Yara. Il genetista della famiglia, la scienza inchioda Bossetti

BERGAMO – «La scienza inchioda Bossetti, e per me ha avuto un complice». Questp è quanto afferma Giorgio Portera, ex ufficiale dei Ris di Parma ed ora genetista nominato dalla famiglia Gambirasio per seguire le indagini sull’omicidio della propria figlia. Yara, la tredicenne di Brembate Sopra scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata cadavere tre mesi dopo in un campo di Chignolo d’Isola, morta di stenti.

Per il delitto il lavoro degli inquirenti è stato lungo e complesso, fino ad arrivare al fermo di Massimo Giuseppe Bossetti, in carcere dallo scorso 16 giugno con l’accusa di essere il killer della ragazzina, dopo che le tracce del suo Dna sono state trovate sui leggins e sugli slip. In questi giorni l’indagine si sta concentrando sul carpentiere di Mapello, alla ricerca di indizi che confermino l’accusa. 

Martedì a Parma si sono svolti i rilevi sull’auto e sul furgone del 44enne, alla presenza dei due legali nominati dalla difesa, Sarah Gino, che fa parte del laboratorio di Scienze criminalistiche del dipartimento di Anatomia dell’Università di Torino. Oltre che allo stesso Giorgio Portera: «È ancora presto per trarre conclusioni sui rilievi effettuati – spiega il genetista – nei prossimi giorni saranno analizzati con precisione i vari reperti».

Chiara invece l’opinione di Portera sulla possibile colpevolezza di Massimo Giuseppe Bossetti: «Non intendo sbilanciarmi, dico solo che in questo momento è la scienza che parla. Il Dna sul cadavere di Yara è acclarato che appartenga a lui». Il genetista non esclude poi la possibilità di un possibile complice: «Non ci sono parametri per escluderlo o confermarlo. Ma la mia idea è che Bossetti possa non aver agito da solo quella drammatica sera». 

Condividi sui social

Articoli correlati