuperlo alle primarie, e che ora sembrano guardare altrove, spiazzando, di fatto quelle che doveva essere, almeno nelle intenzioni, il leader della minoranza.  

 

Bersaniani come Davide Zoggia, Alfredo D’Attorre e Nico Stumpo, dalemiani come Enzo Amendola, Danilo Leva e Andrea Manciulli, lettiani come Francesco Russo e Paola De Micheli, popolari come Enrico Gasbarra, sarebbero, secondo quanto riporta l’Unità, della partita. Ma nel gioco rientrerebbero anche un numero consistente di autorevoli esponenti del partito, tra questo Vannino Chiti (proprio nella giornata di ieri l’ex Vicepresidente del Senato, lo abbiamo riportato, ha presentato, insieme ad a numerosi senatori democratici, una proposta di legge di riforma costituzionale, alternativa a quella del Governo ndr), ma ci sono anche  Alessandra Moretti e Stefano Esposito, e alcuni lettiani che avevano scelto Renzi come i senatori Carlotta Fabbri, Anna Ascani e Massimo Caleo. Nella folta schiera da notare la presenza di esponenti di spicco come l’ex segretario del partito Guglielmo Epifani, dell’ex viceministro all’Economia del Governo Letta, Stefano Fassina e dell’attuale ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina. Ma tra questi spicca anche la presanza di Roberto Speranza, che guida la delegazione Democratica a Montecitorio. Se, come riferiscono a l’Unità nessuno si definisce antirenziano, l’obiettivo è però quello di dar battaglia su temi come quello legato alle riforme del lavoro, caro alla sinistra del Pd e non far sconti neppure sulla riformaistituzionale legata alla rivisitazione del Senato. Ma nel partito le correnti si agitano e con ogni probabilità non sarà questa l’ultima scossa d’assestamento del nuovo corso che ha portato Renzi alla Segreteria. Dall’altra parte del fronte politico, quella che in teoria dovrebbe essere la vera opposizione all’attuale Governo, ci si prepara al voto per le Europee e spuntano già parole d’ordine e slogan, tra queste: “Più Italia in Europa meno Europa in Italia”, che dovrebbe  essere la linea imposta dal Cavaliere per la prossima campagna elettorale. Rivisitato anche il simbolo degli Azzurri: sotto la bandiera tricolore di FI, cerchiata di azzurro, compare in caratteri maiuscoli la scritta “Berlusconi”. 

 

E la parola magica, che potrebbe attrarre, almeno una parte dei vecchi consensi, è legata proprio al nome dell’anziano leader, che riceve, anche questa mattina l’omaggio del ‘Mattinale’ (Il foglio di propaganda ad uso e consumo di parlamentari e uomini e donne vicine a Forza Italia, ideato dal sempre più irascibile Brunetta ndr) che, manco a dirlo o a pensarlo, ripropone il vecchio refrain legato ai temi della giustizia, almeno quella che riguarda il Cavaliere. Nella nota nota politica del gruppo di FI alla Camera, si parla infatti  di “un collegio di giudici del Tribunale di Milano che dovrà decidere che tipo di pena far scontare a Silvio Berlusconi per la condanna nel processo Mediaset. Il presidente di FI potrebbe essere estromesso di fatto non solo dai pubblici uffici ma dalla vita politica. Ma Berlusconi non è solo Berlusconi: Berlusconi è il suo popolo”. Per “Il Mattinale” “è una questione politica che riguarda l’essenza e la pratica della nostra democrazia. Dalla decisione del 10 aprile dipende non solo l’efficacia delle riforme in cantiere, ma la loro stessa legittimità”. In poche parole un vero e proprio avvertimento sull’accordo raggiunto tra il Premier Segretario ed il leader appannato dell’opposizione, che proprio sui temi personali, potrebbe ritrovar smalto e guidare un campagna elettorale, come molte altre volte ha fatto da oltre 20 anni a questa parte. Renzi sarà pronto a fronteggiare l’attacco incrociato di Forza Italia e Movimento 5Stelle, oltre che tener botta in casa propria?

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