Essere o non Essere di SEL?

ROMA – “Resto o non resto? Questo è il problema”. Mentre gli esponenti di Sel cercano una risposta a questo dubbio amletico, il loro Leader, di fronte a una sempre più vasta migrazione di onorevoli da Sinistra Ecologia e Libertà, ha deciso ieri di presentare le dimissioni alla direzione del partito, dimissioni che sono state poi respinte. Una riunione durata circa quattro ore, in cui le parole di Nichi Vendola non sono state certo dolci come il miele: “Sel è viva e rilancia la propria azione politica, a iniziare dai ruoli di direzione e non salirà sul carro del vincitore perché il Paese ha bisogno di una sinistra autonoma e nemica del conformismo”. 

“Qualcuno dal Pd sta provando a fare una campagna acquisti ed è meglio che la smetta subito” – ha aggiunto lapidario il Presidente della Regione Puglia. “Il renzismo è fatto di fumo, nebbia, un carosello di parole quando avremmo bisogno di risposte”. Questo il morso di Vendola, affranto per la visione di un inarrestabile esodo dei Suoi nel partito di Renzi. Una sorte la sua forse ironicamente già scritta nell’anagramma del suo cognome: “Levando”

Dopo Gennaro Migliore, prossimo alla candidatura da Sindaco di Napoli in quota Pd, e Claudio Fava, a “levarsi” da Sel è stato anche Sergio Boccadutri, tesoriere del partito e uomo di Vendola fin dai tempi di Rifondazione. Prima di lui, qualche ora prima, hanno presentato la lettera di dimissioni dal gruppo parlamentare a dal partito i deputati Fabio Lavagno, Alessandro Zan e Nazareno Pilozzi. Ma non sono gli unici. Anche Titti Di Salvo e Ileana Piazzoni hanno reso nota la decisione irrevocabile di lasciare Sinistra Ecologia e Libertà.

Parliamo proprio con quest’ultima, la Deputata Ileana Piazzoni, eletta nel 2013 con Sinistra Ecologia e Libertà e Segretario del gruppo SEL alla Camera dei Deputati.

Onorevole, lei come altri suoi colleghi ha deciso di lasciare Sel per entrare nel Pd. Perchè?

Abbiamo deciso di lasciare Sel perché in questi mesi la linea è stata completamente ribaltata rispetto al soggetto politico che avevamo costruito e con la quale abbiamo costituito la coalizione “Italia Bene Comune” che ci ha portati in Parlamento. La “non vittoria” di Bersani e la nascita del governo di larghe intese di Letta ha portato Sel all’opposizione, ma quella collocazione non doveva comportare il ribaltamento di una cultura politica faticosamente costruita attraverso un percorso duro che aveva anche causato laceranti separazioni. La chiusura totale alla disponibilità a leggere in modo diverso quanto è avvenuto in questi mesi nel panorama politico italiano, lo svolgimento di un congresso le cui tesi sono state rovesciate nelle sue conclusioni, l’adesione alla lista Tsipras basata su una piattaforma profondamente distante dal percorso di questi anni, ci avevano già fatto temere che la via intrapresa fosse irreversibile. Cosa che si è confermata drammaticamente in occasione della votazione del decreto Irpef, sia nel merito perché riteniamo che le motivazioni addotte per giustificare un voto contrario appartengono a una visione politica e economica molto distante dalla nostra, sia perché l’aver “criminalizzato” la scelta della maggioranza dei deputati di votare a favore ha reso evidente che non esistevano margini per agire le nostre idee. Del resto, penso sinceramente che Sel abbia bisogno di uscire dal guado della mediazione infinita tra posizioni profondamente alternative e spero che la nostra fuoriuscita possa aiutare in tal senso. L’approdo al Pd è un’altra questione, che vedrà un percorso di approfondimento e che si lega alla nostra idea di sempre, quella che si debba dar vita ad un grande partito del socialismo europeo. Ma non è oggi all’ordine del giorno.

Per Fabio Mussi è “un errore politico, una mossa priva di senso”. Come commenta tale affermazione?

La commento esprimendo il mio profondo dispiacere nei confronti di una persona, Fabio Mussi, cui ho fatto riferimento per tantissimi anni, al punto da uscire dai Ds (che abbandonavano allora il Pse per dar vita con La Margherita al Pd) per provare a tenere viva l’idea di una sinistra di governo legata alla dimensione europea. Al congresso di Sel (ma solo nell’appuntamento nazionale, perché le tesi approvate dai territori dicevano tutt’altro) ho scoperto che il giudizio di Mussi sul Pse e su Martin Schulz coincideva con quella di molti esponenti che in passato avevamo contrastato insieme. Mussi è liberissimo di seguire il suo percorso, ma è chiaro che la mia di valutazione è esattamente opposta, e cioè che il grave errore politico lo stia commettendo lui.

Chi lascia Sel crede che rimanere distanti dal Pd, partito che ha al momento maggior consenso politico e popolare, rischia di condannare Sel al “minoritarismo” e di compromettere alleanze future. Pensa che sia così?

No, il punto non è la forza elettorale del Pd, che pure richiederebbe almeno una seria riflessione. Sel è condannata al minoritarismo, temo, a causa della cultura politica che ormai si è saldamente diffusa al suo interno. Le tesi politiche su cui poggia la direzione di marcia di Sel oggi sono quelle dettate da una nuova ideologia che si è formata fuori da Sel, che ha punti di contatto con parti del M5S e che vede nel Partito Democratico e nel Pse degli avversari né più né meno del centrodestra e del Ppe, perché considerati affini e uniti da larghe intese tecnocratiche. Per quanto riguarda le alleanze, l’appello a Sel alla coerenza da parte di Barbara Spinelli è esemplare. Per quanto tempo Sel potrà stare nella profonda contraddizione di governare regioni e città insieme con coloro che dice di considerare avversari e alternativi nei livelli di governo nazionale e europeo? Anche la presunta divisione tra un “Pd buono” e un “Pd cattivo” mi pare sia una caricatura senza sbocchi, dato che è unanimemente riconosciuto che il Pd, nei territori, è spesso e da tempo attraversato da tendenze e problemi che cominciano ad essere finalmente superate a livello nazionale. Quindi, casomai, il problema è esattamente il contrario.

Ieri Vendola si è presentato dimissionario alla direzione del partito, dimissione che è stata poi respinta. Come giudica tale gesto? 

Penso che quel gesto non abbia ragione di essere, oggi e in queste condizioni. Per quanto Sel sia sorta per volontà di molti, non c’è dubbio alcuno che sia stata sempre percepita come il partito di Vendola. Occorreva un percorso diverso per arrivare a superare questa condizione, che a onor del vero Nichi ha sempre considerato, a ragione, come un forte limite. Non so se sia possibile farlo ora, ma a me pare che il percorso intrapreso con l’adesione alla lista Tsipras abbia in sé la volontà di andare oltre Vendola andando oltre Sel, e in un modo che tratta con troppa ingenerosità quello che hanno rappresentato Nichi e la sua esperienza di governo in Puglia. Di sicuro, abbiamo commesso tutti grandi errori, a cominciare da un gruppo dirigente che si è sempre “coperto” con la figura di Nichi per non mettersi in discussione e evitare di allargare i luoghi decisionali. Ma anche la volontà di tenere salda un’antica forma partito, cui eravamo tutti abituati e affezionati, ha soffocato molta parte del potenziale di Vendola che forse per primo, prima ancora di Matteo Renzi, aveva intuito la necessità di nuove forme della rappresentanza e di una nuova modalità di dialogo con le nuove generazioni. Io trovo le ultime scelte di Nichi in profonda contraddizione con il suo essere e spero ancora di poterci ritrovare insieme. Di sicuro, è soprattutto grazie a lui se una cultura politica di sinistra ma libertaria è potuta sopravvivere in questi anni difficili.

Come vede il futuro di Sel?

In una direzione molto diversa rispetto alle ragioni della sua fondazione. Altrimenti non avrei mai fatto la scelta di lasciare il partito a cui ho dedicato anni di vita, nella sua costruzione e nella tenuta sui territori, giorno dopo giorno. Mi pare che nessuno capisca fino in fondo quanto sia doloroso prendere atto di dover praticamente ricominciare da capo. Le accuse di una presunta scelta di convenienza sono surreali. Ma i partiti non possono essere considerati delle famiglie, è normale che il sistema politico si scomponga e ricomponga, soprattutto in una fase come questa di “avvento” delle nuove generazioni. Non bisogna averne paura. 

C’è bisogno di Sinistra e Libertà nel Pd di Renzi?

Di sinistra e di libertà c’è bisogno ovunque. Battute a parte, credo che il tema sia quello di costruire un contenitore che sappia interpretare bisogni e richieste delle nuove generazioni, che hanno modalità di interpretare il mondo molto diverse da quelle a cui la politica si era abituata. E’ ridicolo che la nostra scelta venga additata come manovra di palazzo, per lo più da coloro che nel palazzo ci hanno praticamente vissuto fino a ieri, ma è sicuramente vero che l’appartenenza generazionale ha influito molto sulla capacità di andare oltre gli schemi consolidati. Ci siamo conosciuti e riconosciuti, come appartenenti a un unico popolo. La forte contrapposizione col M5S ha reso più facile questo riconoscimento di campo. E considero questo un bene. Sono convinta che stia succedendo la stessa cosa tra i nostri nuovi amministratori e laddove si creano occasioni, come nelle campagne elettorali, questa comunanza emerge anche tra gli attivisti. Ma gli ostacoli possono essere superati solo mettendo in campo un nuovo progetto, unitario e capace di andare oltre le forme di partecipazione e organizzazione fin qui conosciute. 

PUBBLICHIAMO LA LETTERA DELLE DIMISSIONI DI LUIGI LACQUANITI

Al Presidente nazionale di Sinistra Ecologia Libertà Nichi Vendola

Al Coordinatore nazionale Nicola Fratoianni

Al Gruppo parlamentare di Sinistra Ecologia Libertà

Alla Coordinatrice regionale Chiara Cremonesi

Al Coordinatore provinciale Simone Zuin

Alle Compagne e ai Compagni della Federazione bresciana di SEL

Care compagne e cari compagni, 

con enorme dolore vi comunico queste righe che non avrei mai pensato di dover scrivere. La tristezza degli addii è un dolore compiuto e aggressivo, che avverto in questo momento e che solo il trascorrere del tempo potrà sanare.

Le scelte che il nostro Partito ha compiuto in questi mesi non mi consentono di rimanere in questa casa comune, che anch’io avevo contribuito a fondare e costruire: Sinistra Ecologia Libertà. Mentre scrivo, mi passano davanti agli occhi le immagini dei tanti giorni belli – i Congressi, le assemblee, i comizi, le feste – la gioia di quelle giornate lontane, che non sono riuscito più a ritrovare nel nostro ultimo Congresso di Riccione, nel modo in cui è stato celebrato, nelle scelte che ha assunto e che hanno sancito il cambio radicale di una linea politica che avevo ritenuto fosse iscritta nel patrimonio genetico di SEL, evidentemente sbagliando: l’appartenenza al Centrosinistra, che è stata la strada giusta che ci permette oggi di governare se non il Paese, almeno tanti e importanti Comuni; quella nostra forza irresistibile che ci ha permesso di contaminare il Centrosinistra con i nostri valori libertari e le idee ambientaliste.

E tuttavia dopo quel Congresso, con grande disagio e con uno sforzo interiore quotidiano, ancora e poi ancora avevo deciso di proseguire questa storia, senza intenderne bene l’esito finale, ma con l’ostinazione di tutte le storie d’amore in crisi.

Si moltiplicano in queste ultime ore i documenti ultimi e gli appelli estremi tesi a porre di nuovo la nostra forza politica come ancorata al Centrosinistra, come forza che guarda di nuovo al PSE. E tuttavia giungono davvero fuori tempo massimo, dopo che per mesi si è detto e praticato il contrario, dopo un Congresso che ha sancito il contrario, in modo plateale e finanche nella spaccatura evidente del voto finale dei delegati. Ben altro occorrerebbe oggi per sancire un nuovo cambio di linea, il ritorno a quel Partito che era nato con il Congresso di Firenze. E purtroppo non c’è all’orizzonte nessun Congresso straordinario.

E poi ci sono le vicende di questi ultimi giorni, le accuse ingenerose rivolte dal Presidente del Partito al Gruppo parlamentare di cui faccio parte, di voler sequestrare le scelte politiche del Partito, che non mi permettono di attendere oltre e di proseguire ulteriormente questo cammino.

Lascio dunque Sinistra Ecologia Libertà e il suo Gruppo parlamentare.

Mi è stato detto che la presentazione di questa scelta all’Assemblea federale del mio Partito a Brescia, non sarebbe stata accompagnata dalla necessaria serenità, sarebbe stata causa di scontri ulteriori, e pertanto ho preferito incontrare i compagni con altra modalità. Ho incontrato, sto incontrando, incontrerò in queste ore tante compagne e compagni per spiegare questa mia scelta, che è segnata da grande solitudine ed enorme sofferenza. Vorrei che questa sofferenza fosse rispettata da tutti.

Alcuni compagni condividono le mie riflessioni. Ma io rispetto anche quanti non la condividono. Attendo però uguale rispetto.

Ci sarà tempo per discutere, più avanti, con maggiore serenità, in un’assemblea pubblica che assieme ad altri deputati terremo pure a Brescia.

Sono grato a chi mi ha permesso d’incontrarvi e vi ringrazio, uno a uno, anche quanti in questi anni hanno mantenuto un atteggiamento ostile nei miei confronti. Vi ringrazio uno a uno per tutti questi anni in cui abbiamo camminato assieme e che mi porterò dentro come esperienze che mi hanno permesso di crescere. Da tutti penso di aver imparato qualcosa.

In tutta la mia storia politica ho sempre cercato nella fatica dei giorni, di perseguire ostinatamente, con le mie scelte, non astratte ideologie di cui non sono figlio, ma il bene pragmatico della Persona e della Comunità, non avendo altro obiettivo che questo. La grande tristezza di queste righe è solo alleviata dalla consapevolezza che il mio impegno per la Persona e per la Comunità non termina qui, nella convinzione che «la politica è la più alta forma di amore».

Roma, 26 giugno 2014

 

Luigi Lacquaniti

 

 

 

 

 

 

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