Leopolda, le tre parole chiave di Renzi, come le tre i di Berlusconi

Il, posto fisso non esiste più

ROMA – Se Berlusconi giovava con le famose tre “i”, oggi Renzi ha parlato dal palco della Leopolda di 3 parole chiavi, ovvero “dignità, orgoglio e futuro”. Sì, non stiamo scherzando ha detto proprio “dignità, orgoglio e futuro”, a 24 ore dalla manifestazione di Roma che ha portato in piazza oltre un milione di persone per lo stesso identico motivo, soltanto che Renzi non c’era. Ma non è tutto: “Noi siamo qui per dirci tante cose affettuose e piene di entusiasmo, – ha detto in conclusione il premier nel suo intervento finale alla Leopolda – di caricarci a molla quando sentiamo i nostri e siamo qui per indignarci quando leggiamo rappresentazioni di noi banali e prive di rapporto con la realtà”. 

E poi: “Non stiamo al governo per stare al governo. Questa è la Leopolda, il luogo è lo stesso ma noi siamo al governo, io, noi, e se siamo al governo non è per occupare una sedia o scaldare il posto o per mantenerci al governo o consolidare noi stessi, ci tocca cambiare il paese, perché quella bicicletta ce la siamo andati a prendere, ora è arrivato il momento di prenderci terribilmente sul serio”.  E ancora:  “Sento la responsabilità non personale ma come popolo di restituire dignità e orgoglio e capacità di guardare al futuro”. E alla Cgil e sulla manifestazione di Roma risponde: “A chi va in piazza a manifestare dico, con il rispetto che si deve, che questa storia qui in Europa la porta avanti solo l’Italia, l’idea di cambiare il modo di percepire l’Europa, è del Pd”. 

“Immagino – aggiunge – che la protesta di questi giorni sia sull’articolo 18, non credo sia sugli altri capitoli del Jobs act. Noi dobbiamo trovare il modo che ci sia il contratto di lavoro a tempo indeterminato, ma il posto fisso non c’è più e non c’è più perchè il mondo è cambiato. Siccome è cambiato tutto, e il modello fordista della fabbrica non esiste più, e la ‘monogamia aziendale è in crisi in tutto il mondo, cosa fa un partito di sinistra? Fa un dibattito ideologico sulla coperta di Linus o crea le condizioni perché una persona abbia lo Stato vicino quando perde il posto di lavoro? Chi prende in carico chi perde il posto di lavoro?”.

E infine: “Rimanere aggrappati all’art 18 votato nel 1970 è come pensare di mettere un gettone dentro l’iPhone o un rullino dentro una macchina fotografica digitale”. Inutile dire che l’affondo di Renzi non fa altro che inasprire ulteriormente i rapporti interni al PD, tra una maggioranza autoreferenziale e una minoranza che tenta di mantenere un contatto con la realtà. Infatti, non è possibile – come in molti hanno sostenuto – , che il premier non abbia ascoltato le ragioni della piazza, le ragioni di tutte quelle persone che vivono dei drammi sulla loro pelle. Non è un dibattito ideologico, bensì basato sulla pratica quotidiana di chi le esperienze le vive.

Non è probabilmente il caso di questo governo che pensa che l’eliminazione dei diritti sia anche la chiave per creare nuovi posti di lavoro “low cost”. Come ha detto il segretario generale Fiom Cgil Firenze Daniele Calosi, “non è rendendo più facili i licenziamenti che si consentirà di creare lavoro, c’è la mancanza totale di investimenti. Spesso la classe imprenditoriale di questo paese ha nascosto tutto, trasformato in rendita finanziaria economica gli utili che aveva avuto prima della crisi. Oggi ci troviamo di fronte a un paese che è fermo per mancanza di politica industriale, di investimenti pubblici. Bene ha fatto il governo Renzi a sfondare il tetto di stabilità di undici miliardi di euro, è una cosa coraggiosa ha concluso il segretario della Fiom Cgil Firenze – Vorremmo che quegli undici miliardi di euro fossero redistribuiti in maniera diversa, verso le imprese ma anche verso i lavoratori”.

Il concetto lo ha ribadito anche il governatore della Toscana: “Il Pd e il governo devono tenere conto della manifestazione di Roma e riaprire il dialogo con la Cgil e gli altri sindacati. Quella piazza enorme chiede rispetto, diritti, dignità e lavoro. Nessuno a sinistra può ignorarla. Certo se si parte dalle affermazioni del finanziere Davide Serra, che se la prende con il diritto di sciopero e per il quale il Pd non è di sinistra nè di destra, si andrà poco lontano. Per fortuna – ha aggiunto Rossi – la Leopolda non è solo questo ma anche un manager come Andrea Guerra che invita certi industriali a fare autocritica e a investire di più nelle aziende”.

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