Alla Canonizzazione c’è Mugabe, il presidente del Regno del terrore

 

ROMA – Avevano promesso che sarebbe stata una cerimonia sobria, quella della canonizzazione a San Pietro di  Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. E in parte lo è stata, anche se  la grande massa di persone giunte a Roma comporterà sicuramente dei costi aggiuntivi non proprio trascurabili, come tra l’altro ha fatto notare il primo cittadino in questi giorni.

Tuttavia a stonare questo cerimoniale storico la passerella di personalità, famiglie reali e quant’altro che spesso hanno ben poco a vedere con il comportamento da “crisitiano” che i testi Sacri riportano e che spesso e volentieri vengono dimenticati anche da chi li dovrebbe praticare quotidianamente.  Ma di certo tra i 24 capi di Stato nessuno si sarebbe aspettato la presenza di Robert Mugabe, il presidente 90enne dello Zimbabwe, che nonostante pochi giorni fa si sia tagliato lo stipendio per via della crisi, (ora a 4mila dollari mensili ndr) è accusato di una serie di gravissime violazioni dei diritti umani. Dalla persecuzione alla tortura degli avversari politici e delle minoranze (perlopiù i bianchi e gli Ndebele), alle violenze sistematiche, all’esproprio forzato dei beni e dei possedimenti terrieri, i brogli elettorali per finire all’appropriazione a scopo personale degli aiuti internazionali alle popolazioni del paese. Motivo per cui i suoi detrattori I definiscono la sua presidenza come un “Regno del terrore”. 

Su di lui peserebbe il divieto divieto di ingresso nel territorio dell’Unione Europea, ma grazie ai Patti Lateranensi, che obbligano lo Stato Italiano a consentire il passaggio per chi si rechi nella Santa Sede, il presidente Mugabe ha potuto assistere alla canonizzazione dei due Papi, tra lo sconcerto di chi ha denunciato le sue violazioni dei diritti umani.

 

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